Uno stallo che avviene alla vigilia del temuto report della Commissione europea che certificherà una crescita del Pil più bassa rispetto alla stima del governo. Un deficit/pil quest'anno lontano dalla quota prevista nel Documento di economia e finanza ma superiore.
Le nuove stime Ue apriranno la strada per le decisioni che l'esecutivo comunitario dovrà prendere il 5 giugno, quando dovrà dare seguito a quanto è già acclarato da Eurostat: nel 2018 il debito/pil è aumentato invece di calare, passando dal 131,4% nel 2017 al 132,2%. Secondo il Def aumenterà anche nel 2019 al 132,6%. Ciò implica automaticamente la preparazione di un nuovo rapporto del debito italiano. Di conseguenza rapidamente la Commissione dovrebbe inviare una lettera al governo nella quale si invita a fornire indicazioni sull'esistenza di 'fattori rilevantì che giustifichino il mancato rispetto della regola di riduzione del debito. Nel caso in cui Bruxelles non riconosca tali “fattori rilevanti” sufficienti a giustificare l'aumento del debito/pil potrebbe scattare una procedura.
Tuttavia, la Commissione procederà con i piedi di piombo trovandosi - tra l'altro - nell'ultimo scorcio del suo mandato (scadrà a fine ottobre).
La vera battaglia sui conti italiani sarà in autunno, quando il governo dovrà decidere come sostituire gli aumenti dell'Iva e come assicurare una correzione del bilancio in termini strutturali dello 0,6% del pil (10,6 miliardi).
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