Stati Generali, Conte cede al Pd: collegiali e a tappe. Lo sfogo: «Qualcuno ostacola l'azione del governo»

Stati Generali, Conte cede al Pd: collegiali e a tappe. Lo sfogo: «Qualcuno ostacola l'azione del governo»
di Marco Conti
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Martedì 9 Giugno 2020, 09:45 - Ultimo aggiornamento: 11:59

La Fase 3 si porta via anche l'uomo solo al comando. Il vertice notturno di maggioranza, convocato da Giuseppe Conte dietro pressione del Pd, lo certifica. Gli Stati generali si faranno. Inizieranno venerdì pomeriggio con le opposizioni, per poi continuare da lunedì con le parti sociali, e saranno parte di un percorso a tappe dove entro giugno si presenterà a Bruxelles il Pnr (il Piano nazionale di riforme) e entro settembre il piano per accedere al Recovery fund. Quindi non i tempi immaginati da Conte e il timone non sarà solo a Palazzo Chigi, perché la scommessa per il Paese è troppo grossa per essere affidata al solo presidente del Consiglio, al quale Nicola Zingaretti rinnova una fiducia a tempo perché ora «si giocano i destini della legislatura e il futuro dell'Italia».

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LA FINE
I contrasti si cerca di metterli da parte nel tentativo di cambiare registro. Soprattutto, si cerca di velocizzare i tempi di un esecutivo che fatica a prendere decisioni e che troppo spesso lascia nelle mani del premier dossier sui quali non si è arrivati neppure al salvo intese tra Leu, Iv Pd e M5S, e che finiscono poi per mesi nei cassetti di palazzo Chigi. L'emergenza economica post-pandemia ha però già iniziato a produrre i suoi effetti, come emerge dal numero dei disoccupati, che in autunno saranno tanto più devastanti se non si affrontano i problemi con tempestività.

A differenza della crisi del 2008, stavolta non ci sono neppure argomenti per prendersela con l'Europa, perché Bruxelles ha messo in campo una serie di strumenti. Servono quindi idee chiare, progetti esecutivi - chiedono i dem - ma prima ancora linee di politica economica che indicano da che parte questo governo intende portare il Paese. Di questo si è discusso ieri sera nella riunione dei capidelegazione di maggioranza. Alla presenza dei ministri Fraccaro e Gualtieri, mentre collegati erano Patuanelli, Franceschini, Bonafede e Speranza e Boschi, Conte ha sciorinato i capitoli sui quali intende intervenire per trasformare la crisi economica post-pandemia in un'occasione di rilancio del Paese. Parla di incontri bilaterali con i ministri che inizieranno oggi per implementare il lavoro che Conte ha messo insieme negli ultimi quattro giorni, frutto del decisivo contributo del ministro dell'Economia Roberto Gualtieri che da tempo è alle prese con la redazione del Pnr che va presentato a Bruxelles entro il mese.

Sarà forse anche per questo che il premier accusa il Mef di ostacolare l'azione del governo. Ma la polemica tra palazzo Chigi e via XX Settembre è antica e ha tagliato pressochè tutti gli ultimi governi. Il Pnr, e il lavoro della task force di Vittorio Colao, hanno contribuito ad allargare il confronto rendendo complicato l'obiettivo di arrivare entro giovedì con un testo già condiviso e traccia per il confronto con le parti sociali. Meglio quindi prendere tempo.

D'altra parte nel precedente e acceso confronto di maggioranza, il primo ad avere dubbi sulla possibilità di arrivare in tre giorni ad «una sintesi seria», era stato Dario Franceschini. Ieri sera è stato Conte a parlare di venerdì come data di inizio delle riunioni a villa Pamphili, illustrando i punti interpolati con le idee avanzate da Colao e gli obiettivi del Pnr. Stretto tra l'insofferenza del Pd e i sospetti del M5S, Conte ha ora Renzi come inaspettato e interessato sostegno, mentre nell'opposizione è FI a mostrare entusiasmo per le idee di Colao.

Più che le singole proposte, ancora declinate in maniera generica, lo scontro è sul metodo. Conte non ci sta a cambiare il sistema che gli ha permesso di restare a palazzo Chigi per due anni, e fatica a condividere con il Mef scelte che ritiene della politica e frutto della sintesti interna alla maggioranza. Nel braccio di ferro su chi dovrà guidare la ripartenza, e anche decidere dove andrà a finire la montagna di miliardi che la Ue mette a disposizione, Conte è convinto di spuntarla, ma Zingaretti ieri, nel dire «che non ci sono alternative a questa coalizione», sembra non escludere che possano essercene a palazzo Chigi. Ed infatti Di Maio scalda i muscoli organizzando vertici di maggioranza in proprio.

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