Nessuna porta chiusa, «non è una questione di bandierine» ma si tratta di evitare che ci siano «sacche di impunità», impossibile chiedere l’improcedibilità per alcuni reati, «c’è un’asticella oltre la quale non si può andare». Conte si presenterà tra lunedì e martedì al cospetto di Draghi con la posizione di chi punta ad un compromesso, ad una sintesi, rilancerà le idee illustrate dai pentastellati al ministro della Giustizia nelle scorse settimane. Ma con un paletto: così com’è la riforma del processo penale non si può votare. Proporrà soluzioni, come quella del modello tedesco che prevede sconti di pena, insisterà su criteri compensativi ma il ‘lodo Cartabia’ - tempi prefissati per il giudizio in secondo grado e in Cassazione – non si può applicare a tutti i processi. È questa la ‘linea Maginot’ dell’ex premier. Che a palazzo Chigi andrà a difendere il mandato che gli elettori hanno dato ad una forza politica che ha ottenuto 10 milioni di voti e che ora si trova di fronte ad un bivio.
M5S, il vero nodo
A breve inizieranno le votazioni sul nuovo statuto (in diversi paventano un rischio ‘flop’, considerato anche che gli attivisti sono chiamati a pronunciarsi nel pieno della stagione estiva), nei gruppi c’è chi guarda con scetticismo alla pace siglata tra Conte e Grillo («Il fondatore M5s non si farà mettere all’angolo, è evidente che lo sta mandando avanti per poi farlo bruciare», dice un ‘big’), già si discute dei futuri organigrammi ma il vero nodo è quello della giustizia.
La correzione
Ieri dopo la correzione arrivata dal dicastero di via Arenula che aveva inviato un testo difforme sul computo della prescrizione (e che ha fatto irritare ancor di più M5s) si è concluso un ciclo di audizioni. «La nuova prescrizione non accelera i processi», il parere del presidente dell’Anm Santalucia. «La soluzione della prescrizione ‘processuale’ non è un cataclisma», ha detto il presidente dell’Unione delle Camere penali Caiazza. Da martedì si comincia a ballare in Commissione. I componenti M5s presenteranno le proprie modifiche e non escludono di passare all’opposizione. «Ne usciremo a testa alta. Conte non si può permettere una sconfitta», la linea. Ma è alquanto difficile che verrebbe seguito da tutti, qualora la linea fosse quella della rottura. è vero che chi è per una strategia più morbida (posizione Grillo) accusa il governo di aver presentato gli emendamenti in Cdm e non in Commissione e di voler strozzare il dibattito, ma lo spettro del voto anticipato ripropone il rischio scissione e rappresentano un terrore per molti parlamentari. Che neanche Fico e Di Maio, promotori della mediazione tra Grillo e Conte potrebbero scongiurare.