Le Pen, centrodestra italiano diviso e Giorgia Meloni strappa con Salvini: «Marine non mi rappresenta»

Alla leader di FdI non piace il putinismo della collega francese

Le Pen, centrodestra italiano diviso e Giorgia Meloni strappa con Salvini: «Marine non mi rappresenta»
di Mario Ajello
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Martedì 12 Aprile 2022, 08:28

Giorgia Meloni è atlantista, occidentalista, anti-putinista, inserita in quel contesto internazionale della politica conservatrice che è altra cosa rispetto al fronte sovranista e populista (al netto del rapporto con Orban e dei complimenti inviati dalla leader di FdI al premier ungherese per la sua vittoria elettorale). Insomma tra Meloni e Le Pen ormai passa un oceano. E non da oggi. Infatti Giorgia, all'opposto di Salvini, rispetto al ballottaggio in Francia il 24 aprile prende una posizione non schierata con la candidata della destra: «Io guido la famiglia dei conservatori europei. In Francia non ci sono al ballottaggio candidati che rappresentano il partito guidato da me, ma se si prendono tutti i candidati potenzialmente di centrodestra e si facesse un'alleanza ampia come quella che ci può essere in Italia ci sarebbe maggioranza».

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Dunque Giorgia, oltre a bocciare Le Pen, sembra anche sostenere che la destra ha bisogno, qui e in Francia, di essere centrodestra ossia contenere forze moderate e liberali e non restringersi come Oltralpe nel recinto estremista. Se i gollisti in Francia fossero insieme alla destra, e ci fosse quel bel pezzo di liberalismo che invece si riconosce in Macron, se insomma esistesse laggiù un fronte ampio e inclusivo di partiti e pezzi di società non riconducibili soltanto al lepenismo, Meloni cambierebbe discorso. Nella ridotta di Marine invece Giorgia non ci vuole stare. Perché sa che non è quella la porta per arrivare nel 2023 a Palazzo Chigi ma la porta è un altra: quella dell'affidabilità come leader di uno schieramento centrale, come figura capace di dialogare con tutti i mondi sia quelli popolari che quelli imprenditoriali e di sistema, come figura di chiara collocazione occidentalista senza sbavature filo-russe. «Quello che abbiamo capito noi - dicono in FdI, ma senza voler fare polemiche - non lo ha capito Salvini». Il quale non riesce a liberarsi dei retaggi dell'amicizia politica con Putin ed è un fan di Le Pen.
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Con cui s'è complimentato subito («Molto bene Marine, siamo felici del tuo successo e orgogliosi del tuo lavoro, del tuo coraggio, delle tue idee e della tua amicizia») e ieri ha rincarato la dose: «Tutto il mio appoggio al progetto rinnovamento, cambiamento e autentica sovranità popolare rappresentati da Marine». Ma nella destra di Le Pen, in cui Salvini si ritrova e i due appartengono in sede europea allo stesso gruppo Identità e democrazia, Meloni non c'è e non vuole esserci. Anche se per un aspetto difende la candidata francese: «È ridicolo ed è cinico che Le Pen durante il primo turno sia stata coccolata dalla stampa mainstream in funzione anti-Zemmour, in quanto era più funzionale al ballottaggio contro Macron, e dall'altra sera che sta al ballottaggio contro Macron è tornata ad essere il mostro». Il che è un po' lo stesso schema che Meloni, confidenzialmente, negli ultimi dice che viene applicato a lei. Ovvero, certa sinistra la coccola per far fuori Salvini ma poi nel mirino della sinistra ci finirà lei appena sarà ancora più forte. Del resto questa «diabolizzazione» (per usare un termine mutuato dalla Francia), ossia questa creazione del diavolo politico, già è in uso: lo storico Luciano Canfora ha definito parlando in una scuola a Bari la Meloni neonazista nell'animo» e lei ieri ha annunciato querela.

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Il caso francese mostra comunque la non compatezza del centrodestra italiano. Salvini con Le Pen, Meloni non con Le Pen e Berlusconi con Macron che il Cavaliere voterebbe al volo se fosse un elettore d'Oltralpe e che vede come simbolo di quel liberalismo europeista che piace a lui. Quanto a Meloni, ad allontanarla da Le Pen non è solo il giudizio su Putin e i legami con la Russia. Ma le esigenze politico-culturali della sua marcia di avvicinamento (se le urne le sorrideranno) a Palazzo Chigi e le strade di FdI e della destra francese si erano già clamorosamente divise quando all'Europarlamento la Meloni ha scelto di stare e di dirigere un gruppo diverso (con i polacchi nemicissimi del putinismo) da quello salvinian-lepenista. E ha sempre risposto di no ai ripetuti inviti di Marine a unificare le forze.
Bruxelles, Roma e ora Parigi: il centrodestra italiano è diviso in tre.
 

 

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