Coronavirus, Zaia: «Sud contro Nord, riaprire dopo il 4/5». Lombardia, ira Fontana: «Siamo sotto attacco»

Coronavirus, Zaia: «Chiudere le regioni? È il Sud contro il Nord». Veneto, 243 nuovi positivi
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Domenica 19 Aprile 2020, 13:07 - Ultimo aggiornamento: 20 Aprile, 10:21

Coronavirus, calano i malati ma i dati del contagio disegnano sempre più un'Italia divisa, un paese dove il virus sembra dilagare in maniera difforme. Dati che per la fase 2 non sono di poco conto. E che potrebbero pesare anche sulle modalità della tanto attesa ripresa. Forse per questo il presidente della Lombardia Attilio Fontana la lanciato il timore di «un'Italia zoppa» se la fase 2 dell'emergenza coronavirus dovesse cominciare prima in alcune zone e poi in altre, privilegiando chi ha meno contagi. Va da sé che secondo questo principio la regione di gran lunga più colpita - ma anche la più ricca e produttiva - finirebbe per riaprire in un secondo momento rispetto ad altre.

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Zaia attacca regioni del Sud. Ad aprire le danze in una giornata convulsa è stato Zaia: «Se alcuni presidenti chiudono i confini regionali allora fanno loro l'autonomia, non è Nord contro Sud, è Sud contro Nord. Mettetevi nei panni - ha aggiunto Zaia - di un cittadino che sale in treno. Se si chiudono i confini regionali verranno tutti soppressi, il Frecciarossa sarà fermo, nessun tipo di trasporto verrà autorizzato, che proposta è? Se poi c'è qualcuno che vuole preservare un'area delicata, ad altissima popolosità o con persone a rischio, è comprensibile, ma se dicono che chiudono i confini regionali mi dicano come fare. E io non ho mai firmato ordinanze per chiudere. Dal 4 maggio solo riaperture».

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Zaia: serve un nuovo dpcm

«Se c'è un'anteprima della fase due si dovrà consolidare con un nuovo Dpcm, che autorizzi nuovi codici Ateco». Lo ha sottolineato il presidente del Veneto Luca Zaia. «Speravo - ha aggiunto - che ci fosse qualche segnale su questo limbo che ci separa dal 4 maggio, spero che arrivi prima, dopodiché credo che il 4 maggio sarà la deadline oltre la quale usciranno i provvedimenti per le riaperture».

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Zaia: sì all'obbligo mascherine. Per la fase due dell'emergenza Coronavirus «abbiamo richieste chiare, e abbiamo ricordato che è fondamentale pensare che già la mascherina è una condizione 'sine qua non'». Lo ha sottolineato il presidente del veneto Luca zaia, parlando ai giornalisti. «Quando vediamo - ha spiegato - che su 10 mila medici gli infettati pesano per l'1,3%, e non è un campione 'normalè, con distanza sociale zero, si capisce che la riapertura parte dalle mascherine. Sono provvedimenti affrontabili da qualsiasi impresa, ci sono imprese già aperte grazie ai codici Ateco e altre che sono in regola con le mascherine e chiedono - ha concluso - di essere oggetto della sperimentazione».

Il caso Lombardia. «A 5Stelle e Pd non basta l'abbuffata di poltrone in corso nelle aziende di Stato: ora pensano addirittura di commissariare la Regione. Giù le mani dalla Lombardia!». Lo dichiara il presidente dei senatori leghisti Massimiliano Romeo. «Avrei pensato che ci sarebbe stato un pò più di buon gusto, aspettare almeno fino alla fine della tempesta»: il presidente della Lombardia Attilio Fontana all'ANSA replica in questo modo alle richieste di commissariamento e alle polemiche politiche. «È in atto un attacco contro di noi» ha aggiunto tornando sulle critiche per quanto ha detto sulla delibera per mettere nelle rsa malati di Coronavirus nel Lazio, che ha ribadito, «parte dalla stessa ratio della nostra: isolare i pazienti Covid».

 

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I dati dell'epidemia in Veneto. Salgono a 15.935 i casi di positività al Coronavirus rilevati in Veneto dall'inizio del contagio, 243 in più rispetto a ieri, secondo l'ultimo bollettino regionale. Sono 10.210 i casi attualmente positivi, con 1.087 deceduti, dei quali 918 in ospedale, 18 in più di ieri. I negativizzati sono saliti a 4.638, mentre i soggetti in isolamento domiciliare sono 11.913. Continuano a scendere sia i ricoverati in area non critica, attualmente 1.264, -23 rispetto a ieri, sia quelli in terapia intensiva, che sono 184 (-6). È il secondo giorno in cui i pazienti in intensiva Covid-19 risultano inferiori a quelli non Covid-19 (197).

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