M5S, Conte e Di Maio: dalla Rai alle imprese e il Vaticano, ecco chi sta con chi

Il leader grillino flirta con Meloni e Salvini mentre il ministro ha molti fan tra centristi e dem

M5S, Conte e Di Maio: dalla Rai alle imprese e il Vaticano, ecco chi sta con chi
di Mario Ajello
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Mercoledì 2 Febbraio 2022, 00:53 - Ultimo aggiornamento: 06:51

Ognuno dei due, Di Maio e Conte, ha la sua rete di relazioni e di potere, sia dentro sia fuori M5S. Il tandem tra Luigi e la Belloni è sotto gli occhi di tutti. Così come quello tra lui e la Raggi e lui e la Appendino, con cui ieri si sono sentiti e l’ex sindaca di Torino è quella che ha rifiutato di entrare al vertice di M5S con Conte. E se nella Chiesa l’ex premier Giuseppi (ah, che nostalgia il vecchio rapporto con Trump che coniò questa storpiatura del nome di battesimo dell’allora premier) ha potuto vantare ottimi rapporti, qualcuno lo ha ancora: per esempio con monsignor Bregantini e altri strenui sostenitori del Conte 2.

 


Il rivale Di Maio ha stabilito a sua volta una buona intesa con la diplomazia vaticana e con la Comunità di Sant’Egidio. Nella Rai, il ministro non ha nessuno in Cda (ma non è così nei tiggì), mentre Conte ha piazzato a Viale Mazzini il prof Alessandro Di Majo, anche se questo non è bastato a mantenere in quota 5 stelle la poltrona del Tg1 nella nuova lottizzazione. Il diplomatico Pietro Benassi, braccio destro e sinistro di Conte a Palazzo Chigi e attuale Rappresentante dell’Italia nella Ue, è la proiezione internazionale di Giuseppe. Ma Luigi, dato il proprio ruolo ministeriale, su questo terreno è assai più attrezzato. Mariangela Zappia, ambasciatrice a Washington, è un pezzo pregiato di questa rete. Così come Ettore Sequi, successore della Belloni come segretario generale alla Farnesina e dimaiano doc. Una figura di rilievo nelle strategie istituzionali di Di Maio è Paolo Glisenti, commissario dell’Italia per l’Expo Dubai. Così come Vito Cozzoli, presidente e ad di Sport e Salute. Nella casematte del sistema Italia, Di Maio è andato stabilendo notevoli legami. Per esempio quello con Barbara Beltrame, vice-presidente di Confindustria. Conte conserva però un ottimo rapporto con Gennaro Vecchione, che era a capo dei servizi segreti (Dis) con Conte a Palazzo Chigi, e con Domenico Arcuri, l’attuale ad di Invitalia già rimosso da Draghi come commissario per l’emergenza Covid.

Conte, che nel Pd è in forte caduta (non è più «il grandissimo punto di riferimento dei progressisti», come lo avevano definito) può vantare qualche legame con figure ormai marginali (gli altri, da Guerini a big del Nazareno e del governo considerano nei 5 stelle «affidabile» quasi il solo Di Maio), mentre gli resta l’ammirazione, a sinistra, di D’Alema: uniti nell’anti-draghismo. Giacomo Lasorella di Agcom è considerato vicino a Di Maio. Il ministro ha un buon rapporto con Marco Bellezza, ad di Infratel, per non dire dell’asse con Pasquale Tridico, numero 1 dell’Inps. Nei vertici istituzionali, ottimo il dialogo fra Luigi e Ugo Zampetti, segretario generale del Colle. 

Le sponde - Scendendo di livello: Grillo con chi sta? Con Conte nella vicenda Belloni ma di Conte pensa che «non ha visione politica né capacità manageriali». Conte però ha i vicepresidenti M5S con sé (la Taverna meno degli altri), ovviamente Casalino, i ministri Patuanelli e D’Incà, il presidente Brescia (commissione Affari costituzionali, dove si decide del proporzionale) ma i capigruppo Castellone e Crippa non sono annoverabili tra i contiani. La viceministra Castelli è dimaiana di ferro. Con Luigi anche la ministra Dadone, Spadafora e Di Nicola (pesi forti alla Camera e al Senato), il deputato Sergio Battelli che ci mette sempre la faccia, il questore D’Uva e via così. Quelle che Conte non ha sono le sponde negli altri partiti. A parte Salvini con cui ha bruciato la carta Belloni o Meloni con cui condivide la voglia di abbattere il governo Draghi e andare al voto. Per Di Maio i fiancheggiatori esterni abbondano: da Brunetta a Brugnaro (l’ex stellato Carelli fa da pontiere tra il dimaismo e il centrismo), da gran parte delle correnti Pd e del vertice lettiano alla Carfagna. Per non dire di Renzi che in questi giorni ha mandato tanti complimenti a Di Maio e su Conte usa due parole: «Un disastro».

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