M5S, Di Maio rischia lo strappo dei frondisti sui nuovi capigruppo

M5S, Di Maio rischia lo strappo dei frondisti sui nuovi capigruppo
di Mario Ajello
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Martedì 8 Ottobre 2019, 09:17 - Ultimo aggiornamento: 09:48


ROMA «Occhio a Toninelli, alla Lezzi e alla Grillo», dicono tra Camera e Senato nei 5 stelle. I capi della rivolta interna al movimento sono loro, i tre ex ministri lasciati a spasso da Di Maio. Se Toninelli non verrà risarcito del posto al governo non riconfermatogli diventando capogruppo al Senato (da oggi si vota), i venti di fronda e di scissione avranno anche lui in prima fila. E Danilo, lombardo della provincia di Cremona con buoni rapporti con i leghisti della sua regione, anche se Salvini lo prende sempre in giro, potrebbe riservare sorprese. «Speriamo che vada tutto bene, sia nell'elezione del capogruppo al Senato sia in quella alla Camera», questo il mood in M5S, «sennò la festa del movimento a Napoli il prossimo weekend, edizione annuale ma anche occasione per celebrare il decennale della fondazione, potrebbe essere rovinata da clamorose assenze polemiche».

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FESTA OPPURE NO
Ma festa o non festa, c'è che la non elezione di Toninelli - si dice che Di Maio preferisca il rivale, Gianluca Perilli, gran mediatore assai stimato da tutti - farebbe esplodere la polveriera dei malcontenti e addenserebbe una corrente, una fronda o una scissione. Con dentro la Grillo e la Lezzi, il senatore Giarrusso che non ne può più di Di Maio e di Casaleggio, i calabresi di Morra che hanno già detto mai e poi mai al patto con il Pd nelle regionali di casa loro e via così. In un concentrato di tutti i malpancisti, spesso assai diversi tra di loro, vogliosi di battere un colpo vero. Questo nucleo di grillini-antidimaisti può contare nei territori su varie sponde. Quella dei rivoltosi della Carta di Firenze (che vogliono azzerare tutto nel movimento), quella degli ammutinati che si sono riuniti a Bologna, e pezzi di M5S umbri (il senatore Lucidi è un altro in lizza per fare il capogruppo, e ha messo nella sua squadra Virginia La Mura che ha già un piede fuori perché deferita ai probiviri) che ancora protestano contro il patto con il Pd nelle elezioni regionali del 27 ottobre. E se vince Salvini, daranno fuoco alle polveri.
Tra domani e dopodomani l'elezione dei capigruppo è dunque un passaggio delicato. E che già è diventato uno scontro tra correnti. Un contarsi, uno schierarsi, un voler prevalere dentro il movimento e chi avrà la peggio in questo passaggio non si limiterà a leccarsi le ferite. Perilli in Senato oltre ad avere, così dicono le indiscrezioni ma chissà il favore di Di Maio, di cui è diventato un fedelissimo, ha anche molta stima diffusa sia come vice-presidente della commissione Affari Costituzionali (è avvocato) sia come vice-presidente del gruppo quando lo dirigeva Patuanelli (altro suo sponsor). Toninulla rischia perciò di restare senza niente. E «la sua, come quella di altri, è già adesso la rabbia dei trombati», dicono nel movimento, «e qui c'era da Vietnam». Nella squadra di Toninelli aspirante capogruppo c'è come vice Stefano Licheri, stimato avvocato sassarese, ex collaboratore del procuratore della Figc Stefano Palazzi al tempo di Calciopoli, e a sua volta considerato piuttosto inquieto nei confronti dell'andazzo in M5S. E lui ai leghisti piace non poco.

IL DUE A ZERO
La doppia partita dei capigruppo se dovesse finire due a zero - ossia Perilli al Senato e alla Camera un'altra dimaiana: Anna Macina - scatenerebbe l'inferno degli altri. E va bene che tutti dicono che «per ora la scissione non c'è» ma nessuno dice che la scissione non ci sarà. E ogni occasione è buona, dentro i 5 stelle, per confermare a loro stessi e agli altri quanto la convivenza delle aspirazioni e degli indirizzi sia sempre più complicata. Contro la Macina, ortodossa di Luigi, compete un ex ortodosso di Di Maio, Francesco Silvestri. Nella cui squadra come vice c'è Riccardo Ricciardi, un pasdaran campano, un po' vicino a Fico e un po' stile Saviano (giustizialista). Insomma, oggi per l'approvazione del taglio del numero dei parlamentari grande festa in casa M5S, ma la casa sta bruciando.

 

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