Indice Rt e zona rossa, le Regioni chiedono l'abolizione. Ma Speranza non ci sta

Indice Rt e zone rosse ristrette, le Regioni ne chiedono l'abolizione. Ma Speranza non ci sta
di Mauro Evangelisti
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Mercoledì 12 Maggio 2021, 22:36 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 06:59

Le Regioni hanno presentato al Governo il piano: si punta a mettere in soffitta l’Rt, a basare le chiusure sull’incidenza e sul numero dei ricoveri, a un graduale abbandono del sistema dei colori, a partire dalla fascia rossa che semmai deve riguardare solo territori più ristretti, a livello comunale o provinciale, dove si dovessero registrare focolai o imprevisti aumenti di nuovi casi positivi.

Verrà tenuto conto anche dell’andamento delle vaccinazioni.

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Il pacchetto delle Regioni è stato presentato ieri dal Governo, il clima di collaborazione c’è e c’è la volontà di arrivare a un accordo. Però domani la cabina di regia stilerà il nuovo report (su cui si basano le indicazioni dei colori) con il vecchio sistema. Tutta l’Italia, salvo la Valle d’Aosta, va verso il giallo, mentre alcune Regioni che aspirano al bianco (senza coprifuoco) come Molise, Friuli-Venezia Giulia e Sardegna dovranno comunque aspettare le canoniche tre settimane con l’incidenza sotto i 50 casi ogni 100mila abitanti. Detto questo, il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha anche spiegato non tutto il pacchetto delle Regioni potrà essere accettato a scatola chiusa. 

LA RESISTENZA
Rt e sistema dei colori, comunque, devono restare. Dice Speranza: «Il modello adottato in questi mesi ha funzionato e ci ha consentito di affrontare la seconda e terza ondata senza un lockdown generalizzato, ma con specifiche misure territoriali.

Ora, nella nuova fase, caratterizzata dal forte avanzamento della campagna di vaccinazione e dai miglioramenti dovuto alle misure adottate, lavoriamo con l’Istituto superiore di sanità e con le Regioni per adeguare il modello immaginando una maggiore centralità di indicatori quali l’incidenza e il sovraccarico dei servizi ospedalieri». Chiaro? Sì a un sistema che tenga conto soprattutto dell’incidenza (il numero di nuovi casi ogni centomila abitanti) e dei ricoveri, ma questo non può portare all’abbandono del sistema dei colori e della sorveglianza assicurata dall’Rt. Anche perché, aggiunge Speranza, «siamo impegnati a salvaguardare l’uso di sistemi di allerta precoci che possano consentire interventi adeguati e tempestivi sempre differenziando tra diversi territori». Tradotto: se dovesse emergere una nuova variante, non possiamo farci prendere di sorpresa.

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LA PROPOSTA
Bene, ma cosa prevede il sistema confezionato dalle Regioni? Fermo restando che si tratta, appunto, di una proposta e che Ministero della Salute e Istituto superiore di Sanità sono al lavoro, si legge nel documento dei governatori: «Riteniamo sia assolutamente necessario il superamento dell’indice Rt e che la proposta che si avanza debba essere considerata transitoria per arrivare in tempi rapidi a un superamento del sistema a zone». Dunque, addio all’Rt, addio ai colori.

 

Nel frattempo, si usa come punto di riferimento l’incidenza: come già succede oggi, se su base settimanale una Regione ha 250 casi ogni 100mila abitanti, scatta la fascia rossa; se oscilla tra 150 e 249 è arancione, ma diventa rossa se il tasso di riempimento degli ospedali con pazienti Covid è superiore al 30 per cento in terapia intensiva e al 40 in area medica o, al contrario, gialla se invece è inferiore rispettivamente al 20 e 30 per cento. Più in generale una Regione va in giallo quando l’incidenza è tra 50 e 149 e in bianco quando è inferiore a 50.

Viene però previsto anche un correttivo collegato ai tamponi, perché un sistema troppo legato all’incidenza potrebbe convincere alcune Regioni a ridurre strumentalmente il numero dei test eseguiti. Tutta un’altra serie di indicatori viene eliminata, si punta a introdurre il concetto di Rt ospedaliero, mentre si chiede di ricorrere, ove possibile, maggiormente a zone rosse locali per evitare, invece, chiusure complete di intere Regioni. 
Fin qui le idee delle Regioni, ieri il Cts non si è pronunciato e si attende anche il completamento del lavoro dell’Istituto superiore di sanità. Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli-Venezia Giulia e presidente della Conferenza delle Regioni, dice: «Se non modifichiamo questi parametri, se teniamo l’Rt, significa che in piena estate una regione che passa da 4 a 8 casi sintomatici va in rosso, così devastiamo il turismo. Se uno deve prenotare per venire in Italia, col rischio poi che una regione vada in rosso, tutti sceglieranno di andare in Spagna e Grecia».
 

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