Guerra, da Draghi sì al gas calmierato. Ma apre il fronte oligarchi. Ok della Ue al tetto sui prezzi dei combustibili

Il premier incontra von der Leyen: «Compensazioni per cittadini e imprese»

Guerra, da Draghi sì al gas calmierato. Ma apre il fronte oligarchi. Ok della Ue al tetto sui prezzi dei combustibili
di Alberto Gentili
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Lunedì 7 Marzo 2022, 21:37 - Ultimo aggiornamento: 11 Marzo, 19:32

Mario Draghi, a margine dell’incontro con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, non abbandona il suo stile felpato. Ma da Bruxelles il premier italiano manda due segnali chiari che secondo alcune fonti diplomatiche gli sarebbero costati l’esclusione dalla video-call con Joe Biden, Emmanuel Macron, Olaf Scholz e Boris Johnson.

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Da Draghi sì al gas calmierato

Il primo: serve cautela su nuove sanzioni, sollecitate da Usa, Polonia e Paesi Baltici volte a bloccare il flusso di gas e petrolio dalla Russia che metterebbero in ginocchio il nostro Paese, che da Mosca importa il 40% del fabbisogno energetico. Piuttosto, gli altri Stati «facciano come Italia, Francia e Germania» e applichino le misure contro gli oligarchi russi. Il secondo segnale: l’Unione europea, come è accaduto per fronteggiare la pandemia, trovi il modo per aiutare i Paesi più colpiti come l’Italia dalle sanzioni e dalla crisi energetica.
«Sarebbe naturale che ciò avvenisse, ma non c’è ancora alcuno schema specifico», chiosa il premier, «se ne parlerà giovedì al Consiglio europeo a Versailles» dove il presidente francese Macron dovrebbe lanciare un nuovo Piano di ripresa e resilienza (Pnrr).

Questa volta non per riparare ai disastri del Covid, ma a quelli della guerra in Ucraina. E la von der Leyen accoglie già la richiesta italiana, avanzata dal ministro Roberto Cingolani, di fissare un tetto al prezzo dei combustibili: la Commissione Ue «è pronta a sostenere gli Stati membri nella progettazione» di misure di regolazione dei prezzi del mercato del gas, si legge nella bozza della comunicazione sull’energia che sarà pubblicata oggi e che conterrà anche più flessibilità sugli aiuti di Stato.

 


«SONO DRAGHI E ITALIANO»


A Palazzo Berlaymont, con a fianco la von der Leyen, Draghi comincia con una battuta avendo notato che sul mini-podio che gli è stato riservato non è riportato il suo nome. «Una cosa sola: qui c’è scritto “Commissione europea”, ma non mi hanno assunto. Sono Mario Draghi e sono italiano». Poi il premier celebra «la straordinaria prova di unità» della Ue sia sul fronte delle sanzioni «senza precedenti» contro la Russia, sia nel sostegno all’Ucraina «con aiuti finanziari e militari» a Kiev. E chiede che questa unità sia replicata «nell’affrontare tutte le conseguenze che la crisi avrà sull’Ue, come l’accoglienza dei rifugiati dall’Ucraina e la tutela della sicurezza energetica per cittadini e imprese». Sicurezza che andrà garantita, come conferma la von der Leyen, con «la diversificazione, riorganizzazione e compensazione, a tutela di cittadini ed imprese». Nel frattempo «l’Italia è al lavoro, procedendo in tempi rapidi alla diversificazione degli approvvigionamenti, per ridurre la dipendenza dal gas russo». «Per metà anno circa il 50% del gas che importiamo da Mosca sarà sostituito da altre fonti», garantisce Cingolani.


In ogni caso, puntualizza Draghi, «quello energetico è solo uno degli aspetti. La migrazione è un’altra questione che tocca i Paesi, ma non tutti nella stessa dimensione. Quindi, occorre che l’Ue si organizzi per cercare di aiutare gli Stati che sono più colpiti». Ma secondo fonti diplomatiche, «è ancora tutto in via di definizione».

PACCHETTO SANZIONI


Ancora più delicata la questione di un nuovo pacchetto di sanzioni che, come chiedono Stati Uniti, Polonia e Baltici, dovrebbe colpire i flussi di gas e petrolio dalla Russia. Su questo fronte Draghi ha al suo fianco il cancelliere tedesco con cui in serata ha una telefonata. Scholz, che deve scontare una dipendenza dalle fonti energetiche russe superiore a quella italiana, è durissimo. Dice che le importazioni da Mosca «sono essenziali per la vita dei cittadini» ed esclude categoricamente misure sul settore energetico. Draghi concorda alla lettera tant’è, che a dispetto dell’annuncio della von der Leyen («nell’incontro parleremo di ulteriori sanzioni»), alla fine del faccia a faccia glissa: «Non abbiamo parlato di nuove misure contro la Russia, ma non sono escluse».
Soprattutto, il premier italiano, punta il dito contro i Paesi come la Gran Bretagna che non hanno adottato in pieno il giro di vite contro gli oligarchi russi. Così: «Nei giorni scorsi il ministero dell’Economia ha approvato importanti provvedimenti di congelamento di beni nei confronti di oligarchi russi, che sono stati prontamente eseguiti. Mi farebbe davvero piacere vedere che analoghe misure venissero prese da tutti i Paesi». Quest’ultima frase è pronunciata in inglese per rendere chiara la bacchettata. Seguita da un’altra: «La Banca d’Italia ha chiesto agli istituti di credito di comunicare le misure di congelamento applicate». E sempre in inglese: «Ora dobbiamo agire, tutti noi, con la massima rapidità». Come già fanno «Italia, Francia e Germania», mentre altri Stati «si muovono meno velocemente».


Infine Draghi, pur confermando «sostegno» alla richiesta del presidente ucraino Volodymyr Zelensky di aderire alla Ue, si mostra prudente al pari di Macron e Scholz: «L’Ucraina fa parte della famiglia europea, ma il processo è lungo. L’ingresso nella Ue è sempre preceduto da profonde riforme strutturali».
 

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