Coronavirus, duello tra Conte e Fontana sulla stretta tra sgarbi e appuntamenti mancati

Coronavirus, duello tra Conte e Fontana sulla stretta tra sgarbi e appuntamenti mancati
di Alberto Gentili
3 Minuti di Lettura
Domenica 22 Marzo 2020, 10:44 - Ultimo aggiornamento: 16:12

Giuseppe Conte e il leghista Attilio Fontana non si sono mai sopportati. Ma ieri, nel giorno in cui il governatore lombardo ha chiuso la sua Regione presa alla gola dall'epidemia da coronavirus e il premier è stato costretto a inseguirlo, i due hanno innescato un'escalation di sgarbi. E scortesie.

Già durante la settimana Fontana e Conte avevano duellato. Il primo a chiedere una stretta forte per fermare i contagi, a iniziare dalla chiusura dalle fabbriche visto che il 40% dei lombardi ancora usciva di casa e si muoveva in giro per la Regione per raggiungere il posto di lavoro. E il secondo pronto a sfidarlo: basta proclami, se vuoi la stretta decidi in autonomia.

Coronavirus, Salvini: «Conte ci ha ascoltato, ma tardi». Iv: «Basta dirette Facebook, non è il Gf»
Coronavirus, Conte: «Chiuse fino al 3 aprile le attività produttive non necessarie»

Ebbene, ieri, quando è precipitata sulla Lombardia una nuova valanga di morti (546) e di contagiati (3.251) con un picco mai raggiunto, Fontana ha deciso di rompere gli indugi. Verso le sei di sera ha chiamato Conte e ha chiesto una videoconferenza per parlare dell'ordinanza che aveva deciso di emanare. E per chiedere al governo di varare un nuovo Dpcm con la chiusura delle fabbriche:
«Posso chiudere tutto, ma non quelle. Ho parlato con imprenditori e sindacati, sono tutti d'accordo, per fermare però la produzione negli stabilimenti non indispensabili a sostenere l'emergenza serve un provvedimento del governo», ha spiegato ai suoi collaboratori.

Conte, impegnato dalle sei di sera alle nove nella videoconferenza con sindacati e imprenditori, non ha accolto all'appello di Fontana. Il governatore per tutta risposta ha emanato l'ordinanza restrittiva. Quella con multe fino a 5mila euro. Mettendo di fatto con le spalle al muro il premier, pressato a sua volta dai sindacati e da un'ampia fetta di ministri, in primis Roberto Speranza e Luigi Di Maio, affinché prendesse nuove misure per contrastare la diffusione del virus.

La reazione di Conte è stata far calare un muro tra lui e il governatore lombardo. Prima ha rinviato la videoconferenza alle nove di sera. Poi un'ora dopo. Fontana ha atteso, ma alla fine, venti minuti dopo le dieci, ha lasciato il Pirellone e se n'è andato a casa. Negli stessi minuti Conte era impegnato a scrivere il Dpcm con la chiusura delle fabbriche non essenziali che non avrebbe mai voluto scrivere.

Oggi dovrebbe esserci un nuovo contatto. Ma pochi ci scommettono. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA