Lega, Pontida: il raduno con Matteo Salvini. Tra storia, folklore e malumori, cosa aspettarsi

Più di 200 pullman in viaggio verso l'adunata nel Bergamasco. Dal Carroccio annunciano una "sorpresa"

Lega, domani a Pontida il raduno con Matteo Salvini. Tra storia, folklore e malumori, cosa aspettarsi
di Francesco Bechis
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Sabato 17 Settembre 2022, 18:11 - Ultimo aggiornamento: 19 Settembre, 14:08

Elezioni politiche 2022 - Chissà se nella vallata risuonerà il "Va Pensiero". Oppure il giuramento di fedeltà nell'Abbazia, in dialetto lombardo, veneto, friulano. Di certo c'è solo che domani si apre un'edizione di Pontida - storico raduno leghista - che promette di rompere un record dopo l'altro

L'obiettivo, ha fatto sapere il Carroccio, è chiamare all'adunata quasi 100mila militanti, un po' in viaggio per conto proprio, un po' affollati negli oltre 200 pullman che sono già partiti alla volta del comune nel Bergamasco. Dopo tre anni di digiuno - l'ultima edizione, causa Covid, risale al 2019 - riecco la Lega in campo, letteralmente. 

Il programma, anzitutto. Le danze si apriranno domani mattina, alle ore 10. Sulla distesa saranno presenti 38 gazebo, divisi per regioni e associazioni. Davanti, un palco largo 30 metri e alto 12 sovrastato da due maxi-schermi. Più di 100 gli accrediti di giornalisti, tra cui molti dall'estero, fanno sapere da via Bellerio. Da cui hanno già diffuso lo slogan della nuova edizione, che si rifà al motto-clou della campagna elettorale di Matteo Salvini: «Credo nella Lega e nell'Italia».

Per il «Capitano» è un momento verità. Sul fronte esterno, per dimostrare a rivali e alleati che la Lega punta in alto il 25 settembre, perfino più in alto di quel 17% incassato nel 2018 all'alba del governo gialloverde, ha confessato Salvini.

Questione di rapporti di forza, dentro e fuori la coalizione, che peseranno e non poco durante un'eventuale trattativa per dividersi le caselle dell'esecutivo. 

Ma la Pontida 2022 è anche un test per la leadership di Salvini, che deve fare i conti con un partito spesso in subbuglio e non sempre sopporta volentieri la convivenza forzata con FdI (in cima ai sondaggi). Un esempio su tutti? L'autonomia delle regioni al Nord, storica battaglia leghista su cui ora i governatori nordici, dal veneto Luca Zaia al friuliano Massimiliano Fedriga vogliono piantare una bandierina. Ma anche il nodo delle sanzioni contro la Russia che ancora segna distanze tra i due alleati.

Più facile a dirsi che a farsi, se è vero che, come ha ribadito il consigliere di Giorgia Meloni Guido Crosetto scatenando reazioni furenti, per FdI viene prima la riforma del presidenzialismo. C'è da scommetterci allora che Pontida sarà un ritorno alle origini. Con tanto di «una sorpresa finale», annunciano misteriosi dalle fila del partito. 

Tre anni di assenza dal più importante termometro di umori e malumori leghisti sembrano un'era. L'ultima edizione, nel 2019, ha visto in campo più di 70mila militanti a celebrare il tripudio della Lega salviniana, reduce dal picco del 34% alle elezioni europee. Tre anni e due governi dopo, di cui uno di unità nazionale con Mario Draghi che al Carroccio è costato non poco nei sondaggi - come ammette lo stesso Salvini - la partita è da giocare in contropiede. 

E allora al folklore, immancabile a Pontida, si unirà la strategia politica. Sul primo versante c'è da aspettarsi un replay delle scene che per trent'anni hanno reso iconico il raduno padano. Dalle bandiere della Padania al vento agli stemmi di Alberto da Giussano agli elmi, gli scudi e le spade medievali. E, va da sé, una distesa di foulard e magliette verdi per ritornare alle origini del partito creato da Umberto Bossi. 

Sul secondo invece ci sarà da tendere le orecchie non solo al discorso di Salvini sul palco ma anche alle arringhe, davanti e dietro le quinte, dei colonnelli di partito insofferenti e in cerca di una svolta. Lo stato maggiore sarà presente in forze, da Zaia a Fedriga fino a Giancarlo Giorgetti, Lorenzo Fontana e i capigruppo di Camera e Senato Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo fino a Claudio Durigon. E il colpo d'occhio sarà garantito, assicurano dalle trincee leghiste. Scommettendo che il "contro-raduno" di Enrico Letta a Monza, con gli amministratori locali del Pd in contemporanea, alla fine non reggerà affatto il confronto.

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