Intercettazioni segrete «finché durano le indagini». Giustizia, svolta di Nordio

l ministro delinea le norme in arrivo «L’onorabilità dell’indagato va difesa»

Intercettazioni segrete «finché durano le indagini». Giustizia, svolta di Nordio
di Michela Allegri
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Giovedì 16 Marzo 2023, 00:39 - Ultimo aggiornamento: 11:13

 Una stretta sulle intercettazioni, sul reato di abuso d’ufficio e sul processo d’appello, ma anche più garanzie per gli indagati, con gli atti che resteranno segreti fino alla richiesta di rinvio a giudizio. Sono alcuni dei punti chiave del piano sulla Giustizia su cui è al lavoro il ministro Carlo Nordio. La tempistica è serrata: il governo conta di portare in Consiglio dei ministri la riforma della Giustizia entro fine maggio. I contenuti sono stati anticipati dal ministro in un’intervista a Il Foglio. Uno dei temi che stanno più a cuore a Nordio è la tutela dell’indagato: «Ho intenzione di proporre un progetto per integrare il codice di procedura penale, che dice che gli atti non sono più segreti quando il destinatario ne viene a conoscenza, aggiungendo che gli atti debbano restare segreti quantomeno fino alla disclosure finale, o all’inizio del dibattimento pubblico». Significa che l’indagato sarebbe l’unico a sapere di essere sotto inchiesta e che, prima della richiesta di rinvio a giudizio, le intercettazioni non potrebbero essere diffuse: «La mia idea è che la segretezza degli atti debba essere considerata nell’interesse dell’onorabilità dell’indagato», ha sottolineato il ministro. Attualmente, invece, gli atti rimangono segreti solo fino a quando l’imputato ne viene a conoscenza.

L’APPELLO

Un’altra novità riguarderà il processo di appello.

Il progetto è quello di eliminare l’appello in caso di assoluzione in primo grado: «Mi dovete spiegare come puoi condannare una persona quando un giudice precedente ha giudicato l’indagato non colpevole», ha sottolineato il Guardasigilli. In caso di errori nella sentenza di proscioglimento, secondo il ministro, è meglio rifare il processo, come succede nei paesi anglosassoni.

 

I DIALOGHI

Poi c’è il tema delle intercettazioni. Il Governo è al lavoro per trovare una norma che consenta di mettere paletti «sui dialoghi realmente significativi per l’indagine», spiega Nordio, che propone di trascrivere solamente le conversazioni in cui un reato è in atto, o si parla della sua preparazione. Per il Guardasigilli attualmente c’è un abuso di questo strumento, che deve essere limitato, con l’esclusione di reati di mafia o terrorismo, o di reati satellite da individuare. L’idea, inoltre, è di mettere a disposizione di ogni ufficio giudiziario un budget per le intercettazioni che non deve essere superato. Attualmente si spendono circa 200 milioni di euro l’anno. E ancora: quando due persone parlano di una terza, l’intercettazione non dovrebbe essere consentita. 

CARCERAZIONE PREVENTIVA

Si lavora anche per modificare le norme sulla carcerazione preventiva. Ecco la proposta: le richieste di custodia cautelare, salvo i casi di flagranza, dovranno essere rivolte non più al gip, ma a un organo collegiale che potrebbe essere simile a quello che oggi è il tribunale del Riesame. Un progetto sempre nell’ottica di una maggiore garanzia e tutela per gli indagati: l’idea è che non sia più un solo magistrato a decidere se disporre o meno il carcere nella fase delle indagini. E ancora: si lavora anche per rivedere la compatibilità di alcuni reati e di alcune condizioni, come la tossicodipendenza, con la reclusione, come sottolineato anche dal sottosegretario Andrea Delmastro in un’intervista al Messaggero.

 

ABUSO D’UFFICIO

Un altro grande tema è quello dell’abuso d’ufficio, un reato che causa immobilismo nella pubblica amministrazione per il timore, da parte di sindaci e dirigenti pubblici, di finire sotto inchiesta. Il ministro sostiene che sia necessario riformarlo, anche perché attualmente porta a una condanna solo nel 2% dei casi. E poi c’è la prescrizione: per il Guardasigilli deve essere riportata alla funzione originaria di estinzione del reato, quindi nell’ambito del diritto sostanziale e non di quello processuale. Nordio propone anche di farla decorrere non da quando il reato è commesso ma dal momento in cui il reato viene scoperto.

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