Meloni scavalca Macron: garante di Kiev nella Ue. «Con Zelensky amicizia personale»

Spinta alla produzione di munizioni. Ma per le armi non si potrà usare il Pnrr

Meloni scavalca Macron: garante di Kiev nella Ue. «Con Zelensky amicizia personale»
di Francesco Bechis
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Sabato 13 Maggio 2023, 23:54

Si intendono. E si aiutano a vicenda. Palazzo Chigi, sala dei Galeoni. Tra “Giorgia” e “Volodymyr” è nata «un’amicizia personale» e per questo si chiamano per nome, si abbracciano e sorridono i due leader all’uscita da un incontro a tu per tu, niente interpreti, durato più di un’ora. Per Meloni la visita di Zelensky a Roma ha un doppio significato. È l’occasione per ribadire una convinzione cresciuta nel suo recente viaggio a Kiev: gli ucraini stanno combattendo «per difendere l’Europa intera». Per questo «una pace giusta» passa «dalla vittoria dell’Ucraina». 

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IL SORPASSO

Al tempo stesso, la tappa romana di Zelensky fa dell’Italia - di questo almeno è convinta la premier - il “garante” della causa ucraina in Europa e nella Nato.

Tre mesi fa il vertice lampo a Parigi tra Emmanuel Macron, Olaf Scholz e il presidente ucraino lasciava scottato il governo italiano, escluso dall’incontro all’Eliseo. Oggi nella mappa del tour europeo del presidente ucraino Parigi non c’è, Roma sì, notano da Palazzo Chigi con malcelata soddisfazione. E del resto è questa la lettura che Meloni consegna ai cronisti: «Il fatto che lui sia qui è il segno di un’Ucraina che scommette su un’Italia protagonista». Un protagonismo che il governo cercherà di far valere ai tavoli internazionali. Al G7 di Hiroshima la prossima settimana, dove Meloni, ha fatto sapere al suo ospite, chiederà al presidente indiano Narendra Modi - domani è in programma una telefonata - di farsi mediatore e aiutare a vincere le resistenze dei Paesi in via di sviluppo, dall’Africa all’Asia, che nelle votazioni dell’Onu continuano ad astenersi. L’Italia confida poco nella mediazione cinese e spera invece di coinvolgere nel processo di pace il governo indiano con cui Meloni ha stretto i rapporti negli ultimi mesi. Ma lo sguardo è anche al summit della Nato a Vilnius, a luglio: Roma vorrà «accompagnare» Kiev nel suo percorso di adesione all’Alleanza che tuttavia, riconosce Meloni con realismo, sarà “lungo”. Mentre l’adesione ucraina all’Ue, per cui l’Italia si spende da mesi a Bruxelles, è «un dovere» e andrà in porto, a patto che l’Ucraina si impegni sulle riforme, dalla lotta alla corruzione allo stato di diritto e la giustizia. Tra gli altri impegni italiani, quello di dar vita, insieme ai partner europei, a «un Tribunale speciale» contro i «crimini di aggressione» russi, da istituire in Ucraina. 

 

Zelensky apprezza, non chiede né recrimina. Fatta eccezione per il Samp-T, il sistema missilistico italo-francese che farà scudo ai cieli delle città ucraine di cui auspica «una consegna veloce», sa che sul fronte militare l’Italia ha già dato molto. La premier, questo sì, promette di aumentare la produzione di munizioni coordinandosi con l’Ue. Ma per farlo, è ormai deciso, non ricorrerà ai fondi del Pnrr come pure ha proposto la Commissione europea: dirottare sulle armi i fondi europei per la ripresa accenderebbe la miccia dentro e fuori la maggioranza. Né sembra all’ordine del giorno la fornitura di caccia a Kiev: gli unici aerei che l’Italia è in grado di cedere, gli Amx Ghibli, sarebbero poco utili alla causa. 

I DOSSIER

Durante il pranzo di lavoro tra delegazioni - menù a base di branzino e gelato alla vaniglia - si parla a lungo dei dossier economici. La ricostruzione ucraina: Zelensky attende dall’Italia un aiuto per la fase del “fast-recovery”, a partire dalla riapertura delle scuole bombardate a settembre. Poi la stretta sulle sanzioni a Mosca. È in arrivo un nuovo pacchetto Ue per colpire i Paesi terzi che cercano di eluderle e l’Italia continuerà a fare la sua parte congelando i beni degli oligarchi russi: ad oggi il tesoro sequestrato dalla Guardia di Finanza ammonta a 2,3 miliardi di euro. Quanto all’accordo tra Kiev e Mosca per l’esportazione di grano nel Mar nero, mediato dalla Turchia di Erdogan, l’Italia ritiene «fondamentale» il suo rinnovo. Il timore infatti è che il blocco dell’export aggravi la crisi alimentare dei Paesi nell’Africa subsahariana e di conseguenza i flussi migratori verso il Mediterraneo. Sul tavolo anche un “patto” tra Roma e Odessa per Expo 2030: in caso di vittoria, la Capitale ospiterà una parte dell’esposizione ucraina. 

Agenda ricca, insomma. Sono ormai lontani gli incidenti di percorso, i distinguo della Lega e le vecchie sortite filorusse di Berlusconi che tanto hanno irritato la controparte ucraina. Acqua passata. Non a caso a Roma Zelensky evita qualsiasi accenno alle note stonate in maggioranza, anzi in serata confessa che incontrerebbe «volentieri» Matteo Salvini. Un altro assist alla premier e leader di FdI che a fine giornata può tirare un sospiro di sollievo. «Grazie a Mattarella, Draghi e Meloni l’Italia è rimasta fedele agli impegni internazionali ed oggi è più forte», è il bilancio di un ministro meloniano. 

Tra i fedelissimi della presidente del Consiglio la convinzione è che la visita di Zelensky sia uno spartiacque. Sarà il biglietto da visita con cui Meloni volerà a Washington DC a giugno, da Joe Biden. Ma anche una carta da giocare in vista delle elezioni europee. La professione di fede atlantista pronunciata a Roma dalla Meloni e dal vicepremier forzista Antonio Tajani accorcia infatti le distanze tra le rispettive famiglie politiche, Conservatori e Popolari, nella corsa che deciderà gli equilibri e i futuri assetti a Bruxelles. 

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