Green pass obbligatorio nei ristoranti da venerdì: come funzionano i controlli

Green pass obbligatorio da venerdì: «Controlli al tavolo o all'ingresso?»
di Francesco Malfetano
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Mercoledì 4 Agosto 2021, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 07:35

 «Questo locale ha superato due guerre e pure la pandemia fino ad ora, ma col pass diventa ancora più difficile». A poco meno di 48 ore da quando la Penisola imboccherà definitivamente «la via italiana per il Green pass», i ristoratori romani sono pronti ma amareggiati. Non condividono la scelta del governo di imporre la certificazione nei locali al chiuso, «ma proveremo a lavorare lo stesso». Francesco Mariani ad esempio, del ristorante Checchino 1887 a Testaccio da sei generazioni, ha optato per la scelta più drastica. «Ho scaricato l’app per la verifica delle certificazioni perché non si sa mai, ma preferisco tenere la sala interna da 60 posti chiusa. Lavorerò solo con i 25 coperti esterni perché “ristorare” non può significare mettere in imbarazzo il cliente chiedendogli se è vaccinato o il documento d’identità, magari parlandogli in tedesco o spagnolo. Per me non funziona così, io non sono un controllore, non può spettare a me». La pensa così anche Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli e presidente della conferenza Stato-Regioni: «Non dobbiamo dare ai ristoratori il peso dei controlli», il pass si dovrebbe trattare «come la patente: non è che un cittadino va in giro a chiedere la patente agli altri, ma se c’è un controllo deve mostrarla altrimenti va incontro a sanzioni».

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Le interpretazioni - Perplessità e differenze di vedute («Voglio vedere se i vigili li faranno davvero i controlli ai clienti, come al solito si limiteranno ad attaccare noi» dice un altro dei ristoratori storici del centro della Capitale, che però preferisce non comparire) che accomunano l’intero settore. «Il problema organizzativo in questo momento è importante - spiega Luciano Sbraga di Fipe-Confcommercio - soprattutto per i circa 2mila ristoranti a Roma che non hanno spazi all’esterno». Tra i nodi più intricati ancora da sciogliere, oltre alla legittimità di chi debba effettuare il controllo, c’è il momento giusto in cui va sfoderare l’app dedicata, VerificaC19. «La norma parla di accesso ai servizi e non di accesso al locale - aggiunge Sbraga - Per cui il pass va controllato non quando metto piede nel ristorante ma quando siedo al tavolo per ordinare». A quel punto però potrebbe risultare più difficile dire ad un cliente che deve andar via. «Se ne vedranno di tutti i colori. Non ci resta che sperare nella capacità di attrezzarsi dei locali e soprattutto nel buon senso dei clienti» conclude il tecnico della Federazione italiana pubblici esercizi. «Noi siamo pronti - spiega Daniela Gazzini, titolare dei Vivi bistrot, 4 locali a Roma - ma solo perché abbiamo una reception fin dall’inizio della pandemia.

Prima serviva per misurare la temperatura, ora la useremo per controllare il pass». Un servizio efficiente con un costo però importante. «Su più turni abbiamo 3 persone addette al servizio» dice Gazzini, che poi attacca: «E invece nei centri commerciali al chiuso? E fa ridere che poi sui mezzi non si controlli nulla».

Gli altri -  In realtà, il pass è obbligatorio anche per diverse altre attività, tra cui palestre e piscine al chiuso che in alcuni casi sono state “fantasiose”. «Siamo in qualche modo fortunati - racconta Laura Filipponi della Lungotevere Fitness - per le nostre attività i clienti devono portare un certificato medico che noi inseriamo sulla nostra app, collegandolo al profilo e impostando una scadenza. Col pass faremo lo stesso». Una verifica all’inizio quindi, e poi la data di scadenza che blocca in automatico l’accesso alla struttura. «Questo perché ho già verificato che il 90% dei nostri è vaccinato - conclude Filipponi - per gli altri abbiamo una convenzione con una farmacia».

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