Lockdown weekend modello Natale, stop negozi con le scuole chiuse e niente vaccini in zone più colpite: le ipotesi

Lockdown modello Natale, stop negozi con le scuole chiuse e niente vaccini in zone più colpite: le ipotesi
di Cristiana Mangani
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Martedì 9 Marzo 2021, 09:13 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 07:31

Non è più una questione di se, ma di quando e come. L'Italia ha superato i 100 mila morti dall'inizio della pandemia e si colora sempre più di rosso a causa delle varianti del virus che spingono verso l'alto la curva dei contagi e riportato in sofferenza gli ospedali, con le terapie intensive di 11 regioni già sopra la soglia critica del 30%. Il Comitato tecnico scientifico si è riunito oggi per valutare, sulla base delle richieste di Palazzo Chigi, in che modo intervenire. Il Governo, comunque, non sembra immaginare un lockdown generalizzato, perché peserebbe troppo sulle attività produttive e avrebbe un impatto troppo forte sulla psicologia degli italiani. Anche se, c'è da dire che i presidenti di Regioni, in attesa di decisioni nazionali, stanno già intervenendo con chiusure e restrizioni, così come gli consente il Dpcm in vigore fino al 6 aprile.

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Sul tavolo degli esperti, un piano molto simile a quello che era stato adottato per le vacanze di Natale: chiusure generalizzate nei weekend, zone rosse più severe, come era stato a Codogno durante la prima ondata dell'epidemia, coprifuoco anticipato alle 20, se non addirittura alle 19, e il criterio di 250 casi ogni 100 mila abitanti per entrare automaticamente in zona rossa (un criterio, anche questo, sub iudice). Un'altra delle ipotesi è che l'Italia, proprio come nel periodo natalizio, diventi tutta arancione nei giorni feriali e tutta rossa nei giorni festivi e prefestivi. Inoltre, il Cts sta valutando di proporre la chiusura dei negozi nei territori dove sono chiuse le scuole, per evitare assembramenti, a esempio, nei centri commerciali, luoghi generalmente molto frequentati dai giovani dopo una mattinata passata in casa per la Dad.

Il provvedimento dovrebbe durare circa tre settimane, durante le quali dovrebbe intensificarsi la campagna di vaccinazione. 

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 Le 318 vittime nelle ultime 24 ore hanno portato infatti il totale a 100.103 e non è affatto finita visto che i ricoveri nelle terapie intensive e nei reparti ospedalieri continuano a salire. In una situazione simile, con «ogni vita che conta», come dice il premier Mario Draghi, mantenere le misure restrittive e anzi rafforzarle è l'unica strada possibile. Questa mattina si svolgerà una nuova cabina di regia, in vista dell'incontro di giovedì con le regioni, nel quale si riaffronteranno i tre temi che sono stati al centro della riunione: distribuzione, logistica, somministrazione. E si parlerà anche delle nuove misure.

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In attesa di decisioni che saranno certamente più severe, con il nuovo monitoraggio settimanale la maggior parte delle regioni finirà in fascia rossa e arancione (in giallo potrebbero rimanere solo Sardegna, Sicilia e forse Valle d'Aosta e Liguria), e dunque scatteranno le misure più restrittive, con la chiusura dei ristoranti anche a pranzo, in arancio, e dei negozi, in rosso. Da ieri Frosinone è in zona rossa mentre lo saranno da domani le province di Pesaro Urbino e Fermo, che si aggiungono a quelle di Ancona e Macerata e portano quasi tutte le Marche in rosso, e Viareggio. Il Piemonte attenderà invece venerdì. In Emilia Romagna, una delle regioni più in difficoltà, dopo l'intera Romagna, Modena e Bologna in rosso, potrebbe finire anche le province di Ferrara e di Parma, mentre in Veneto per il momento non cambierà nulla anche se tre province - Padova, Treviso e Verona - sono in sofferenza. Come la Campania: per volontà del governatore Vincenzo De Luca la regione è già rossa, visto che ha un rapporto positivi tamponi al 14,4. il doppio del valore nazionale.

