M5S, il conclave segreto e la metamorfosi "neo-Dc" del movimento

M5S, il conclave segreto e la metamorfosi "neo-Dc" del movimento
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Martedì 29 Settembre 2020, 13:11 - Ultimo aggiornamento: 13:13
Correnti e controcorrenti in M5S, congresso lungo (forse addirittura cinque mesi!), una segreteria politica con il suo bravo coordinatore (come accadeva alle Botteghe Oscure al tempo del Pci), un direttorio che somiglierà alle direzioni dei partitoni e partitini da Prima Repubblica, niente più Rousseau (inteso come piattaforma informatica, nuova agorà e luogo di selezione dei candidati al Parlamento), niente più Casaleggio: inteso come Davide ma ad essere stato ripudiato, a dispetto della retorica del “ritorno alle origini del movimento”, è il mito di Gianroberto, quello che i partiti tradizionali profondamente odiava. Ecco, dopo il conclave segreto di ieri sera in agriturismo, senza streaming né “pareti di vetro” trasparenti come doveva essere la neo-politica stellata, i grillini tornano all’antico ma non al loro antico movimentismo scapigliato e futurista ma all’antichità del partitismo tradizionale.

M5S, dallo streaming alla fuga in campagna con l’autoblu: il crepuscolo dei grillini

Il che magari non è male - “Dobbiamo strutturarci come un partito vero e proprio”, ha detto Di Maio ai colleghi di buen retiro bucolico - ma è una metamorfosi strana che contraddice tutta la storia iper-innovativa su cui si è basato il fenomeno grillino. Al momento del crepuscolo - dall’oltre 30 per cento dei voti alle Politiche sono passati al 10 delle Regionali - M5S vira in direzione delle vecchie certezze della paleso-politica: tra cui quelle del proporzionale.

Ovvero, siamo pochi ormai - è il ragionamento dei ministri stellati - conviene andare sul sistema proporzionale, così facciamo pesare comunque il nostro gruzzoletto in alleanza con il Pd alle prossime elezioni.
Che metamorfosi, appunto! Si sentono un po’ neo-Dc i grillini. Ma fuori tempo massimo e in versione bonsai: il suo 30 (e più) per cento lo scudo crociato lo seppe mantenete per 40 anni, mentre la dissoluzione stellata è cominciata molto presto e ora è conclamata. Inutile dire di tutte le altre differenze con la vera Dc che, solo per fare un esempio, era un partito popolare e non populista ed era radicato in tutta la penisola mentre M5S quel poco che è riuscita a salvare in fatto di voti è soltanto al Sud. 

 

I leader


La grande scoperta di cui i leader stellati si sono accorti, sulla base delle Regionali, nel vertice all’agriturismo è sono rimasti senza popolo. E quanto all’insediamento sul territorio, dopo le ormai lontane esperienze dei meet-up, il movimento non sa che farsene, anche perché cioè che rimane del grillismo social sembra tifare per il comandante Dibba, ormai nemico del partitismo stellato e del ministerialismo filo Pd. E così, verso la metà di ottobre, dovrebbero cominciare i congressuali Stati Generali, ma il rischio per M5S è che possano non finire più o magari non cominciare mai. E non sarà affatto facile trasformare la liquidità - di cui il grillismo è stato espressione e di cui si è sempre vantato in polemica con la rocciosità della politica “archeologica”- in un elemento solido. Così solido da reggere fino al 2023, quando si andrà a votare.
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