Tria: «Senza alternative l'Iva dovrà aumentare», Lega e M5S dicono no

Tria: «Senza alternative l'Iva dovrà aumentare», Lega e M5S dicono no
di Michele di Branco
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Giovedì 18 Aprile 2019, 07:21 - Ultimo aggiornamento: 15:54

L'aumento dell'Iva scatterà regolarmente dal 1 gennaio 2020. A meno che non si riescano a trovare i 23 miliardi necessari per congelare le clausole di salvaguardia che l'Italia ha messo come garanzia con l'Europa, in caso di mancato conseguimento degli obiettivi di bilancio. Giovanni Tria conferma che la spada di Damocle fiscale pende tutt'ora sulla testa dei consumatori italiani mettendo una seria ipoteca sulla composizione della prossima manovra di Bilancio. «La legislazione vigente ha spiegato ieri con chiarezza il ministro dell'Economia in audizione sul Def davanti alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato a Palazzo Madama è confermata in attesa di definire nei prossimi mesi misure alternative e lo scenario tendenziale incorpora i rialzi dell'Iva e delle accise». Parole che hanno infiammato il dibattito politico animando l'opposizione e creando imbarazzo nel governo. Tanto che a stretto giro i due vicepremier hanno cercato di spegnere l'incendio.

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«Con questo governo ha avvertito il leader 5 Stelle, Luigi Di Maio, - non ci sarà alcun aumento dell'Iva, deve essere chiaro. L'obiettivo è ridurre il carico fiscale su famiglie e imprese, serve la volontà politica, noi ce l'abbiamo e mi auguro che l'abbiano anche gli altri». Concetti simili anche da Matteo Salvini. «L'Iva non aumenterà, punto» ha garantito il leader della Lega sottolineando che «il ministro dell'Economia, da sempre, deve avere nella prudenza la sua dote migliore, noi stimoleremo un po' di coraggio per abbassare le tasse e non per aumentarle come hanno fatto gli altri governi». Proprio sulle tasse, ed in particolare sul dossier Flat tax, si è concentrato un altro passaggio importante dell'intervento di Tria. «Circolano stime fatte un anno fa ha avvertito il ministro su possibili modifiche delle aliquote Irpef ma è ovvio che al Mef le stime sulle possibili misure sono fatte in continuità». Di certo ha proseguito il titolare del dicastero di Via XX Settembre, «è legittimo che nel Paese si discuta di possibili riforme ma poi le decisioni saranno frutto del dibattito politico». Con una avvertenza, però. «Tutto quello che faremo ha ammonito Tria dovrà rispettare le compatibilità con la politica di bilancio». La necessità di garantire la salute dei conti pubblici, peraltro, è stato il filo conduttore dei ragionamenti del ministro, il cui lavoro è reso più difficile dalle peggiorate prospettive di crescita del Paese, con tanto di revisione al ribasso delle stime di crescita passate nel 2019 a 0,2% dal precedente 1%.

LE STIME
«Si tratta di una stima equilibrata e coerente» ha detto Tria, osservando che «il governo non ha peccato di ottimismo e che la revisione è ampiamente coerente con la situazione generale, dove pesano diverse variabili esogene». Ad ogni modo, il ministro ha confermato che l'Italia sta conoscendo «un forte rallentamento dell'economia», ma che l'Italia «non è in recessione». Quanto al peso del debito pubblico, a quota 132,8% del Pil secondo le ultime stime, Tria ha riconosciuto che «si tratta di un problema da affrontare in modo serio» ma che «con il Def il debito è pienamente sostenibile a la finanza pubblica italiana non rappresenta un rischio per nessun paese in Europa e nel mondo». A proposito del Def, il ministro ha difeso l'impianto del documento, spiegando che «gli obiettivi programmatici risultano sostanzialmente in linea con quanto previsto dalle regole europee e nazionali, sebbene puntino a miglioramenti del saldo strutturale più contenuti date le condizioni ancora difficili della nostra economia e il recente peggioramento congiunturale». Il ministro dell'Economia ha voluto chiarire, ancora una volta, che la riduzione del debito non verrà fatta attraverso la vendita dei «gioielli di famiglia», che resteranno saldamente nelle mani dello Stato. «Valutiamo di mettere sul mercato parti di quanto detenuto dallo Stato senza mettere in discussione il controllo delle partecipate del settore pubblico» ha scandito Tria. Quanto agli attesi decreti crescita e sblocca cantieri, Tria ha specificato che «i due provvedimenti sono in fase di approvazione». Lo sblocca cantieri tornerà oggi in consiglio dei ministri, il decreto crescita dopo Pasqua.
 

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