Lombardia, nel weekend si decide se riapre. Boccia vede Fontana

Lombardia, nel weekend si decide se riapre. Boccia vede Fontana
di Diodato Pirone
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Mercoledì 27 Maggio 2020, 00:37 - Ultimo aggiornamento: 01:11

Saranno i dati sull’andamento dell’epidemia di questi giorni, compresi quelli di domani, a determinare il “sì” o il “no” alla libertà di spostamento da e verso la Lombardia (e probabilmente anche il Piemonte e la Liguria) a partire dal 3 giugno. E’ la decisione principale presa al termine di un incontro svoltosi a Milano fra il ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia, e il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. Che la decisione sia complicata lo rivelano anche i dati sui nuovi contagi diffusi ieri. Sul totale di quasi 400 nuovi contagi, 299 riguardano Lombardia (159); Piemonte (86) e Liguria (53). Molto delicato il profilo di quest’ultima Regione che ha appena 1,5 milioni di abitanti contro i 10 milioni della Lombardia ma che ieri - così come nei giorni scorsi - ha registrato un numero di nuovi infetti pari a circa un terzo di quelli lombardi.

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Comunque la partita delle riaperture riguarda soprattutto Milano, è chiaro. Ed è una partita spinosissima anche per gli evidenti addentellati politici essendo la Lombardia guidata da un presidente leghista mentre Piemonte e Liguria sono anch’esse di centro-destra ma affidate a presidenti di Forza Italia (il piemontese Cirio) o che da Forza Italia sono usciti da poco (il ligure Toti).

GUARDIA ALTA
L’incontro fra Boccia e Fontana è stato definito da entrambi «utile e positivo». «Ci siamo confrontati in termini di carattere generale, sulla situazione della Lombardia e dell’intero Paese - hanno spiegato di comune accordo Boccia e Fontana - e abbiamo condiviso quanto sia importante non abbassare la guardia. Gli sforzi compiuti dai lombardi e dagli italiani sono stati grandi e non possono essere vanificati».

«Non possiamo e non dobbiamo permetterci comportamenti imprudenti che rischiano di vanificare il lavoro che è stato fatto, la grande determinazione della maggior parte dei cittadini lombardi che hanno accettato di subire limitazioni della loro libertà»: è quanto ha detto il presidente della Lombardia Attilio Fontana nel corso di una diretta sui social. «Non possiamo sprecare il sacrificio fatto per atti assolutamente imprudenti - ha aggiunto - Rimaniamo attenti e concentrati e facciamo in modo che questa battaglia finisca definitivamente a nostro favore».

Sul tema ha voluto dire la sua anche il sindaco di Milano Beppe Sala: «Ci facciano sapere al più presto quando potremo uscire dai confini regionali. In questo momento c’è voglia di uscire e chiedo al governo di non dircelo il giorno prima». Così Sala in una intervista al Tg3. «Non ce lo dicano il giorno prima se non si dovesse riaprire, cosa che non mi auguro. La seconda cosa che chiedo al governo è in base a quali parametri si deciderà? - ha concluso Sala -. Sono sempre trasparente nei confronti dei miei cittadini quindi che non ce lo facciano piovere dall’alto ma che ce lo spieghino perché si o no».

Intanto da lunedì 8 giugno dovrebbero riaprire in Trentino nidi e scuole materne. Lo ha annunciato il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, precisando che la «Provincia sta lavorando a questo obiettivo vista la stabilizzazione oggettiva del contagio». La decisione sarà lasciata ai genitori, ha aggiunto Fugatti che ha sottolineato come queste riaperture siano importanti per venire incontro alle difficoltà legate alla conciliazione fra scuola e lavoro. Riguardo ai centri estivi, venerdì verrà presa una decisione riguardo alla loro apertura.

Un appello a non abbassare la guardia è arrivato dal ministro della Salute Roberto Speranza. «Una seconda ondata epidemica è temuta da tutti gli scienziati del mondo e chi ha il compito delle decisioni politiche non può sottovalutare tale eventualità - ha detto ieri il ministro - Dobbiamo farci trovare pronti, per questo abbiamo aumentato i posti in terapia intensiva del 115%. Siamo preoccupati dall’ipotesi di una seconda ondata e il paese deve farsi trovare pronto nella sua interezza».

«Oggi comunque - ha detto Speranza - i nostri dati non sono quelli delle settimane passate, siamo ancora in una fase in cui c’è bisogno della massima prudenza e cautela ma è senz’altro vero che i numeri con cui abbiamo a che fare sono più contenuti. L’altro ieri, ad esempio, abbiamo avuto 300 casi positivi. Ci sono stati giorni nel mese di marzo in cui si arrivava a 5-6000 casi giornalieri in più. Oggi abbiamo numeri che sono 15-20 volte più piccoli rispetto al passato». 

Per Speranza: «I tamponi, che abbiamo fatto in numero molto significativo in Italia, devono essere fatti anche nel più breve tempo possibile e questo ci permette di essere più rapidi nel tracciamento e nell’isolamento dei positivi». 

 
 

 
 
 

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