Guerra nucleare? Dassù: «Solo minacce. Ci sarà la guerra fredda 2.0»

La direttrice di Aspenia: «Un accordo? È presto, mancano incentivi per negoziare»

Guerra nucleare? Dassù: «Solo minacce. Ci sarà la guerra fredda 2.0»
di Marco Ventura
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Venerdì 29 Aprile 2022, 00:20 - Ultimo aggiornamento: 30 Aprile, 09:09

Che cosa dobbiamo ancora aspettarci da una guerra imprevedibile fin dall’inizio? «È troppo presto, vista la situazione militare sul terreno, per una tregua o un accordo. Nessuna delle due parti ha per ora veri incentivi a negoziare. E quindi la guerra di attrito continuerà, nell’Est e nel Sud dell’Ucraina», avverte Marta Dassù, Senior advisor European Affairs del “The Aspen Institute” e direttrice di Aspenia. «Il coinvolgimento della Transnistria, lembo separatista della Moldavia, è già in atto. Per i russi, che hanno là più di un migliaio di uomini, la Transnistria è potenzialmente una via importante verso Odessa da ovest. Tendo a escludere un conflitto Nato-Russia: Stati Uniti ed Europa sono stati molto attenti a “separare” il loro aiuto militare all’Ucraina da un intervento diretto. Le varie minacce di Putin sulla possibilità che la Russia decida ritorsioni devastanti contro l’Occidente, anche con armi nucleari, mi sembrano soprattutto una forma di pressione o intimidazione. La Russia non è nelle condizioni militari per allargare il conflitto a uno dei paesi Nato. Colpirà le vie di rifornimento delle armi occidentali, ma questo sta avvenendo in territorio ucraino. Certo, la continuazione della guerra aumenta per definizione i rischi di incidente».

Qual è il punto d’arrivo di Mosca?
«Putin ha detto al segretario generale dell’Onu, Guterres, che il controllo dell’intero Donbass, di cui oggi la Russia controlla circa un terzo, e il riconoscimento dell’annessione della Crimea sono due condizioni irrinunciabili per un accordo. Lo sapevamo già. Ma non è chiaro dove si fermerà Mosca. Se puntasse anche al controllo di Odessa, l’Ucraina perderebbe l’accesso al Mar Nero. Ed è quasi impossibile fidarsi della Russia di oggi: potrebbe esserci una tregua parziale e temporanea, che Putin utilizzerà per dichiarare una sua “vittoria”; ma poi la guerra potrebbe riprendere. Perché l’assunto di fondo da cui muove il Cremlino è che l’Ucraina debba essere parte dell’Impero russo o non essere. Come scriveva Zbigniew Brzezinski, senza l’Ucraina la Russia non riesce a pensarsi come Impero».
Qual è la strategia degli Stati Uniti?
«Mettere l’Ucraina nelle condizioni di non perdere, se non proprio di vincere. Il sostegno militare a Kiev deve consentire a Zelensky di sedersi a un tavolo negoziale per arrivare a una tregua, non a una resa. L’idea di Washington è che fermare militarmente la Russia sia anche la condizione per fermare la guerra, non viceversa. E Washington si prepara a un lungo contenimento di Mosca».
Il fronte occidentale manterrà la sua compattezza?
«Una parte rilevante dell’Europa è più prudente sugli obiettivi della guerra: paga maggiori costi, anzitutto in termini energetici, vede maggiori rischi, e teme una nuova Guerra Fredda.

Ma per il momento il fronte occidentale regge, come dimostra la svolta tedesca sulle forniture di armi pesanti all’Ucraina. L’aggressione della Russia e la brutalità della guerra hanno distrutto le illusioni europee, incluse quelle di Macron, nelle possibilità di cooperazione con un regime come quello di Putin. Se non ci sarà un cambio di potere a Mosca la Russia resterà isolata dal mondo occidentale. Oggi è difficile immaginarlo, ma le crepe ci sono». 

 


Il comando unificato ha rilanciato l’avanzata dei russi a Est…
«In realtà, anche l’offensiva nel Donbass, preparata da ondate di bombardamenti, non sta dando grandi risultati: i russi hanno imparato qualcosa dalla lezione di Kiev, si muovono in modo più coordinato, hanno qualche successo locale ma non sono riusciti ad accerchiare le forze ucraine. Vedremo: la Russia ha una superiorità quantitativa che potrà usare meglio su questo fronte che a Kiev. Ma non ha ancora il controllo dello spazio aereo e non può contare su grandi rinforzi, a meno che Putin non dichiari una mobilitazione generale, mettendo fine alla farsa della “operazione militare speciale”».
Il tempo aiuta Putin o Zelensky?
«Difficile rispondere, ci sono molte variabili. Zelensky ha avuto bisogno di tempo per ricevere gli aiuti militari occidentali, che adesso arrivano in fretta. E naturalmente non vuole perdere troppe vite umane, ma pensa ancora che la guerra veda l’Ucraina in vantaggio. Putin ha bisogno di un qualche tipo di successo prima che le sanzioni occidentali comincino a colpire fino in fondo. Come avverrà. Ma ha anche dichiarato che la Russia è pronta a tempi lunghi pur di raggiungere tutti i suoi obiettivi».
Che cosa è in gioco?
«La sovranità di un paese che è stato invaso e il futuro di un popolo che difende la sua libertà. Ma anche gli equilibri europei e l’assetto internazionale dei prossimi decenni. È molto probabile una guerra fredda 2.0, e prevedibile un forte aumento di instabilità nel Mediterraneo e nei paesi africani, come effetto della crisi alimentare provocata dalla guerra. Uno scenario quanto mai preoccupante, anche per l’Italia. La tendenza alla de-globalizzazione, già evidente con la pandemia, si accentuerà: il sistema internazionale sarà più frammentato. Avremo insieme crescita bassa e inflazione alta, cosa che per certi versi ricorda gli Anni 70».
La Cina farà la differenza?
«La variabile decisiva sarà la Cina, che ha nella Russia un paese-cliente con risorse energetiche cruciali ma che non ha interesse a precludersi i mercati occidentali. Pechino farà gioco a sé, Xi Jinping guarda soprattutto al suo terzo mandato. Esiste poi una vasta area grigia di paesi, dall’India al Brasile, che vuole sottrarsi alla logica binaria dello scontro fra democrazie e potenze autoritarie. L’Europa rischia di essere l’anello debole nel confronto fra gli Usa e una Russia comunque indebolita, isolata e frustrata. E la guerra del gas potrebbe dividere gli europei. Per ridurre la sua vulnerabilità, il nostro continente, con i suoi paesi maggiori, dovrà finalmente diventare un attore geopolitico credibile, con una politica energetica molto diversa dal passato e una difesa comune complementare alla Nato. In questo senso, l’Ucraina sta combattendo una battaglia anche per il futuro dell’Europa».

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