Letta, pressing sui sindaci: «Candidatevi nelle città». Calenda apre ai dem. Pd al voto col nome “democratici e progressisti”

I primi cittadini temono salti nel buio con le dimissioni. L’ipotesi liste civiche

Letta, pressing sui sindaci: «Candidatevi nelle città». Calenda apre ai dem. Pd al voto col nome “democratici e progressisti”
di Francesco Malfetano
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Lunedì 25 Luglio 2022, 02:32 - Ultimo aggiornamento: 26 Luglio, 19:43

«Scenda in campo il partito dei sindaci». Enrico Letta schiaccia sull’acceleratore. E in vista della direzione nazionale convocata per domani prepara le mosse anti-centrodestra. Accanto al nuovo nome di lista («Democratici e progressisti») rivelato da Lucia Annunziata su Rai3, all’«agenda sociale al centro» del programma, alla certificazione di una «rottura irreversibile» con il Movimento 5 stelle e all’apertura verso chi «ha dato la fiducia al governo Draghi» dichiarata in un’intervista a Repubblica e già ricambiata da Carlo Calenda, il segretario dem gioca anche la carta che considera «un plus» da sempre: la rete degli amministratori locali dem. A loro, riuniti in una videocall venerdì, Letta ha chiesto di scendere direttamente in campo. E cioè di candidarsi in prima persona alle elezioni. Proprio come ha fatto anche con i governatori. Se però da Nicola Zingaretti - che guiderà il Lazio fino ad inizio 2023 - la risposta sarebbe stata positiva, sia dal pugliese Michele Emiliano che dagli altri eletti nel 2020 (Stefano Bonaccini in Emilia Romagna ed Eugenio Giani in Toscana) sono state espresse molte riserve. 

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Tornando ai primi cittadini, Letta ha rivolta l’appello a tutti coloro che hanno un mandato in scadenza entro il 2024.

Tra questi diversi nomi importanti: il presidente dell’Ali (Autonomie locali) e sindaco di Pesaro Matteo Ricci, il primo cittadino di Bari Antonio Decaro, quelli di Firenze, Bergamo, Prato, Lecce e Reggio Emilia (rispettivamente Dario Nardella, Giorgio Gori, Matteo Biffoni, Carlo Salvemini e Luca Vecchi). L’idea però si scontra con alcuni punti interrogativi che, al momento, frenano l’operazione. Perché si candidino al Parlamento i sindaci dovrebbero dimettersi un mese prima delle elezioni. Cioè dovrebbero fare un salto nel buio e, potenzialmente, anche scollegarsi dal loro stesso territorio. Inevitabile quindi che chiedano garanzie. I tecnici del Nazareno stanno infatti studiando le leggi per capire se, dimettendosi anche con 2 anni di anticipo, la fascia tricolore passerebbe al vice-sindaco o la città finirebbe commissariata. Nel primo caso il “partito dei sindaci” sarebbe in prima linea, nel secondo inevitabilmente no. 

 

LISTE CIVICHE

Con un però. C’è infatti un’alternativa prospettata da Letta. Ovvero la creazione di liste civiche ad hoc da parte dei primi cittadini a supporto delle candidature. «Si pensa cioè che coinvolgendo un’ipotetica lista “Decaro sindaco” accanto al centrosinistra - spiega una fonte che ha partecipato alla videochiamata - si possa garantire un maggior impegno in prima persona dei sindaci, portando al voto più cittadini legati ad un singolo nome». In questo progetto peraltro non sarebbero coinvolti solo i primi cittadini in carica o quelli del Pd, ma anche ex sindaci o amministratori “noti” che gravitano nell’emisfero del centrosinistra. È il caso di Stefania Bonaldi di Crema (portava la fascia tricolore fino a pochi mesi fa) o di Alessio Pascucci, che ha guidato da civico Ladispoli. In ogni caso le riserve sulle due soluzioni, candidatura diretta o liste civiche, verrà sciolta a brevissimo, forse già oggi quando il leader del Pd incontrerà i segretari regionali assieme al responsabile Regioni ed Enti locali Francesco Boccia. 

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LE APERTURE

Il lavoro più concitato da parte di Letta è però in corso sul fronte esterno. Cioè sul piano delle alleanze. Il dialogo è già in corso con Articolo Uno (per Roberto Speranza è già pronto un posto in una lista Pd), con i Verdi e Sinistra italiana, con i socialisti. E con quelle realtà civiche che con i dem hanno condiviso il percorso delle agorà. Seguendo l’indicazione lettiana «parleremo con tutti», il Nazareno però appare disponibile anche a cercare vie comuni coi transfughi di Forza Italia che hanno condiviso il sostegno alla cosiddetta “agenda Draghi”. Il trio Brunetta-Carfagna-Gelmini «merita apprezzamento» ha sentenziato Letta. 
Poi ovviamente ci sono Carlo Calenda e Matteo Renzi. Se con quest’ultimo la via è piuttosto stretta, il primo ieri ha dichiarato: «Sui collegi se non c’è una alleanza si perdono tutti. Io mi candido a Roma, se la destra presenta un candidato e tutto quello che sta al centro e tutto quello che sta a sinistra presentano due o tre candidati non si vince». 

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