Letta e il campo largo: «Vinciamo nel 2023 con un'alleanza eco-progressista»

Letta e il campo largo: «Vinciamo nel 2023 con un'alleanza eco-progressista»
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Domenica 13 Marzo 2022, 19:55 - Ultimo aggiornamento: 15 Marzo, 09:49

Enrico Letta conferma l'obiettivo di costruire per le politiche del 2023 un campo largo, assieme al Movimento 5 stelle , sinistra e forze verdi e civiche; ospite della Conferenza programmatica di Europa Verde, il segretario Dem ha usato quattro aggettivi per definire il profilo di questa «alleanza», che secondo gli schemi tradizionali indicherebbero una identità «di sinistra». In ogni caso l'alleanza si dovrebbe candidare per «governare il Paese», frase che spazza via l'idea di una coalizione post-elettorale diversa da quella pre-elettorale, magari sul modello Ursula, proposta in questi giorni da Carlo Calenda, confermando Draghi a palazzo Chigi.

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«Vinciamo nel 2023 con un'alleanza eco-progressista»

Il padrone di casa, il co-portavoce nazionale di Europa Verde, Angelo Bonelli, aveva lanciato dal palco l'idea di una alleanza progressista ed ecologista, che la crisi provocata dalla guerra spinge a dar vita con maggior forza, vista la necessità di affrancare l'Italia dalla dipendenza del fossile di provenienza russa e, in generale, straniera.

Una proposta a cui Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, si è associato, sottolineando anche gli aspetti sociali da portare avanti. Ed Enrico Letta non è stato da meno: «dobbiamo costruire in Italia una alleanza democratica, progressista ed ecologista e aggiungo femminista che si candidi a governare con un programma chiaro». Quattro aggettivi qualificanti, come ha sottolineato Valeria Fedeli. A scanso di equivoci, Letta ha indicato nel profilo del governo tedesco di Olaf Scholz il modello da seguire: «Noi dobbiamo essere molto chiari con gli elettori italiani: quello che i tedeschi hanno fatto dopo le elezioni, noi dobbiamo farlo prima delle elezioni e cioè dire agli elettori che noi governeremo e lo faremo con una coalizione di forze democratiche, progressiste ed ecologiste». Insomma chi, come Azione o Italia Viva, punta a una maggioranza post elettorale con Fi, che tagli le ali a destra e a sinistra, si scordi l'assenso del Pd e di Letta. Anche perché, è la convinzione del segretario, sarebbe una prospettiva che allontanerebbe i cittadini dalle urne. E poi, perché rinunciare a priori a Palazzo Chigi?

IL MOVIMENTO 5STELLE

Parlando con i cronisti Letta ha anche ribadito che M5s deve essere della partita, nonostante le difficoltà che sta attraversando il Movimento: «Non mi sembra che ci siano elementi nuovi. Anzi, confermo la volontà di continuare questo dialogo positivo che c'è stato nei mesi scorsi». Tutto bene, dunque, nel Pd? A dar voce allo scetticismo di Base Riformista, ci ha pensato Salvatore Margiotta: «Il campo largo era ieri a Firenze (la manifestazione pro Ucraina di sabato ndr). Basato su questioni serie e discriminanti: atlantismo, europeismo, difesa della democrazia, e della libertà». Detto in altri termini: le titubanze di M5s e dello stesso Giuseppe Conte nei confronti delle scelte del governo Draghi sull'Ucraina, sono questioni «discriminanti» non secondarie, che rientrano nella «chiarezza» invocata da Letta stesso. A questa obiezione si risponde con un dato di fatto: in vista delle comunali di fine maggio Pd e M5s stanno stringendo accordi ovunque (in settimana dovrebbe arrivare il via libera per L'Aquila e Catanzaro). Cinque anni fa, il 2017, fu l'annus horribilis per il Pd che vinse solo in 5 dei 21 capoluoghi dove si votò: quest'anno si potrà almeno raddoppiare il numero delle città conquistate, grazie anche a M5s, sinistra e Verdi, mentre a mettere il bastone tra le ruote sono i partiti riformisti (Azine e Iv) tentati dalla corsa in solitaria.

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