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Al ministero della Salute, comunque, la soglia psicologica è stata fissata intorno ai 30 mila contagi al giorno, numero simbolico oltre il quale, in prospettiva, gli ospedali potrebbero andare in sofferenza e le terapie intensive saturarsi, rendendo particolarmente inefficace il tracciamento. Una quota che potrebbe essere toccata già tra domani e giovedì, portando a un’accelerazione delle decisioni che potrebbero arrivare tra venerdì e il fine settimana. 

In attesa dell'incontro di oggi, con i dati aggiornati, la tesi più accreditata resta, appunto, quella del cosiddetto “modello Natale”, con la decisione di passare in fascia rossa l’intero Paese per i giorni festivi o prefestivi e in arancione i giorni feriali. Ma potrebbero essere prese misure innovative come la sospensione delle vaccinazioni di massa in alcune aree (la circolazione delle persone comporta automaticamente un aumento dei contagi) e, al contrario, la concentrazione delle somministrazioni nei centri urbani più colpiti. Quest’ultima soluzione è stata adottata la scorsa settimana dalla Regione Lombardia in alcuni paesi particolarmente colpiti dalla variante inglese con risultati che paiono incoraggianti perché sembrerebbe che l’incremento delle infezioni sia stato frenato. A favorire la soluzione potrebbe essere anche la circolare del ministero della Salute che consentirà di utilizzare il vaccino AstraZeneca su persone con oltre 65 anni, come già da una decina di giorni stanno facendo Francia e Germania e come la Gran Bretagna fa già da Natale.

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Quanto pesino sulle scelte le sensibilità dei partiti è difficile dirlo anche se ieri Berlusconi ha invitato Draghi a «garantire scelte chiare, coerenti, con adeguato anticipo» e Salvini ha sostenuto che «un nuovo lockdown senza vaccini non serve a niente». Oggi si riunirà ancora una volta il Cts, ma prima del fine settimana è difficile possano esserci novità anche perché il nuovo Dpcm ha istituito un tavolo presso il ministero della Salute, al quale partecipano i ministri Speranza e Gelmini e le Regioni che sceglieranno solo giovedì i propri rappresentanti. Le proiezioni che circolano tra gli esperti del Ministero della Salute sono alla base della richiesta di restrizioni più severe, ancora più dei dati del report settimanale o di quelli giornalieri. Ieri, al di là del superamento del drammatico limite psicologico dei 100mila morti per Covid, c’è stata una timidissima frenata nella velocità della crescita del numero dei nuovi casi. Però c’è stata anche una pericolosa impennata dei ricoveri (più 782): attualmente negli ospedali italiani ci sono 24.531 pazienti Covid, di cui 2.700 in terapia intensiva. Dal 21 dicembre non si registrava un dato così alto.

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Con il ritmo di crescita di questi giorni (anche ieri altri 231 nuovi ricoveri in rianimazione) si raggiungerà preso il picco di 4.000 che era stato toccato nella prima fase della pandemia. Non solo: se si guarda l’indice di trasmissione nazionale, che nel report era a 1,07, ma sulla base di dati di 7-10 giorni fa, i calcoli sulla situazione attuale ipotizzano almeno 1,2-1,3. Anche su base regionale l’Rt del Lazio reale rischia di raggiungere quel livello (oggi è sotto a 1), stesso ragionamento per il Veneto. In linea di massima, salvo poche eccezioni come la Sardegna, quasi tutte le Regioni hanno l’Rt sopra 1. Inoltre, le varianti stanno correndo: paradossalmente ormai non preoccupa più quella inglese, perché è già la dominante, ma quella brasiliana, per la quale sono stati segnalati casi ora anche nel Lazio, sia nelle zone confinanti con l’Umbria (dove c’è stata la diffusione maggiore di queste varianti), sia in provincia di Frosinone. «Bisogna chiudere ora - è la tesi che circola tra gli esperti e a cui anche Speranza crede - per avere qualche settimana a disposizione per vaccinare molte persone». Le spinte a provvedimenti più rigorose erano cominciate prima, un mese fa, con il consulente del ministro, il professor Walter Ricciardi; ora, sia pure con sfumature differenti, arrivano anche dal Comitato tecnico scientifico e dalla Cabina di regia (formata da dirigenti del Ministero della Salute come il professor Gianni Rezza e dai vertici dell’Istituto superiore di sanità).

 

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