Liliana Segre sotto scorta dopo le minacce razziste. Centro Wiesenthal: «Vergogna per l'Italia»

Liliana Segre sotto scorta dopo le minacce a sfondo razziale. Salvini: «Anche io ne ricevo»
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Giovedì 7 Novembre 2019, 08:20 - Ultimo aggiornamento: 19:20

Da oggi Liliana Segre, ex deportata ad Auschwitzha due angeli custodi, due carabinieri che la seguono negli appuntamenti pubblici. A disporre la scorta per la senatrice a vita, che l'aveva rifiutata al momento della nomina, è stato, al termine di un comitato per l'ordine e la sicurezza, il prefetto Renato Saccone a seguito delle tanti messaggi di minacce, anche sul web, e lo striscione di protesta di Forza Nuova srotolato prima di un evento con gli studenti di due scuole milanesi. Una decisione che ha scatenato una gara di solidarietà ma anche una serie di polemiche, non ultima per il no del sindaco Carlo Masci e della Lega alla proposta del centrosinistra di darle la cittadinanza onoraria di Pescara perché mancherebbero i legami con la città.

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La diretta interessata invece ha evitato ogni commento continuando con i suoi impegni quotidiani, forte come sempre, e da oggi, forse, un po' più sicura. Questa mattina, accompagnata discretamente dai due militari in borghese, è andata all'inaugurazione di una mostra sui Palchi della Scala e chi li ha popolati nel museo del Teatro, in cui è ritratta lei stessa, grande appassionata di musica.

«Non voglio rilasciare nessuna dichiarazione, voglio solo guardare la mostra» ha detto. E soltanto alla domanda su che effetto le facesse rivedersi fra personaggi come Toscanini ha risposto «in questi giorni assolutamente niente. Forse tre anni fa».

Nell'occhio del ciclone Liliana Segre c'è da una vita (il che spiega anche il sollievo della famiglia alla notizia della scorta). Sopravvissuta ad Auschwitz, madre di tre figli, impegnata a far conoscere la realtà atroce che ha vissuto, anche al Parlamento ha continuato con il suo impegno. Ne è testimonianza la Commissione contro il razzismo approvata su sua proposta, non senza anche in questo caso strascichi di polemiche per l'astensione al Senato del centrodestra.

«È una vergogna per l'Italia che una sopravvissuta alla Shoah di 89 anni sia attaccata in questo modo su internet», dice Efraim Zuroff, direttore del Centro Wiesenthal di Gerusalemme che punta il dito contro «le reti sociali che dischiudono un diluvio di attacchi personali».

Che a Liliana Segre sia necessaria la scorta è «un terribile segnale» secondo il deputato Emanuele Fiano. «Difendere oggi chi ha attraversato l'inferno ieri - ha detto - è un dovere ma è anche una sconfitta». Di «un fatto grave» ha parlato anche il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. «È una donna la cui storia dovrebbe soltanto essere onorata - ha osservato - in un Paese e in uno Stato di diritto come il nostro».

Si tratta di «minacce gravissime» anche secondo il segretario della Lega Matteo Salvini come quelle, ha aggiunto, contro «chiunque». «Anche io - ha ricordato - ne ricevo quotidianamente». Un commento che a sua volta ha scatenato altre polemiche con il senatore Pd Franco Mirabelli convinto che il paragone di Salvini con «Liliana perché anche lui riceve minacce, non solo è una mancanza di rispetto per una storia, ma conferma l'analfabetismo di chi non capisce cosa è stata la tragedia della Shoah e quali sono i rischi di oggi».

Di «offese senza scusanti
» ha parlato la sindaco di Roma Virginia Raggi, di un «passo indietro della società» il presidente della Camera Roberto Fico, mentre Mariastella Gelmini ha mandato la solidarietà di Forza Italia alla Camera. «Oggi c'è qualcuno che se la prende violentemente con una signora di 89 anni che non odia, non insulta, non minaccia» ha osservato l'ex presidente del Senato Piero Grasso (Leu). «Quando vi dicono che il razzismo non esiste, che il fascismo non può tornare, che Forza Nuova è una minoranza folkloristica - ha proseguito -, avete la dimostrazione che non è vero».

Non considera l'Italia razzista il presidente della Lombardia Attilio Fontana, anche se ritiene «inaccettabile» che una donna come la Segre sia costretta ad avere la scorta, mentre il sindaco di Milano Giuseppe Sala e quello di Pesaro Matteo Ricci hanno lanciato la Rete delle città per la memoria invitando tutti i sindaci a Milano il 10 dicembre per il 71esimo anniversario della Dichiarazione dei diritti dell'uomo. «Dimostreremo con centinaia di fasce tricolori che l'Italia sta con Liliana Segre, contro l'odio e il razzismo e per la memoria» ha detto Ricci mentre Sala ha assicurato che «Milano e i milanesi non saranno mai indifferenti». «Milano è la città di Liliana Segre, qui è nata, da qui è partita e qui è tornata - ha concluso -.
Saremo in tantissimi a manifestare la nostra amicizia, stima e vicinanza»
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