Pd, primarie il 19 febbraio ma il nodo alleanze tiene ancora banco: con o senza M5S?

Il segretario annuncia che presto verranno scelti anche i candidati per le regionali di Molise e Friuli Venezia Giulia

Pd, primarie il 19 febbraio: la data proposta da Enrico Letta durante l'assemblea dei dem
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Sabato 19 Novembre 2022, 11:13 - Ultimo aggiornamento: 15:14

Tra tre mesi: le primarie del Pd saranno il 19 febbraio. Novanta giorni, dunque, è il tempo che manca alla data delle primarie del Pd proposta dal segretario dimissionario Enrico Letta. Oggi (19 novembre, ndr) il Partito democratico è riunito a Roma per l'assemblea nazionale. E in questa sede è emersa la possibile data per le votazioni che eleggeranno il nuovo segretario dei dem.

«Io ho voluto interpretare il mio ruolo come avevo detto: qualcuno che si assume le responsabilità, le critiche e anche i fischi». «Questo ruolo serve a fare le scelte giuste» e «lo voglio interpretare fino in fondo».

Lo ha detto Letta in assemblea in cui ha lanciato un appello: «Mai dare credito a quelle voci che dicono "se vince tizio o caio quello non è più il mio partito". Noi dobbiamo essere tutti fortemente impegnati a dire "questo è il nostro partito". L'impegno è per un congresso che consenta a tutti di essere protagonisti e soprattutto di allargare».

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Pd, sì a modifica dello statuto

L'assemblea ha approvato con 553 voti a favore, 21 contrari e 36 astenuti alla modifica statutaria chiesta dal segretario Enrico Letta per dare il via al congresso costituente che ha l'obiettivo di «aprire» il partito. Il documento è passato a maggioranza assoluta. Cosa ha approvato il partito? La votazione ha riguardato sostanzialmente il calendario dei prossimi passaggi politici interni: le candidature entro il 27 gennaio, il dibattito sulle piattaforme entro il 12 febbraio e le primarie il 19 febbraio, salvo cambiamenti imposti dalla sovrapposizione con il voto regionale.

Inoltre è stato approvato il processo di "apertura" del partito all'esterno e quindi la possibilità che altri soggetti, non iscritti al partito, possano partecipare alla vita e alle scelte del partito. Si tratta, si legge, degli «iscritti al Partito democratico al 2021 che abbiano rinnovato l'adesione per l'anno 2022, nonché i nuovi iscritti entro la data di celebrazione dei congressi locali». Inoltre, «gli iscritti ai partiti e movimenti politici, alle associazioni e ai movimenti civici che con deliberazione dei propri organismi dirigenti aderiscano al processo costituente» ma anche «i cittadini che affermano la volontà di partecipare al processo costituente».

La novità è che «i partecipanti al processo costituente acquisiscono lo status di iscritti al Partito nel momento in cui partecipano alle operazioni di voto nella prima fase congressuale» o «all'atto della presentazione o della sottoscrizione di candidature al congresso». 

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Nodo alleanze

Zingaretti non vuole rompere l'alleanza con il M5S che lui stesso ha voluto per la sua giunta regionale nel Lazio. «Da parte dei Cinquestelle c'è stata una ingerenza di motivi nazionali sulla testa dei cittadini del Lazio e ovviamente io spero che questo venga capito, perché qui non si tratta di costruire una alleanza, ma di avere almeno un motivo per romperla e questo motivo non c'è, perché anche il piano rifiuti regionale l'abbiamo scritto insieme. Io rinnovo l'appello, abbiamo vissuto male l'elezione di La Russa, di Fontana, della Meloni e adesso bisogna evitare di essere i protagonisti dell'elezione della quarta figura monocratica della destra. Errare è umano ma perseverare è diabolico». Così l'ex presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti durante l'assemblea del Pd. 

In Lombardia il pentastellato Dario Violi conferma di voler costruire un programma e una visione comune con il Pd in vista delle prossime regionali. Ma si avvertono ancora tensioni e quindi una possibile alleanza sembra ancora lontana. «Il tema è uno: se hanno deciso di andare avanti e chiudere la porta la vedo dura, mi pare evidente. Se rimangono sulla loro posizione di non costruire una visione comune è evidente che noi a quelle condizioni non possiamo starci». Così all'ANSA il coordinatore lombardo del M5s, Dario Violi, dopo le parole del candidato alle regionali del Pd, Pierfrancesco Majorino, che ha affermato di non aver mai sbattuto porte ai pentastellati ma di non essere nemmeno intenzionato a rincorrerli. «Le condizioni sono quelle che abbiamo posto - ha concluso Violi - ossia costruire un programma e una visione comune. Non è candidando una persona al giorno che puoi vincere dopo 30 anni in Lombardia».

Evento in piazza il 17 dicembre

Si chiama la «piazza del nuovo Pd», è un evento pubblico per «aprire» il partito «con noi e tutti coloro che vogliono partecipare per mettere in campo le nostre idee», ha detto il segretario dem.

Letta, D'Amato e Majorino: «candidature credibili, farremo lo stesso in Molise e Friuli»

«Alcune decisioni importanti ci rendono orgogliosi. Alle regionali noi partiamo avendo costruito una coalizione e avendo messo in campo due candidature, D'Amato e Majorino, ambiziose, siamo in campo e unica alternativa alla destra. Candidature credibili che possono vincere. Loro corrono per vincere. Faremo lo stesso anche anche per Friuli Venezia Giulia e Molise». Lo ha detto il segretario del Pd Enrico Letta in assemblea.

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