Difesa, ministro Guerini: «Sull'impiego dei fondi europei la regia deve essere collegiale»

Difesa, ministro Guerini: «Sull'impiego dei fondi europei la regia deve essere collegiale»
di Alberto Gentili
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 23 Settembre 2020, 09:53

Ministro Guerini, scampato pericolo: la Toscana resta rossa, le elezioni regionali finiscono 3 a 3, ha vinto il sì al referendum, Zingaretti non rischia più il posto...
«Sicuramente è un risultato molto positivo per il Pd, che si afferma come primo partito a livello nazionale ed elegge i suoi candidati a governatore invertendo i pronostici della vigilia. Questo è merito prima di tutto del segretario per il lavoro fatto in questi mesi e dell'unità dimostrata dal nostro partito, grazie anche al comportamento leale della nostra area».

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E il governo? E' davvero più stabile come si dice?
«Direi proprio di sì. Il voto rappresenta un incoraggiamento per il governo a proseguire nel lavoro che sta facendo e una stabilizzazione del quadro politico. Credo, a questo punto, che arriveremo al 2023, alla fine della legislatura, così come scritto nel patto siglato l'anno scorso. Questa prospettiva ora è rafforzata».

Con i 5Stelle siete stati avversari alle regionali, Liguria a parte e avete perso le Marche perché hanno rifiutato un candidato unitario. Potrete tornare a governare assieme come se nulla fosse?
«Il tema del rapporto con i 5Stelle è complesso, arriviamo da anni di confronto molto duro e abbiamo una cultura politica sicuramente differente. Anche se questo anno di governo insieme ha accorciato le distanze, la nostra rimane un'alleanza tra diversi. Però ha fatto bene Zingaretti a porre la questione di un'alleanza stabile che, in molte realtà, ha spinto gli elettori grillini al voto utile favorendo la vittoria dei nostri candidati».

Ora nel Pd si parla di una fase nuova. Cosa significa?
«Significa che va rafforzata la nostra iniziativa sull'agenda di governo. Adesso i 5Stelle devono fare passi in avanti su una serie di questioni che avevamo congelato durante la campagna elettorale. In primis la revisione dei decreti sicurezza».

E il Mes, il Meccanismo europeo di stabilità?
«E' arrivato il momento che si dica sì anche al Mes. E' uno strumento finanziario a condizioni vantaggiose, non ha condizionalità ed è utilissimo per potenziare il sistema sanitario nazionale in una fase difficile prodotta dalla pandemia. Bisogna ricorrervi, punto».

Il premier Conte però è preoccupato: teme che a causa delle divisioni tra i 5Stelle, l'adesione al Mes non abbia i numeri in Senato.
«Vedremo. I temi vanno spiegati e diventare oggetto di confronto. Dopo di che, sono convinto che ci siano le condizioni per dire sì al Mes anche in Senato».

Con il soccorso di Forza Italia e responsabili vari?
«In questo momento non mi soffermerei su questo. Ora è più importante ragionare sulla portata e l'utilità del Mes. Poi ciascuno si prenderà le proprie responsabilità».

Zingaretti dice che il primo obiettivo del Pd è spendere bene i 209 miliardi del Recovery fund. Chi deve gestire questa montagna di soldi? Palazzo Chigi, oppure il governo nel suo complesso, in particolare il ministro dell'Economia Gualtieri?
«E' interesse dell'intero esecutivo che le risorse siano spese bene per permettere il rilancio del Paese. Ed è già in atto un lavoro collegiale, tra presidente del Consiglio e ministri, per definire i progetti da finanziare. Ebbene, questo lavoro deve restare collegiale: la regia non può che essere larga e, pur facendo perno su palazzo Chigi, deve coinvolgere tutti i ministri interessati. Senza contare che è indispensabile un confronto con il Parlamento e il Paese».

Alla vigilia del voto dal Pd è arrivata la richiesta di un tagliando del governo. Il rimpasto si farà?
«Faccio parte dell'esecutivo e se rispondessi sarebbe inelegante. Però ho ascoltato Zingaretti porre l'accento più sui temi, che sugli assetti. E in ogni caso la valutazione spetta innanzitutto al presidente del Consiglio».

Zingaretti vicepremier potrebbe rafforzare l'esecutivo?
«Nicola ha condotto una battaglia importante che ha consentito al Pd di conseguire un risultato elettorale positivo. Ma, ripeto, sull'assetto del governo, non intervengo. Tanto più che il tema oggi non mi sembra all'ordine del giorno».

Il suo amico Renzi non ha brillato, Italia Viva ha preso appena il 4,4% nella sua Toscana. E' un'operazione a perdere?
«In questa tornata elettorale ogni partito, piccolo o grande, ha dato il proprio contributo. Noto però che quando ci siamo presentati uniti i risultati ci hanno premiato, mentre è stato penalizzato chi è stato ritenuto dagli elettori responsabile delle divisioni. L'insegnamento che bisogna trarre da questo voto è che serve unità».

Non sarà che anche lei, come Bonaccini, rivorrebbe Renzi e Bersani nel Pd?
«L'ho già detto e lo ripeto, del resto questa opinione è condivisa dai diretti interessati: anche questo tema non è all'ordine del giorno».

Si farà la legge elettorale proporzionale con sbarramento al 5%?
«Questa è l'intesa di maggioranza su cui si è fondato il patto di governo. Ci sono tutte le condizioni per portarla avanti, tanto più che il passaggio referendario rendere necessaria la riforma elettorale».

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato che presto nascerà un'Agenzia europea per le crisi sanitarie e la ricerca biomedica. Roma ha i titoli per ospitare questa struttura?
«L'Italia ha tutte le carte in regola, come ha dimostrato durante l'emergenza Covid-19, per accogliere la nuova Agenzia. E ritengo che Roma, con le sue eccellenze, debba essere candidata a diventarne la sede».

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