Green pass, terza dose per viaggiare in Ue. In 35 mila assediano Bruxelles

La Commissione al lavoro per ridefinire la scadenza del certificato verde e spingere i richiami

Green pass, terza dose per viaggiare in Ue. In 35 mila assediano Bruxelles
di Francesco Malfetano e Gabriele Rosana
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Domenica 21 Novembre 2021, 21:26 - Ultimo aggiornamento: 22 Novembre, 14:25

L’Europa è pronta a legare la validità del Green pass per i viaggi internazionali alla terza dose. I servizi della Commissione sono infatti al lavoro, in stretto contatto con quelli del Consiglio, per aggiornare la raccomandazione sulla libertà di movimento nell’Ue durante la pandemia adottata lo scorso anno e introdurre una data di scadenza per il certificato vaccinale: una mossa, che Bruxelles dovrebbe formalizzare all’inizio della settimana, per far fronte ai nuovi picchi nei contagi in tutta Europa e per incentivare chi ne ha già diritto a sottoporsi alla somministrazione di richiamo.

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Gli scontri

E potrebbe esserci anche la notizia di questa iniziativa, oltre alla stretta imposta dal governo guidato da Alexander De Croo che ha vietato l’accesso a bar e ristoranti ai No vax, dietro ai duri scontri di ieri nella capitale belga.

Nei pressi di Palazzo Berlaymont, dov’è ospitata la sede della Commissione Ue, si sono infatti “barricate” circa 35mila persone per quella che sarebbe dovuta essere una manifestazione pacifica ma che si è rapidamente trasformata in guerriglia urbana. Al punto che nel pomeriggio sono dovuti intervenire i blindati della polizia per sfondare le barricate alzate e poi date alle fiamme dai manifestanti. Gli scontri e le cariche sono continuate fino a sera, diradandosi solo dopo che le forze dell’ordine hanno fatto ricorso a cannoni ad acqua e gas lacrimogeni in risposta al lancio di oggetti di un gruppo di manifestanti, molti dei quali indossavano cappucci e mostravano bandiere nazionaliste fiamminghe. Il bilancio è di 3 agenti e un manifestante ferito. Oltre a 40 arresti. 

Normative à la carte

Tornando alle questioni Ue, il documento in via di approvazione non ha valore vincolante, ma fornisce un approccio uniforme fra i Ventisette Stati membri dell’Ue per i viaggi internazionali e maggiori dettagli sul funzionamento del certificato digitale Covid-19 per chi si sposta tra i Paesi Ue. Quanto alle regole da seguire in ciascuno Stato per l’accesso ai ristoranti o ai luoghi della cultura, invece, da Bruxelles nessuna indicazione: ogni Paese continuerà a fare da sé.

Di fronte all’introduzione di misure restrittive per i no-vax in molti Stati membri, dall’Austria alla Grecia, la Commissione vuole evitare una nuova corsa in ordine sparso con normative nazionali à la carte. Ecco allora il tentativo di coordinare un nuovo sforzo di armonizzazione a livello comune. L’obiettivo, ora che sempre più Paesi aprono ai richiami per la popolazione generale, è definire un approccio univoco su cosa voglia dire completamento del ciclo vaccinale e, quindi, mettere a punto un orientamento comune sulla durata della validità del pass verde che si ottiene dopo l’ultima dose. 

Approvato nei primi mesi dopo il via alle campagne vaccinali, ad oggi il certificato digitale Ue non prevede infatti alcun limite temporale per la validità del pass degli immunizzati; l’unica scadenza - semestrale - prevista nel testo riguarda semmai il pass dei guariti. Adesso, una delle proposte sul tavolo che dovrà essere confermata dalle interlocuzioni fra i governi e la Commissione, prevede una scadenza del certificato 12 mesi dopo l’ultima somministrazione. Nei limiti di questo intervallo, in linea di principio uno Stato non potrà imporre ulteriori restrizioni ai viaggiatori in provenienza da un altro Paese. 

La revisione dovrebbe occuparsi anche di precisare nuove scadenze per la validità dei test molecolari e antigenici e pure di allentare il legame fra le restrizioni e le mappe a colori dell’Ecdc, il Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie che misura il tasso di incidenza delle infezioni. Nuove misure andrebbero piuttosto legate alla situazione individuale di ciascuno. 

Lo sprint Ue verso la terza dose si scontra con i bassi livelli di immunizzazione in molti Paesi dell’Est, dove la campagna vaccinale è in difficoltà (la Bulgaria ha appena il 24% della popolazione con due dosi, la Romania il 30%): per questo, e per il timore di nuove contestazioni in patria, parecchi rappresentanti dei governi riuniti a Bruxelles preferiscono evitare di dare clamore all’aggiornamento della raccomandazione sui viaggi. 

Chi di certo non è soddisfatto della nuova corsa Ue per il tris vaccinale è l’Organizzazione mondiale della sanità. Il suo direttore generale Tedros Ghebreyesus ha criticato la settimana scorsa la diffusa somministrazione di richiami, mentre i Paesi in via di sviluppo sono ancora in attesa della prima iniezione: «Al mondo ci sono sei volte più dosi di richiamo amministrate che prime dosi negli Stati a basso reddito».

 

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