Iran, l'ambasciatore in Italia: «Non accettiamo imposizioni cultura da altri Paesi»

Le parole dell'ambasciatore Mohammad Reza Sabouri, nel suo primo incontro con la stampa italiana dopo avere presentato ieri le sue credenziali al presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Iran, l'ambasciatore in Italia: «Non accettiamo imposizioni cultura da altri Paesi»
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Giovedì 12 Gennaio 2023, 10:38 - Ultimo aggiornamento: 12:12

«La repubblica dell'Iran rispetta i valori umani ma non accettiamo che altri paesi vogliano imporre la loro cultura. La libertà è uno dei valori dell'Islam». Lo ha detto l'ambasciatore dell'Iran a Roma, Mohammad Reza Sabouri, nel suo primo incontro con la stampa italiana dopo avere presentato ieri le sue credenziali al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Mattarella al neo ambasciatore di Teheran: «Indignato per la repressione in Iran»

«Anche noi commettiamo errori ma non accettiamo letture politiche, ingerenze.

Non scambieremo la nostra indipendenza e sicurezza con niente. Per quanto riguarda i nostri rapporti bilaterali sono stati sempre positivi, anche se le sanzioni di altri attori hanno provocato alti e bassi», ha aggiunto l'ambasciatore.

Iran, le parole dell'ambasciatore a Roma

«Le persone contro le quali in questi tempi recenti (in Iran, ndr) è stata applicata la pena capitale sono persone che hanno subito un processo equo, che hanno avuto garanzie legali ed i tribunali che li hanno processati offrivano loro adeguate garanzie. Solo dopo tutte le verifiche necessarie sono state condannate a morte», ha sostenuto il nuovo ambasciatore. «In base alle leggi e alla legislazione dell' Iran la pena capitale è autorizzata per i reati più gravi - ha aggiunto - in Iran le proteste sono ammesse, le manifestazioni sono permesse quando sono pacifiche ma laddove cambiano natura e diventano disordini violenti questo non è accettabile».

 

 

L'incontro con Mattarella

La salita al Colle di ieri era in qualche modo obbligata, dal momento che ogni nuovo ambasciatore è tenuto a incontrare il Capo dello Stato presso il quale presterà servizio. Meno scontate, forse, erano le parole con le quali il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha accolto il nuovo rappresentante del governo iraniano a Roma. Entrato ieri pomeriggio al Palazzo del Quirinale e uscito dopo una manciata di minuti. Un messaggio inequivocabile, lontano dai toni felpati e dalle perifrasi che talvolta contraddistinguono i colloqui diplomatici ad alto livello, specie in situazioni delicate. «Personalmente indignato», si è detto Mattarella, per ciò che da settimane sta avvenendo sotto il regime di Teheran, ossia la repressione, l’incarcerazione e le esecuzioni dei giovani che guidano le proteste originate dopo la morte della ventitreenne Mahsa Amini, arrestata e poi uccisa perché non indossava correttamente il velo. Una scia di sangue a cui il Colle chiede di «porre immediatamente fine», ribadendo la «ferma condanna» dell’Italia

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