M5S, la tregua con Grillo: Conte può cominciare la guerra sulla giustizia

M5S, la tregua con Grillo: Conte può cominciare la guerra sulla giustizia
di Mario Ajello e Emilio Pucci
4 Minuti di Lettura
Giovedì 15 Luglio 2021, 16:14 - Ultimo aggiornamento: 16 Luglio, 08:04

Beppe Grillo lo chiama, ironicamente, «Il Presidente». Giuseppe Conte lo ricambia chiamandolo: «Amico mio». E fingono, il Fondatore e il (forse) neo leader stellato di aver dimenticato tutto (le offese, le ingiurie, la vicendevole guerra) e di volersi bene anche se in politica nessuno ama nessuno. E comunque Grillo posta la foto di loro due sorridenti e solidali in attesa dell’ammazzacaffé dopo il pranzo a Marina di Bibbona vicino a casa del comico, presso il ristorante Il Bolognese da Sauro.

La tregua

L’immagine dovrebbe simboleggiare il Patto del Vermentino (hanno bevuto vino bianco toscano) ovvero la pace che in realtà è soltanto una tregua. Che potrebbe saltare sulla mina della legge Cartabia che Conte continua a voler smantellare e Grillo no perché è più draghiano di Draghi. E comunque il comico ha promesso all’avvocato: «Non interverrò più sul tema giustizia. Fai tu». E le nuove norme sulla prescrizione diventano da subito la prova del fuoco della leadership di Conte. Il quale ha detto ai suoi in commissione Giustizia di preparare la valanga di sub-emendamenti (il termine di presentazione scade martedì) per smontare la legge Cartabia. Un vero e proprio atto di guerra così congegnato: se non passano le nostre correzioni non votiamo la «controriforma restauratrice» che smonta la riforma Bonafede. Se così andrà - ma bisognerà superare il moderatismo di Di Maio, far rimangiare davvero a Grillo l’intervento dell’altra volta tutto filo-governo e convincere i ministri che non bisogna sempre dire di sì a SuperMario - le conseguenze nei rapporti tra M5S e il premier e tra loro e l’alleato Pd saranno esplosive.

Ma intanto Conte crede di poter andare avanti, finché glielo consentiranno, sulla linea dura. E così ragiona con i suoi: «Non possiamo cominciare il nuovo corso abbandonando uno dei nostri temi identitari, come la legge sulla prescrizione. Il nostro mondo non ci capirebbe». Dunque sarà Vietnam parlamentare.

I nodi

Quanto al qui e ora, tra Conte e Grillo davanti al vermentino l’accordo riguarda lo statuto: nelle prossime ore sarà pubblicato sul sito del movimento il nuovo statuto e poi sarà indetto il voto degli attivisti che si terrà entro 15 giorni sulla piattaforma SkyVoteCloud. Tutto bene dunque? Bah. Quel che è certo, e qui i due concordano su una cosa: «La grande battaglia sarà in difesa del reddito di cittadinanza. Su questo, i nostri nemici non passeranno mai».

Ma sono spaventati il Fondatore e il (forse) neo-leader perché non solo Renzi che addirittura vuole cominciare la raccolta delle firme per abrogare il reddito di cittadinanza ma anche molti dem, per non dire i berlusconiani e tanti consiglieri o amici di Draghi, sono intenzionatissimi a far saltare anche l’ultimo feticcio identitario M5S. - del grillismo. Per condurre una battaglia così ci vuole vera unità tra Beppe e Giuseppi e non è detto che ci sarà. Anche perché lo statuto che verrà votato non decide veramente chi comanda. Esempio: le candidature da statuto le sceglierà Conte ma ci metteranno tanta bocca i super-big. E ancora: l’ex premier ha mano libera nel decidere la linea e nello scegliersi i tre vicepresidenti (la donna forte sarà la Taverna più contiana che grillina o la Appendino che è metà e metà tendente Beppe ma poi potrebbe aggiungersi la Raggi nel caso che non andrà al ballottaggio per il Campidoglio) e il consiglio nazionale cioè la segreteria. Ma Grillo potrà nominare i probiviri e soprattutto il comitato di garanzia: ovvero se Conte non darà garanzie di condivisione della linea può essere sbattuto fuori. Ma il pranzo è andato bene. Il patto per ora regge e reggerà per un po’. Anche se la politica, come s’è visto in questo caso, è piena di rotture e di ricuciture che si possono rispaccare. Complice il sole e il vinello il pranzo ispira ottimismo: «Pieno sostegno al progetto di Conte. E ora pensiamo al 2025!», esulta Grillo. E Conte: «Grandi passi avanti, sta andando tutto bene. Sono contento che Beppe e io lavoreremo insieme». Tutti i big stellati, dai ministri in giù (Di Maio: «Mediando si raggiunge sempre la soluzione migliore»), sono euforici e commossi per «la pace ritrovata» tra i due Giuseppe. Ma la guerra sulla giustizia, nonostante i buoni propositi del momento, difficilmente non porterà altre guerre dentro il “patto al vermentino” tra Conte e Grillo e tra i neo garantisti alla Di Maio e i pasdaran alla Bonafede.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA