Green pass: ristoranti, hotel e bus anche senza il vaccino. Verso il sì già da marzo

Sul tavolo del governo l’ipotesi di ridurre le occasioni in cui è richiesto il Super pass. Cambiano le regole per lo smart working, ad aprile arriva il diritto alla disconnessione

Green pass: ristoranti, hotel e bus anche senza il vaccino. Verso il sì già da marzo
di Francesco Malfetano
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Giovedì 24 Febbraio 2022, 21:35 - Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 09:46

Non solo l’addio definitivo alle mascherine all’aperto, alle Ffp2 a scuola o al sistema delle zone a colori. Con la mancata proroga dello Stato d’emergenza preannunciata mercoledì dal premier Mario Draghi, prenderà ufficialmente il via il percorso che porterà a «rimuovere le restrizioni residue dalla vita di cittadini e imprese». Oltre a quelle anticipate dallo stesso presidente del Consiglio nel suo intervento a Firenze, sul tavolo del ministero della Salute ce ne sarebbero però già diverse altre. Accanto all’eliminazione del Green pass per le attività all’aperto, si sta ragionando anche sul limitare fortemente l’applicazione della versione rafforzata del Qr Code, quella ottenibile solo a seguito di vaccinazione o guarigione. In particolare si pensa di escludere bar e ristoranti al chiuso, oltre ai mezzi di trasporto a lunga o breve percorrenza. 


L’orientamento è quello di allineare prima possibile - e infatti c’è anche chi non esclude che il pass rafforzato possa essere limitato già nella seconda metà di marzo - i provvedimenti per i cittadini italiani a quelli per i turisti extra-Ue.

A ben vedere infatti, c’è il rischio che si generi un paradosso. Ovvero che chi si trova in visita in Italia possa muoversi più agilmente rispetto ai cittadini della Penisola. Il riferimento è alle decisioni prese dal governo il 2 febbraio scorso. Quando cioè è stato stabilito che «coloro che provengono da uno Stato estero e sono in possesso di un certificato di avvenuta guarigione o avvenuta vaccinazione con un vaccino autorizzato o riconosciuto come equivalente in Italia, nel caso in cui siano trascorsi più di sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale o dalla guarigione, è consentito l’accesso ai servizi e alle attività per i quali è previsto il Green Pass Rafforzato previa effettuazione di un test antigenico rapido (validità 48 ore) o molecolare (validità 72 ore)».

Vale a dire che, specie quando dal 1 marzo ai turisti extra-Ue sarà concesso di accedere in Italia senza quarantena, un cittadino americano vaccinato da più di 6 mesi in visita in Italia può accedere a bar e ristoranti, o anche a treni, metropolitane e bus, solo con un tampone. Possibilità che invece, non è prevista per i cittadini italiani. L’anomalia affonda le sue radici nella necessità di favorire il settore turistico e gli arrivi da quei Paesi in cui sono state effettuate vaccinazioni con farmaci non riconosciuti da Ema, offrendo garanzie agli operatori. Tuttavia il cortocircuito ora è evidente. E quindi il governo ragiona sul come sanarlo. Una delle possibilità è - appunto - lasciare che per accedere a ristoranti, bar, aerei, traghetti, treni e trasporto pubblico locale venga utilizzato il pass “base”. 

Le altre misure

Non solo. Con il termine dello stato di emergenza oltre allo scioglimento del Comitato tecnico scientifico e della struttura emergenziale che fa capo al generale Francesco Paolo Figliuolo, cambieranno anche le modalità di accesso allo smart working per milioni di italiani. Verrà quindi superata la visione emergenziale dello strumento. Cioè, tecnicamente, oggi ogni dipendente dovrebbe discutere della questione con il proprio datore di lavoro. In realtà il governo sta elaborando un testo che punta a introdurre procedure semplificate anche fuori dall’emergenza, permettendo alle imprese di predisporre modelli di adesione al regime del lavoro da remoto per i suoi lavoratori. Modelli che però devono rispondere al protocollo firmato da sindacati e associazioni di categoria lo scorso 7 dicembre. 


Un documento che, al pari di quanto già avvenuto per la Pubblica amministrazione, introduce diverse novità. Tra le altre cose l’accordo tra imprese e dipendenti dovrà prevedere la durata del periodo di lavoro agile - a termine o indeterminato -, l’alternanza tra i periodi di lavoro all’interno e all’esterno dei locali aziendali, l’eventuale esclusione di alcuni luoghi da quelli in cui è possibile lavorare a distanza, e gli strumenti con cui svolgere il lavoro, forniti dall’azienda salvo diversi accordi. E c’è, soprattutto, la garanzia del cosiddetto “diritto alla disconnessione”, una fascia oraria in cui i lavoratori non sono tenuti ad essere reperibili. In altre parole si avrà diritto a un periodo di riposo consecutivo giornaliero non inferiore a 11 ore. E questo anche se la prestazione lavorativa in modalità agile viene svolta senza un vincolo di orario. Un’altra piccola rivoluzione che attende la quotidianità di 7-8 milioni di lavoratori italiani. 

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