Green pass Parlamento, le zone franche di Camera e Senato: il personale (per ora) è escluso

Green pass, le zone franche di Camera e Senato: il personale (per ora) è escluso
di Diodato Pirone
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Giovedì 16 Settembre 2021, 00:58 - Ultimo aggiornamento: 06:56

Ad aprire le danze ci ha pensato ieri pomeriggio il segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri. «La vita dei nostri lavoratori ha la stessa dignità della politica e per questo abbiamo chiesto che il Green pass sia reso obbligatorio anche in Parlamento e il governo sembra che ci abbia ascoltato e forse non solo su questo punto», ha sospirato ieri il dirigente sindacale, alla evidente ricerca di qualche argomento da contrapporre alle schiere di malpancisti del Green pass.

Bombardieri non è il primo che tira in ballo il Parlamento. Già durante l’estate, infatti, in occasione del primo decreto che introduceva il Green pass per entrare nei ristoranti al chiuso, a Montecitorio era esplosa una polemica politica intorno ad un punto “collaterale”: e che succederà ai deputati? Prima o poi dovranno presentare il Green pass per entrare nell’Aula?

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A giugno il problema fu risolto dagli uffici di presidenza di Camera e Senato che applicarono anche al loro interno - passaggio necessario perché il Parlamento è composto da due organi costituzionali che hanno un proprio regime giuridico - le regole che erano scattate per tutta l’Italia.

Da mesi quindi per entrare nel ristorante della Camera o nella Biblioteca occorre presentare un Green pass esattamente come in tutte le analoghe strutture italiane.

IL NUOVO REGIME

Cosa cambierà con il nuovo decreto? Con ogni probabilità il testo che il governo varerà oggi conterrà la classica frase per cui le regole fissate per tutti gli italiani varranno anche per gli organi costituzionali dopo l’approvazione degli uffici preposti. La storia però non finisce qui. Per quanto riguarda i dipendenti della Camera e del Senato, organizzati in una dozzina di sindacati per ognuna delle due strutture, gli osservatori prevedono l’emersione di più di una protesta soprattutto fra le organizzazioni che fanno capo all’universo del sindacalismo autonomo molto forte soprattutto a Palazzo Madama.

E’ prevedibile comunque l’apertura di un confronto sindacale al termine del quale gli uffici di presidenza e i Questori (i deputati e i senatori che sovrintendono all’organizzazione delle due Camere) dovranno decidere se applicare il Green pass a commessi e consiglieri parlamentari come a tutti gli altri lavoratoti italiani oppure no. E l’esito della partita appare scontato. Il nodo è più ingarbugliato per i parlamentari. Se il Green pass sarà obbligatorio per tutti i lavoratori italiani varrà anche per i deputati e senatori? E davvero i parlamentari dovranno presentarlo anche per esercitare il voto per il quale sono eletti dagli italiani?

La domanda è obiettivamente delicata ed è difficile pensare che potrà essere risolta soltanto fissando un regolamento. Altri parlamenti, a partire da quello europeo, hanno risolto il problema alla radice consentendo ai loro membri il voto da remoto che nei momenti più bui della pandemia ha consentito alla Camera di Bruxelles di funzionare senza mettere a rischio la salute o la vita degli eletti.

Ma le Camere italiane non sembrano orientate ad adottare questa soluzione. E dunque la richiesta di Bombardieri resta sul tappeto, ineludibile: se il certificato vale per tutti i lavoratori deve essere applicato anche agli eletti in quanto lavoratori del Parlamento. La richiesta, paradossalmente, sembra accomunare tutti, sia i favorevoli che i contrari al Green pass. Ma a sciogliere il rebus saranno inevitabilmente i presidenti delle Camere coadiuvati dagli uffici di presidenza e dai Questori.

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