Festa M5S a Napoli, Grillo in forse. E nasce la corrente dei 40

Festa M5S a Napoli, Grillo verso il forfait. E nasce la corrente dei 40
di Simone Canettieri
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Giovedì 10 Ottobre 2019, 10:49 - Ultimo aggiornamento: 11:16

«Beppe? Ci sarà. Credo, spero di sì», dice Giancarlo Cancelleri, viceministro alle Infrastrutture e fedelissimo di Luigi Di Maio. Proprio dalle parti del leader politico M5S invece sono molto più cauti sulla presenza del Garante sabato e domenica prossima a Napoli, festa per i 10 anni del M5S. E così trapela questo: «Beppe? È in forse».
Ora, essendo un uomo di spettacolo, un animale da palcoscenico purissimo, Giuseppe Piero Grillo da sempre si nutre di suspense: di solito funziona. Questa volta però non scherza: non ha deciso. Chi lo conosce spiega: «La vicenda giudiziaria del figlio, Ciro, lo ha toccato, ci sta che non voglia vedere nessuno. Di sicuro lo staff gli ha prenotato volo e camera in albergo. Vedremo, incrociamo le dita».

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Però, il possibile forfait del comico-leader diventerebbe un problema non da poco. Un caso. Anche perché non si tratterebbe dell'unica defezione importante. Per motivi personali non ci sarà Alessandro Di Battista, per motivi politici hanno già annunciato il no, grazie le ex ministre Giulia Grillo e Barbara Lezzi: «Cosa andiamo a fare? Ci manca l'entusiasmo». Per non parlare dell'iper critico, nei confronti dell'accordo con il Nazareno, il senatore Gianluigi Paragone: «Abbiamo fatto un governo col Pd, cosa posso raccontare io a Italia 5 Stelle?».

Per la prima volta, se si fa un giro in Transatlantico, sono in molti a dire: «Napoli? Ho un altro impegno, sto in famiglia, sto alla partita dell'Italia, tra poco ho le elezioni nel mio comune». E via così, giustificazione dopo giustificazione. Il vero super big rimarrebbe il presidente del Conte, con tutte le dietrologie del caso.

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LO SCONTRO
D'altronde l'aria che tira è quella delle grandi manovre o almeno dei grandi sospetti (non è il caso di Massimiliano De Toma, assente il giorno del voto sul taglia poltrone per motivi di salute). Giorgio Trizzino ieri sera alla fine ha dovuto annullare la cena dei 40: quaranta deputati, quasi tutti eletti nei collegi uninominali, che si autodefiniscono i competenti. Pezzi di società civile (avvocati, dottori, liberi professionisti) pescati nel 2018 e pronti a una battaglia interna al motto: cambiamo il M5S da dentro. Il non detto: una critica alla catena di comando voluta da Di Maio. Il quale però inizia a essere un po' stanco di questo stillicidio di accuse, di chi lo dipinge come un despota: «Sono d'accordo con tutti quelli che dicono internamente che le responsabilità del capo politico del movimento vanno condivise: io non vedo l'ora».

Di Maio a Napoli lancerà la riforma del Movimento, ma prima dovrà districarsi da una votazione interna che appare foriera di ulteriori veleni. Il primo turno per eleggere il nuovo capogruppo (successore di Francesco D'Uva) a Montecitorio è finito così: primo Francesco Silvestri con 67 voti, poi Raffaele Trano 61 e infine Anna Macina 33. Quest'ultima è considerata la più governista (vicina a Riccardo Fraccaro) del terzetto, mentre il secondo, Trano è il capofila degli innovatori e molto critici con l'attuale classe dirigente. Silvestri ha in squadra anche componenti dell'area Fico (Riccardo Ricciardi) ma è considerato un affidabile, fa parte di coloro che portarono avanti le trattative. In Senato Danilo Toninelli è arrivato secondo (25), superato da Gianluca Perilli (43), poi terzi e quarti Stefano Lucidi (15) e Marco Pellegrini. Senza un accordo si andrà a oltranza. Un motivo per scatenare rese dei conti a non finire. Urge una tregua che solo Grillo può portare.

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