Troppi decreti disomogenei e testi d'urgenza. A meno di una settimana dall'ultimo episodio - quando al decreto Bollette è stata imposta una modifica in extremis perché in commissione erano state introdotte norme poco attinenti con la finalità del provvedimento - il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è tornato a tuonare contro i decreti omnibus. Sono da poco passate le 18 e l'attenzione di tutti è sulla conferenza stampa che Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen hanno appena concluso a Bologna. Al Quirinale vengono ricevuti il presidente del Senato Ignazio La Russa e quello della Camera Lorenzo Fontana. I due, come di prassi quando si tratta del Colle, non commentano, affidando ai rispettivi staff solo delle versioni ufficiali che più o meno recitano: «C'è stato un confronto sui lavori parlamentari». E ancora: «Niente di urgente o specifico, solo una chiacchierata». Eppure nel faccia a faccia tra le prime tre cariche dello Stato c'è molto di più. C'è un crescente "disagio" di Mattarella per dei testi che, dopo la firma iniziale, in Aula finiscono con l'allargarsi esponenzialmente. «Troppi emendamenti ammessi» è infatti il senso del buffetto di ieri, per cui il Colle - spiegano fonti autorevoli - ha ricevuto rassicurazioni.
LA LETTERA
Per comprendere l'iniziativa mattarelliana del resto basta rileggere la lettera indirizzata dal Presidente proprio a La Russa e Fontana, oltre che a Giorgia Meloni, a febbraio scorso, subito dopo la promulgazione del Milleproroghe. «Anche oggi ho il dovere di porre in evidenza come varie nuove disposizioni introdotte in sede parlamentare non corrispondano ai principi e alle norme costituzionali in materia - scrisse Mattarella -.
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