M5S, via altri due: rivolta sulle restituzioni. La maggioranza è sul filo

Frana M5S, la maggioranza sul filo Reddito record, la sorpresa Conte
di Emilio Pucci
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Sabato 4 Gennaio 2020, 07:46 - Ultimo aggiornamento: 13:20

M5S perde altri pezzi. Ieri l'addio dei deputati Angiola e Rospi che seguono l'ex ministro Fioramonti approdando nel gruppo Misto. Alla ripresa dei lavori parlamentari alla Camera usciranno altri otto e il rischio è che dopo l'Emilia possa esserci una vera e propria scissione: salgono a 19 i parlamentari che in questi mesi hanno abbandonato il Movimento. Pure al Senato dove si attende lo showdown di Paragone cacciato due giorni fa. Strappi continui, un po' alla volta con l'obiettivo di mettere in discussione il sistema M5S e la leadership politica del Movimento.

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APPUNTAMENTO L'8
Ma il vero scontro ci sarà l'8 gennaio. Prima l'assemblea separata dei gruppi, poi una congiunta. Due i temi all'ordine del giorno: la nascita di una microcommissione per studiare possibile modifiche allo statuto e la questione che potrebbe far esplodere tutto, quella delle rendicontazioni. Sul tavolo potrebbe arrivare una proposta di mediazione, ovvero l'apertura ad un regime forfettario, con la possibilità di trovare un compromesso per i futuri versamenti, con una cifra che qualcuno ipotizza possa aggirare intorno ai 2.500 euro. Il problema principale che assilla la maggior parte dei parlamentari è questo.

La pancia del Movimento, quella silenziosa, è in subbuglio. I casi più eclatanti di morosità sono una quarantina, anche se qualcuno in questi giorni sta cercando di rientrare, inviando perlomeno segnali di pace. Il resto fatica a mettersi in regola e lo sfogo di diversi deputati e senatori è sempre lo stesso: «Diamo tremila euro, altri 300 per Rousseau, soldi per gli eventi e doppiamo restituire pure quello che non spendiamo». Molti hanno difficoltà ad andare avanti. «Siamo costretti spiega una pentastellata ad appoggiarci alla famiglia. Cosa dobbiamo fare? Andare a rubare o presentare fatture false?». L'accusa ai vertici è che il conto nel quale affluiscono i soldi dei parlamentari non è trasparente, «nella scorsa legislatura il ragionamento alimentavamo un fondo per il microcredito, ora non si sa nulla».

Di Maio non intende tornare indietro: «Chi non restituisce è fuori». Gli inadempienti non verranno perdonati, «chi rema contro fa solo il nostro male». I fedelissimi tra gli altri i deputati Parentela, Gubitosa, Caso e le senatrici Pirro, Donno e Bottici hanno fatto partire gli attacchi ai traditori: «Ciao ciao a chi se ne va. Si dimetta chi non restituisce. Senza vittimismi o scenate da urlatori». La risposta di Angiola arriva in un attimo: «Da oggi stop ai versamenti. Mi impegno a destinare i fondi mancanti, pari a circa 13mila euro, ad iniziative culturali e benefiche sul territorio del collegio murgiano», dice denunciando «la scarsa collegialità e la scarsa attenzione ai singoli parlamentari» dimostrata finora. Rospi rincara la dose: «Lascio perché non è più tollerabile una gestione verticistica e oligarchica».

«Tutti questi addii erano già messi in conto taglia corto il pentastellato Carelli . Si tratta di persone che avevano chiesto incarichi». Il 10 gennaio Di Maio riunirà i facilitatori per preparare la nuova agenda M5S.
Il capo politico è intenzionato a recuperare alcuni dissidenti, li ha fatti contattare ma il suo obiettivo è tirare dritto, consapevole che dovrà essere il premier Conte ad assicurare i voti per stabilizzare la legislatura e che gli abbandoni di questi giorni faranno chiarezza. Paragone è «il passato», Di Battista «non pervenuto» e Fioramonti «il nulla cosmico». Ma e' proprio quella maggioranza silenziosa che potrebbe fare la differenza. L'agitazione sui rimborsi è massima, tale da far tremare big e peones: «Così non reggiamo più. Di questo passo la casa crolla».

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