«Il Pd è malato - dice il governatore -, ma non esiste altra possibilità di ricostruire un'alternativa che non abbia il baricentro nel partito nuovo che dobbiamo costruire». «Un'alternativa c'é», esulta l'ex premier dem Paolo Gentiloni. Ma Carlo Calenda, promotore di una lista unica per le europee, non ci sta: «Il listone Zingaretti non c'entra con noi», afferma l'ex ministro, e «nel Pd non si parla seriamente di unità».
A predicare compattezza è l'altro candidato alla segreteria, Maurizio Martina, che promette di tenersi in squadra in caso di vittoria sia di Zingaretti che dell'altro rivale Roberto Giachetti (i tre si confronteranno giovedì su Sky Tg24). Quest'ultimo non si fida di Zingaretti e - sottolinea - «se tornano Michele Emiliano e Pierluigi Bersani» é pronto a lasciare il Pd. Sospetto condiviso da molti renziani andati con Martina.
Zingaretti pensa all'ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia per allargare il fronte (Nicola Fratoianni di Sinistra italiana ritiene che il Pd «non abbia fatto i conti con gli errori del passato»). Martina propone invece che il giorno dopo le primarie si apra il comitato per la lista unitaria alla Calenda per le Europee. «Non bastano le coalizioni, serve un Pd riformista», avverte, ricordando che da segretario reggente ha avviato l'apertura alle «esperienze civiche» sia in Abruzzo che in Sardegna.
A fine marzo regionali in Basilicata, dove il centrosinistra era forte.
Ora ci sono la sfida sudista di Salvini e un M5S in rotta. Il Pd avrà un nuovo leader e le Europee da preparare. Un partito con parlamentari «scelti in gran parte da Matteo Renzi», dice Enrico Letta, e «che ora va da tutt'altra parte». Schierato con Zingaretti, l'ex premier Pd é molto attivo nel presentare il suo libro. E alcuni gli chiedono se si candiderà in Europa.
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