M5s, i grillini sono allo sbando: «Non contiamo più nulla»

M5s, i grillini sono allo sbando: «Non contiamo più nulla»
di Emilio Pucci
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Mercoledì 30 Giugno 2021, 00:26

La giornata di martedì sera sulle chat si era conclusa con i commenti sulla partita Francia-Svizzera, quella di ieri tra il silenzio e gli auguri ai vari Pietro e Paola presenti nei gruppi, poi la “bomba”. «Per noi è finita», il “refrain” tra i parlamentari. Grillo in un colpo solo ha archiviato tutta l’era Conte, ha riportato le lancette del Movimento indietro nel tempo, distrutto il lavoro dell’avvocato del popolo ma soprattutto spaccato M5s come non mai. Spiazzati, sconcertati, impauriti, in una parola sola distrutti: deputati e senatori si interrogano sul da farsi, sul proprio destino, su come prendere posizione. Ma se fino a ieri era tutto un partito pro-Conte, ora la prospettiva di eleggere un direttorio potrebbe paradossalmente ridare fiato alle “anime” pentastellate, dicono i filo-Grillo che se la prendono con i “citofono boys”, come un big M5s definisce i vari Patuanelli, Taverna e Licheri accusati di non aver impedito il collasso anche dall’ex ministro Spadafora: «Cercasi mediatori di comprovata esperienza, no perditempo» scrive su Facebook. Insomma tutti quelli che si erano schierati con il giurista pugliese sono stati sconfitti da questo braccio di ferro, la tesi. «Hanno portato Conte a sbattere, Grillo non poteva fare certamente la fine di Bossi. Adesso anche il Pd - spiega un altro esponente di spicco M5s - dovrà fare i conti con noi, Conte era il garante degli accordi alle amministrative, bisognerà discutere tutto».

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UNA STRADA INCERTA
I parlamentari sono in subbuglio, ovviamente la porta in faccia all’ex premier è un fattore destabilizzante, porta i gruppi su una strada incerta «ma giusta o sbagliata che sia - osserva un altro big - Grillo ha interpretato la pancia del Movimento che non si consegna ad un “protettore” ma è un insieme di voci che si muovono secondo un principio di democrazia diretta».

Sono saltati i ponti costruiti da Di Maio e da tanti esponenti di governo. Grillo si sentiva braccato e ai suoi interlocutori ha riferito di essersi tolto un peso. Ha chiesto a Casaleggio un favore personale, nel nome dell’amicizia del padre, non è detto che ritornerà tutto uguale con l’associazione Rousseau, ha spiegato. L’Elevato sa che il figlio di Gianroberto non è più benvoluto, ha scommesso piuttosto sulla squadra pensando che, nel momento in cui ci sarà la votazione del nuovo comitato direttivo, Conte sarà solo un ricordo sbiadito. Ma i contiani non ci stanno. Attendono ora le mosse dell’avvocato di Volturara Appula che fino alle amministrative difficilmente si muoverà. 

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I SENATORI
In molti, soprattutto al Senato, sono pronti ad iscriversi al suo partito che arriverà a ridosso delle prossime Politiche. La parola scissione viene evocata continuamente, anche se non sarà facile arrivare allo strappo per chi tifa per l’ex premier. I contiani si aspettavano un passo indietro di Grillo, un suo disimpegno, poi fino all’ultimo hanno cercato di mediare. Crimi ancora ieri mattina cercava di “aggiustare” lo statuto. Nessuna pacificazione, ora si sceglie con chi stare. Da una parte l’ala ortodossa che potrebbe spingere a candidarsi i vari Toninelli, Giarrusso, dall’altra chi ritiene Grillo «il carnefice» del Movimento.
«Ha scritto anche alcune cose condivisibili ma - dice un senatore - così ci ha distrutto». Non è bastato il gioco di “responsabilizzare” il «padre-padrone» (definizione di Conte), né sono andate a buon fine le trattative di chi voleva due comandanti sulla nave, inutili le pressioni dei mediatori. Alla fine, oltre alla visione politica diversa, ha pesato pure la questione personale. «Grillo - spiega un parlamentare che ha seguito passo passo la partita - ha perso subito la fiducia in Conte, lo reputa freddo come una lastra di ghiaccio». Il gelo calato tra i due rischia ora di far esplodere il Movimento. Occorrerà far sedimentare gli animi, ma la riunione convocata per questa sera alla Camera potrebbe trasformarsi in un big bang. C’è chi ha pronte le valigie per rifugiarsi nel Misto (soprattutto se dovesse tornare l’epoca Rousseau con tutta la “querelle” sulle rendicontazioni), qualcuno ha già bussato alla porta di altri partiti. Insomma M5S è una nebulosa. 

Ma ieri tra i parlamentari si è alzato anche il grido di chi ancora punta le proprie fiches sul fondatore. «Conte pensava di risolvere tutto con il caminetto dei fedelissimi», dice un deputato. È uno scontro senza precedenti. Tra chi vorrebbe mandare il “vaffa” all’ex comico e chi, invece, non ne poteva più dei silenzi dell’ex presidente del Consiglio. E poi c’è il grosso interrogativo sul governo. L’addio al cashback e il no alla proroga dello stop ai licenziamenti per tutti è stato un doppio schiaffo per il Movimento. E la mancanza di un interlocutore alla Letta o alla Salvini per M5s ha pesato non poco nonostante l’impegno di Di Maio, secondo il giudizio dei pentastellati. «Da questa vicenda - il ragionamento di un membro M5s dell’esecutivo - ne usciamo con le ossa rotte, non contiamo più nulla». E nel dare il benservito a Conte, Grillo ha voluto ribadire la sua centralità. Proprio lui che ha favorito l’ascesa di Draghi e che ora si propone di incontrare il premier. 

IL NON STATUTO
Ora, al di là della reazione di Conte, il Movimento 5 stelle si ritrova a rimettere insieme i cocci, a doversi ristrutturare sul territorio e il non statuto in questa fase non viene considerato sufficiente. Problemi che l’Elevato ha messo in conto ma che conta di risolvere tornando a Roma. Se ci riuscirà è un altro discorso. 
 

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