Italia-Cina, la cautela di Conte: «Non sottovalutato i rischi, ma possiamo limitarli»

Italia-Cina, la cautela di Conte: «Non sottovalutato i rischi, ma possiamo limitarli»
di Emilio Pucci
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Mercoledì 13 Marzo 2019, 07:50

«Gli Stati membri devono ricordarsi che abbiamo le nostre regole sulla trasparenza e la concorrenza, quindi gli appalti pubblici devono essere aperti a tutti». Dall'Unione europea arriva una raccomandazione esplicita a tutti i Paesi che intendono aderire alla Belt and Road Initiative. La Cina è un «partner strategico» ma anche un «concorrente economico» e un «rivale sistemico che promuove modelli alternativi di governance». Per questo motivo occorre «proteggere la nostra economia di mercato da possibili distorsioni» e dai «rischi di sicurezza» derivanti «da investimenti stranieri in attività, tecnologie e infrastrutture critiche» come il 5G.

Italia-Cina, infrastrutture, tlc e finanza: dentro il patto con Pechino

Anche il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, definisce l'accordo «opaco» ed esorta l'Italia «a fare attenzione» prima di firmare atti che contrari al «rispetto della sovranità e dello Stato di diritto». «Gli Usa - fa dire a un portavoce - esortano l'Italia a vagliare con attenzione gli accordi sugli scambi, sull'investimento e sugli aiuti commerciali per essere certi che siano economicamente sostenibili, operabili in base ai principi dell'apertura e dell'equità del libero mercato, nel rispetto della sovranità e delle leggi». Anche l'ambasciata Usa a Roma esorta l'Italia ad «analizzare con attenzione» eventuali accordi dal punto di vista della sostenibilità economica e dell'aderenza a principi condivisi,
L'Europarlamento ha approvato ieri il Cybersecurity Act con 586 voti a favore, 44 contrari e 36 astenuti. Gli eurodeputati «esprimono profonda preoccupazione per le recenti accuse» secondo cui le apparecchiature 5G potrebbero «consentire ai produttori e alle autorità cinesi di avere accesso non autorizzato a dati personali e privati e alle telecomunicazioni nell'Ue». E' necessario quindi «un approccio comune», servono «linee guida sulla partecipazione di società straniere agli appalti pubblici nell'Ue».

I PALETTI EUROPEI
Inoltre occorre un dialogo sulla pace e la sicurezza, «partendo dalla cooperazione sull'accordo nucleare con l'Iran», il rafforzamento della collaborazione sui diritti umani e «una accelerazione nella lotta al cambiamento climatico». La preoccupazione di Bruxelles è legata all'atteggiamento dell'Italia e delle altre 13 nazioni (Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Slovenia) che hanno già sottoscritto il memorandum sulla Via della Seta. Un «accordo opaco, fate attenzione», il monito di Washington.
Roma aderirà all'iniziativa cinese di sviluppo infrastrutturale «ma con cautela», ha sottolineato ieri il premier Conte che ha negato aria di crisi nel governo sul capitolo Cina: «Il governo la rassicurazione fornita - quando si muove su questi scenari lo fa sempre in modo coordinato coerente», il memorandum «non è un accordo vincolante. Ci apriamo una strada molto interessante dal punto di vista commerciale ma rimaniamo collocati nell'alleanza euro-atlantica». Getta acqua sul fuoco anche Di Maio: «Occorre riequilibrare l'export con Pechino senza stravolgere i nostri assetti internazionali». Quanto al G5: «Se ci saranno irregolarità Huawei non potrà partecipare». Tuttavia la Lega resta fredda e punta ad un confronto in Cdm e al rinvio se necessario - della firma del memorandum, inclusa l'ipotesi di presentare un proprio contro-documento incentrato sul rispetto dei diritti umani in Cina. «Nessun pregiudizio ma serve prudenza», la linea del vicepremier leghista. Tria dice però di non essere preoccupato: «Una tempesta in un bicchier d'acqua: si ribadiscono i principi di cooperazione economico e commerciali presenti in tutti i documenti europei, nessuna regola commerciale ed economica viene cambiata». «Sì all'accordo con la Cina, ma senza strappi con i partner strategici tradizionali come gli Stati Uniti», la posizione di Confindustria. «Accordi bilaterali troppo spinti non aiutino l'Italia», afferma il presidente Boccia. Mentre il Pd annuncia un'interrogazione a Moavero in Senato.
 

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