Gregoretti, lunedì il voto su Salvini. I giallorossi diserteranno: niente assist per le Regionali

Gregoretti, lunedì il voto su Salvini. I giallorossi diserteranno: niente assist per le Regionali
di Simone Canettieri
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Sabato 18 Gennaio 2020, 07:28 - Ultimo aggiornamento: 15:31

Disertare la seduta. Per fare in modo che lunedì la giunta delle autorizzazioni del Senato neghi il processo a Matteo Salvini per il caso Gregoretti. Sì proprio così. Attenzione, però. Il tutto ben sapendo che a febbraio, tra un mese, il parere verrà ribaltato e la maggioranza questa volta sarà in prima fila a Palazzo Madama per dare, al contrario, il via libera al procedimento penale. La decisione sarà presa lunedì mattina durante una riunione di maggioranza, ma la strada che Pd-M5S-Iv-Leu vogliono intraprendere ormai è stata tracciata: è questa.

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Il caos scoppiato ieri in Senato, e che ha investito anche la presidente Elisabetta Casellati, aiuta così il piano dei giallorossi: evitare che lunedì alle 17, a sei giorni dal voto in Emilia Romagna, il leader della Lega abbia un argomento politico da spendere nel rush finale della campagna elettorale. Del tipo: «Io ho messo in sicurezza gli italiani dall'immigrazione incontrollata e la maggioranza vuole mandarmi un carcere».
 



Ufficialmente l'idea che sta prendendo piede tra i giallorossi in queste ore è dunque la seguente: non ci presentiamo per protesta perché, come dice Pietro Grasso senatore di Leu e membro della giunta, «è stata minata la funzione di garanzia di organi come la giunta del regolamento e quella per le immunità». Ma lo strappo non eviterà in un secondo momento a Salvini di finire processo: «Nessun ministro può essere o sentirsi sopra la legge», ribadisce Grasso con un chiaro avviso ai naviganti.
 


I NUMERI
Da regolamento servono otto senatori per garantire il numero legale alla seduta. I numeri non mancheranno, con una particolarità: saranno quelli del centrodestra. Che, salvo sorprese, si ritroveranno da soli a decidere sull'operato dell'ex ministro dell'Interno sul caso della nave Gregoretti. E il responso sembra scritto: la scorsa estate Salvini si mosse tenendo bene a mente l'interesse preminente dello Stato, dunque non deve essere processato.

All'inizio la maggioranza aveva pensato anche di presentarsi e di astenersi al momento del voto. Ma sarebbe sta comunque una decisione politica, complicata da spiegare un mese dopo con un voto favorevole.
La tensioni di ieri che hanno investito anche i vertici di Palazzo Madama offrono così la migliore giustificazione possibile per marcare visita: protestiamo. Maurizio Gasparri, presidente della giunta per le autorizzazioni, si limita a registrare come alle fine «non si parli più del merito della vicenda, ma si preferisca la strategia politica in vista delle regionali».

Per il Pd una boccata d'aria. Tanto che dal Nazareno sono pronti a ribadire: «La casta salverà Salvini. Ma il Capitano è spacciato e al ritorno, nel passaggio decisivo in aula, non gli faremo sconti». In quel caso servirà la maggioranza qualificata: 161. «E noi saremo pronti e tutti».

Intanto, lunedì ci sarà la grande diserzione, studiata in punta di regolamento dai big che reggono il governo Conte. Un modo per rimandare le critiche che la Lega è pronta a sparare contro i grillini e il governo Conte. Lo scorso marzo, piena era gialloverde, seppur con un certo travaglio alla fine i grillini votarono contro la richiesta sulla storia della nave Diciotti. Con Palazzo Chigi pronto a rivendicare la collegialità della scelta, idem i ministri Di Maio e Toninelli. Adesso lo scenario è ribaltato. E per mettere in sicurezza l'esecutivo, si punta a non concedere spazi di manovra o, meglio di polemica, a Salvini che si è gettato a capofitto sulle regionali convinto che un doppio successo, in Emilia e in Calabria, possa in qualche modo dare una spallata al governo Conte bis.
 

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