Conte, governo in bilico: altri M5S verso l’addio, pronti a passare al centrodestra

Conte, governo in bilico: altri M5S verso l’addio, pronti a passare al centrodestra
di Simone Canettieri
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Giovedì 25 Giugno 2020, 00:19 - Ultimo aggiornamento: 12:23

«Eh, chi lo sa...». Risponde sibillino Roberto Castelli, stratega della Lega e regista degli ultimi scherzetti al governo, alla domanda che si fanno tutti: arriveranno nuovi grillini e dunque ci sarà la spallata all’esecutivo magari dopo le regionali di settembre? Nei corridoi di Palazzo Madama, con l’approdo al Carroccio dell’ex grillina Alessandra Riccardi, sono già partite le scommesse. E in molti, tra i 5 Stelle, indicano due nomi precisi, prossimi al grande salto. Che rischia di mettere in crisi, ancora di più, il pallottoliere dei giallorossi. Le indiscrezioni si concentrano su due senatrici grilline: Marinella Pacifico da Latina e Tiziana Drago da Catania. La prima rischia di essere espulsa: secondo i vertici grillini è indietro «da troppi mesi» con le restituzioni e dunque la decisione dei probiviri, attesa per i primi di luglio, potrebbe anticipare qualsiasi scelta della diretta interessata. E non sarebbe l’unica morosa nella lista nera. Nel suo (ex?) gruppo la danno già con un piede fuori. Discorso diverso per la Drago che da sempre ha mostrato una certa sensibilità verso il centrodestra, tanto che nel marzo del 2019 partecipò - senza autorizzazione - al congresso mondiale delle famiglie a Verona. Un appuntamento turbo-sovranista - con Giorgia Meloni e Matteo Salvini sul palco - che creò non poche turbolenze all’interno dell’allora governo grillo-leghista.

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IL PRESSING
Le due senatrici sono corteggiatissime da tutti i gruppi di opposizione. E, dicono i grillini, sono pronte a staccarsi. Basterà attendere la prima occasione utile. Così facendo gli equilibri si sposterebbero a 160 senatori per la maggioranza contro i 159 dell’opposizione. «Non credo che il governo possa cadere per una dinamica parlamentare, ci sono semmai altri scenari da capire dopo le regionali», dice Bruno Astorre, segretario del Pd Lazio e uomo di stretta osservanza franceschiniana a Palazzo Madama. Di sicuro però il tormentone “reggiamo al Senato?” è partito. E un messaggio di forte preoccupazione è stato recapitato a Palazzo Chigi dai vertici del Nazareno. Una serie di ragionamenti sulla tenuta precaria della maggioranza, soprattutto alla luce degli appuntamenti all’orizzonte. Primo fra tutti: il Mes. Contro cui Alessandro Di Battista è tornato a tuonare anche ieri dalle colonne de Il Fatto. I timori dei parlamentari dem sono stati portati al tavolo del presidente del Consiglio, attraverso il suo capo di gabinetto Alessandro Goracci. Uno scenario che tiene bene a mente anche Federico D’Incà, ministro grillino per i rapporti con il Parlamento, avvistato ieri in Senato per la capigruppo convocata per decidere i prossimi appuntamenti dell’Aula. La settimana entrante - come da prassi, ma anche per far raffreddare gli animi - si riuniranno solo le commissioni. Si è anche deciso - ma manca ancora la data - che il voto sulla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini per il caso Open Arms ci sarà «dopo la manifestazione del centrodestra convocata per il 4 luglio», raccontano i grillini che siedono nella giunta delle autorizzazioni. Dove per la cronaca è stata respinta la richiesta di processo nei confronti dell’ex ministro dell’Interno. Ma in aula sarà tutto un altro film. La tensione è palpabile, in generale. E alle fine in molti nella maggioranza sono pronti a evocare - come sempre - l’intervento dei responsabili, una pattuglia di centristi-forzisti che potrebbe subentrare per «stabilizzare il quadro». D’altronde, raccontano dal Pd, già adesso ricorriamo spesso ai senatori azzurri se serve una mano per il numero legale. Ma cosa pensa di fare Conte? Ufficialmente la linea del premier è la seguente: «Non entro nelle dinamiche dei partiti». Un modo per rimanere super partes, ma anche per avere le mani libere qualora servisse il soccorso dei responsabili. Una situazione che si trascina stancamente anche perché in questo momento Pd e M5S sono alle prese con malesseri interni. Soprattutto tra i grillini divisi in mille fazioni, armate fino ai denti. E c’è anche chi, come il senatore M5S Gabriele Lanzi, lancia Dibba per le suppletive in Sardegna del prossimo autunno. In ballo, il seggio lasciato vuoto dopo la scomparsa di Vittoria Bogo Deledda. 

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