Ritorna in campo il Fondatore. Beppe Grillo con un post esordisce di nuovo come leader M5S e dà la linea dopo il disastro della cancellazione giudiziaria della presidenza di Giuseppe Conte. Scrive così Grillo: «La situazione è molto complicata, ma le sentenze si rispettano. Parlerò con Conte». E ancora il Fondatore: «Nel frattempo, invito tutti a rimanere in silenzio e a non assumere iniziative azzardate». Prende tempo Grillo. E a questo punto gli scenari che si aprono per i 5 stelle sono proprio cinque.
Conte, la sentenza a chi conviene?
Il primo: è quello già attivo, ovvero il ritorno - obtorto collo - di Beppe ad occuparsi della sua creatura e soprattutto a caricarsi un’altra volte sulle spalle le beghe legali del movimento e questa scenario numero uno da tempo dilatato significherà che la sua reggenza di fatto potrebbe durare a lungo.
Scenario numero due: Grillo insiste su Conte, lo fa votare non su Rousseau ma su SkyVote, come l’altra volta, quella ora azzerata dai giudici napoletani, e il popolo grillino in piena nemesi - ossia con una rivolta anti-giudici - ristabilisce via clic la leadership dell’avvocato detronizzato ma non arreso.
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Farà Beppe questo piacere a Giuseppi? Difficile, alla luce del post di oggi in cui davanti alla volontà di Conte di ristabilire subito la propria presidenza, con annesse vicepresidenze contianissime il Fondatore dice che «serve tempo» e allunga il brodo nel quale può cuocere e bollirsi l’ex premier. Scenario numero 2: Grillo sceglie e poi lo fa votare su Rousseau (altro dispiacere per Conte che detesta Casaleggio e vive terribilmente il ritorno in scena della piattaforma di Davide) un nuovo Direttorio come da vecchio statuto pre-contiano e a quel punto la leadership diventa allargata e tutti i big l’uno contro l’altro ci possono giocare dentro.
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Scenario numero tre: Conte molla, si ritira prima sull’Aventino e poi fa il suo partito post-M5S come i suoi consiglieri più fidati gli dicono di fare da tanto tempo invece di impelagarsi nell’impazzimento del movimento stellato. Scenario numero quattro: grazie al tempo concesso da Grillo - che ha sempre e solo considerato Di Maio un possibile leader e mai ha amato Conte: «Non ha visione politica né capacità manageriali» - il ministro degli Esteri organizza il suo esercito tra i parlamentari, molti dei quali sono già con lui, e gioca la partita in proprio o più probabilmente sceglie la carta Raggi per farla votare dal popolo web, innamoratissimo di Virginia, alla testa del Direttorio. Ovvero, la tenaglia Luigi-Virginia si prende il movimento con lei leader e lui regista e la benevolenza discreta di Grillo. Scenario numero 5: vince lo stallo tra i litiganti, Conte si avvia all’uscita e Crimi - l’eterno Rocco, quello che fu soprannominato «il gerarca minore» - fa da reggente chissà per quanto e chissà di che cosa, visto che la galassia grillina a quel punto non esisterà più se non come polvere di stelle.
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