Zingaretti e il congresso
Dopo nove mesi
un nuovo confronto nel Pd

Nicola Zingaretti
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Mercoledì 30 Ottobre 2019, 22:21
 ROMA Un nuovo congresso del Pd, dopo nove mesi da quello che ha eletto Nicola Zingaretti segretario con ampia maggioranza, che si è ulteriormente allargata a Base riformista. È questo il dibattito che sta occupando il confronto interno dei Dem dopo la sconfitta in Umbria, con le componenti del partito che si studiano senza mettere in discussione Zingaretti. Il segretario non lo ha escluso anche se sembra aver ha mostrato freddezza verso questa ipotesi, puntando ad un rilancio del profilo del Pd all'Assemblea programmatica di Bologna a metà novembre. Dai primi di ottobre nel Pd si ragiona ad uno cambio dello Statuto del partito, introducendo oltre al congresso ordinario per eleggere il segretario, anche la possibilità di un congresso su tesi. La Commissione Statuto, guidata da Maurizio Martina, sta mettendo a punto le modifiche che verranno approvate all'Assemblea di Bologna (15-17 novembre). Anche Andrea Romano, portavoce di Base Riformista (la componente che fa capo a Lorenzo Guerini e Luca Lotti) e Andrea Demaria, coordinatore dell'area di Maurizio Martina, hanno giudicato in giornata positivamente l'ipotesi di un congresso in cui si votino delle tesi su identità e alleanze. In effetti, dicono entrambi, dalle primarie dello scorso marzo è cambiato tutto: il Pd ha fatto un governo con il Movimento a cui voleva essere alternativo; c'è stata la scissione di Renzi e Base riformista ormai sostiene Zingaretti. Un voto su identità e future alleanze ci può stare. Ma è anche possibile che non ci sia una sola tesi da votare. Matteo Orfini ha anche oggi incalzato il partito firmando con i parlamentari a lui vicini un documento con Leu e Iv in cui si chiede al governo una cambio nei rapporti con la Libia e la sua Guardia Costiera. Orfini incalza da sinistra Zingaretti: ha presentato un disegno di legge che modifica i decreti sicurezza del governo Conte 1, e chiede che il Pd non dia vita a una alleanza organica con il Pd. In tal senso ha chiesto un congresso, perché «non è nel mandato di Zingaretti l'accordo con i 5S. Quindi se si vuole rilanciare l'alleanza c'è l'obbligo di chiamare tutti gli elettori a pronunciarsi». Immediati i sospetti delle altre componenti interne del Pd, per le quali Orfini vuole «capitalizzare» la posizione dei «giovani turchi» di unica minoranza interna al Pd. Il vicesegretario Andrea Orlando ha accolto la sfida: «Il Pd ha bisogno di un congresso perchè ha bisogno di riposizionarsi rapidamente in una fase completamente diversa dalla precedente»; lui comunque sosterrà Zingaretti. Ma l'uscita di Orlando ha a sua volta suscitato i sospetti di Base Riformista, vale a dire che il vicesegretario tema di perdere peso dentro il partito dopo l'ingresso nella maggioranza interna di Guerini e Lotti. Base riformista, ha detto Andrea Romano, punta alla durata del governo ma con un Pd che riprenda l'iniziativa politica, come ha chiesto anche Andrea Marcucci, senza subire Renzi e di M5s. «Dobbiamo riaffermarne la vocazione maggioritaria e diventare il perno pensante della coalizione», ha detto Romano. Non è che Orlando, ci si chiede, punti ad elezioni anticipate?Zingaretti ha oggi detto ecumenicamente di «non escludere» un congresso, a tesi o ordinario, dopo le elezioni in Emilia e Calabria il 26 gennaio. Un modo per far capire che non è in cima ai suoi pensieri. Il segretario Dem ha invece parlato del governo, promuovendo COnte e lanciando un ammonimento: «O si riscopre uno spirito comune o i motivi stessi di questo governo vengono meno e non si può andare avanti». Un monito a M5s e Iv ma anche alle altre componenti del Pd, invitate a impegnarsi per una apertura del Pd alla società più che al posizionamento interno.
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