Caos procure, Lotti
si autosospende dal Pd: «Io innocente, spero anche chi mi accusa»

Caso procure, Lotti a Zingaretti: «Mi autosospendo dal Pd»
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Venerdì 14 Giugno 2019, 15:57 - Ultimo aggiornamento: 15 Giugno, 07:29

Luca Lotti si autosospende dal PdContinua l'effetto domino che ha sconvolto il Csm: dopo i consiglieri Spina, Morlini e Lepre si è dimesso anche il giudice Corrado Cartoni. Ma l'onda lunga dell'inchiesta di Perugia che ha scoperchiato i summit notturni in hotel di magistrati e politici per pilotare le nomine delle procure, soprattutto quella di Roma, fa anche la prima vittima tra i partiti, costringendo al passo indietro l'ex ministro Luca Lotti: il braccio destro di Matteo Renzi, rinviato a giudizio a Roma per Consip, ha deciso di autosospendersi dal Pd.

Il suo passo indietro era d'altronde inevitabile, dopo le intercettazioni emerse dalle carte del Pg della Cassazione Riccardo Fuzio nelle quali Lotti, la notte del 9 maggio scorso nel dopocena con Cosimo Ferri Luca Palamara e le cinque toghe del Csm, diceva che al vicepresidente del Csm David Ermini «qualche messaggio gli va dato forte».

Anche perché a chiedere apertamente il passo indietro, dopo che il Colle ha blindato il Csm indicendo le elezioni suppletive per i soli consiglieri che si sono dimessi e invocando la riforma riforma elettorale del Consiglio, sono stati diversi esponenti di peso del Pd, tra cui il tesoriere Luigi Zanda e l'ex ministro Carlo Calenda, che ha parlato di comportamento «inaccettabile».

«Mi autosospendo fino a quando questa vicenda non sarà chiarita - ha scritto Lotti nella lettera al segretario del Pd Nicola Zingaretti e poi pubblicata su Facebook - E lo faccio non perché qualche moralista senza morale oggi ha chiesto un mio passo indietro. No. Lo faccio per il rispetto e l'affetto che provo verso gli iscritti del Pd, cui voglio bene e perché voglio dimostrare loro di non avere niente da nascondere e nessuna paura di attendere la verità». Un «gesto non scontato» e di «grande responsabilità verso le istituzioni» lo ha definito Zingaretti aggiungendo che «ciascuno di noi ha una responsabilità alta nei confronti della comunità di cui facciamo parte e verso il Paese».

«Penso che questa scelta gli consentirà anche di tutelare al meglio la sua posizione in questa vicenda che, come ha detto lo stesso Lotti, deve essere ancora chiarita», ha concluso il segretario dem. D'altronde nessuno può escludere che l'inchiesta di Perugia possa allargarsi ancora, creando imbarazzi per il contagioso strascico del trojan inoculato nel cellulare di Palamara. E proprio quest'ultimo è tornato a parlare sottolineando di aver sempre avuto «rispetto profondo» per le istituzioni e il Presidente della Repubblica e ribadendo che, nel corso del suo interrogatorio, «non ho mai coinvolto il Quirinale».

Congedandosi dal Csm, nella lettera scritta a Ermini, Cartoni definisce «giorni tremendi» quelli che sta attraversando e si difende dicendo di non aver «mai parlato di nomine. Le dimissioni, aggiunge, le ha date »per senso delle istituzioni«. Lunedì il plenum si riunirà per eleggere il suo sostituto, mentre resta ancora al suo posto Paolo Criscuoli, l'unico dei cinque togati che erano alla cena che resiste.

A sostituire Cartoni sarà Ilaria Pepe, di Autonomia e Indipendenza, la corrente che ha tra i fondatori Piercamillo Davigo. E anche al posto di Gianluigi Morlini, l'altro consigliere del Csm che si è dimesso, subentrerà un magistrato di Autonomia e indipendenza, Giuseppe Marra. In questo modo la corrente raddoppierà passando a 4 consiglieri. Se lasciasse anche Criscuoli, il suo posto verrebbe invece preso da Giangiacomo Bruno dei progressisti di Area.

 

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