M5S rompe con Rousseau: voterà su altre piattaforme. E Conte sente Berlusconi `

M5S rompe con Rousseau: voterà su altre piattaforme. E Conte sente Berlusconi `
di Emilio Pucci
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Venerdì 9 Aprile 2021, 07:33 - Ultimo aggiornamento: 09:12

Rivolgersi non ad una ma a diverse piattaforme e-voting. Ne sono sorte diverse anche durante il periodo della pandemia, non è necessario affidarsi ad un'unica associazione. Ci sarà un server che gestirà i dati ed un canale che permetterà l'accesso a chi verrà autorizzato per votare. E non su problematiche legate alla struttura ma sui temi da portare avanti. Un big M5S parla di un sistema di votazioni a chiamata ma di fatto è il piano alternativo a Rousseau. La rottura con Casaleggio è acclarata. «Siamo a un punto di non ritorno. Dopo 15 mesi è arrivato il messaggio del figlio di Gianroberto - il tempo di eliminare ambiguità, rinvii e mancate scelte». La data ultima indicata è quella del 22 aprile: «Qualora i rapporti pendenti non verranno definiti entro quel giorno saremo costretti a immaginare per Rousseau un percorso diverso, lontano da chi non rispetta gli accordi». Sabatini, socia dell'Associazione va oltre: «Conte non essendo iscritto non ha un ruolo per avanzare proposte. Tutte le decisioni degli iscritti devono essere prese sulla piattaforma».

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Sono solo 38 i parlamentari in regola con i rendiconti ma ormai il nodo del contendere non è più la cifra del contratto di servizio o degli arretrati spettanti ma proprio l'elenco degli iscritti.

Il sospetto dei big è che Casaleggio voglia utilizzare quei dati a proprio piacimento. Da qui il braccio di ferro che andrà avanti ancora per molto tempo. E prenderà le vie legali. «Non se ne esce più. Ha fatto il suo business plan non considerando nemmeno i fuoriusciti», sospirano dai vertici. Grillo aveva invitato i pentastellati a non sparare contro la piattaforma web di riferimento. «Non possiamo dice un membro M5s del governo accettare questi toni ricattatori».

Attendismo

E ora? I gruppi parlamentari non hanno apprezzato l'attendismo di Conte, quella che un deputato di prima fascia chiama «la politica del rinvio». Il timore è che voglia lavarsi le mani della partita sulle amministrative ma soprattutto che voglia rottamare l'attuale classe dirigente. Appoggiando il piano di Grillo, mettendosi di traverso alla revisione del vincolo dei due mandati. L'ex premier ha intenzione di accelerare. Nel fine settimana incontrerà i deputati e i senatori e poi ci sarà una kermesse per presentare il manifesto. Il passaggio importante è la nuova sede. Al centro di Roma, vicino ai palazzi istituzionali. La novità è che il nuovo capo politico sta incontrando riservatamente leader ed esponenti politici. E ha ricevuto diverse telefonate, tra queste quella di Berlusconi che avrebbe apprezzato la volontà di Conte di far maturare il Movimento in una formazione di centro. Intanto i vertici stanno studiando il modo per far sopravvivere M5s.

Era circolata l'ipotesi che i parlamentari versassero 3mila euro al mese ma si sta studiando di abbassare la quota a 2.500 forfettari. Perché molti deputati e senatori non sono disposti a rimpinguare le casse M5s di 160 mila euro ognuno da qui alla fine della legislatura. E i big che nel 2023 sarebbero a fine corsa stanno cominciando a pensare a progetti alternativi. Il piano A è quello di convincere Conte a svoltare sui due mandati ma sotto traccia è lo stesso ex premier nel mirino perché nel suo discorso d'esordio come capo ha spiegato di voler avvalersi d'ora in poi solo di persone competenti. «E' come se avesse detto che noi siamo una classe di serie B e lui il professore», si sfoga un pentastellato. In realtà tutti sono consapevoli che il giurista pugliese rappresenta l'unica prospettiva di rilancio. «Ma se non coinvolge quelli del secondo mandato azzarda un senatore ci sarà un'altra scissione e un altro partito». 

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