È in arrivo un nuovo decreto interministeriale per l’invio di armi all’Ucraina. Dopo due mesi di polemiche e il “vaglio parlamentare” superato dal premier Mario Draghi all’inizio della scorsa settimana, fonti governative confermano che il quarto testo è in fase di redazione. Perché trovi una formulazione completa però, si aspetterà ancora alcuni giorni. Mercoledì e giovedì infatti, a Madrid si terrà un nuovo vertice straordinario della Nato. Summit in cui gli alleati faranno il punto sulle singole disponibilità degli Stati per ottemperare alle richieste di Kiev. Una lista della spesa che, come chiarito dal vice presidente del Parlamento ucraino Oleksandr Kornienko, comprende «artiglieria a lungo raggio, armi anti carro, lancia razzi multipli e sistemi di difesa anti-aerea».
IL TESTO
Servirà poi ancora qualche giorno perché il provvedimento dovrà ottenere il via libera del premier, del ministro della Difesa Lorenzo Guerini, del ministro degli Esteri Luigi Di Maio e, come ampiamente dibattuto in Aula negli ultimi giorni, essere infine anticipato al Copasir.
Mezzi già utilizzati e apprezzati dalle truppe ucraine che, proprio in questi giorni (come documentano diversi video disponibili sui social), stanno ricevendo quelli promessi il mese scorso. Tra le forniture poi dovrebbero finirci anche gli obici FH-70 Howitzer, che hanno una gittata fino a 25-30 km. Improbabile che, a dispetto di quanto appena fatto dalla Germania, la Difesa invii i più sofisticati obici Pzh 2000, a causa della scarsa disponibilità. Con questi anche rifornimenti generici come tende da campo e materiale sanitario, oltre a munizionamenti vari e mitragliatrici (tra cui le Beretta MG42/59). Si ragiona inoltre sul possibile aumento dell’impegno italiano nell’addestramento dei militari ucraini per quanto riguarda l’uso delle armi occidentali. In ogni caso un carico cospicuo da cui, salvo contrordini della Nato, non dovrebbe contenere armi a lunga gittata. Di queste infatti, si occuperanno Regno Unito e Germania, oltre ovviamente alla Casa Bianca che ha già annunciato un altro pacchetto da 500 milioni di dollari. Si tratta dei sistemi d’artiglieria multipli ad alta mobilità M142 medio raggio, o Himars, da quasi 80 km di gittata, più dei 25 degli obici M777 già inviati.
IL FRONTE INTERNO
Sulla scelta del governo pesa la posizione del Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte che, specie dopo lo strappo con Luigi Di Maio che ha portato il ministro degli Esteri a scindersi dai pentastellati, continuerà a mostrarsi perplesso. Tant’è che anche ieri, intervenendo al convegno dei giovani industriali, ha ripetuto che la via maestra che l’Italia dovrebbe seguire è quella della diplomazia. «Credo che l’Italia debba essere protagonista nei consessi internazionali nell’imprimere un’escalation diplomatica - ha detto il leader cinquestelle - l’Italia ha grande capacità di dialogo. Con il grande sforzo di Usa e Gb, qualche fucile in più dall’Italia aiuta poco la causa comune». Esattamente «l’altro punto di vista» di cui ha parlato Draghi enl suo discorso tenuto in Parlamento. «L’Ucraina deve difendersi - ha spiegato prima del consiglio Ue a Bruxelles - Le sanzioni e l’invio di armi servono a questo. L’altro punto di vista è diverso: “l’Ucraina non si deve difendere, non dobbiamo fare le sanzioni e non dobbiamo mandare le armi. La Russia è troppo forte, perché combatterla. Lasciamola entrare, lasciamo che l’Ucraina si sottometta, dopotutto cosa vogliono questi”».
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