Green pass, Ciciliano (Cts): «Stadi, teatri e cinema: la capienza aumenterà»

Green pass, Ciciliano (Cts): «Stadi, teatri e cinema: la capienza aumenterà»
di Francesco Malfetano
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Domenica 26 Settembre 2021, 23:55 - Ultimo aggiornamento: 27 Settembre, 10:35

Dottor Ciciliano, oggi il Comitato tecnico scientifico di cui è uno dei membri sarà chiamato a valutare la possibilità di ampliare le capienze di cinema e teatri. Si va verso il 75-80 per cento come richiesto dal ministero della Cultura?
«Il numero esatto è oggetto di definizione ma sì, l’orientamento è un allargamento dei posti occupabili in sala. Parliamo di ambienti chiusi in cui però si sta seduti e con la mascherina, senza neppure parlare con altri spettatori. Sempre indossando la maschera e sfruttando il Green pass quindi, si può fare». 

Non si arriverà al riempimento totale però.
«Non do cifre.

Il punto però è che, oltre al fattore di rischio in un ambiente chiuso, c’è anche da evitare un “effetto normalità”. Cioè una situazione in cui, e faccio una provocazione, un teatro si trovi ad organizzare un concerto».


Per gli stadi invece si chiede una riapertura al 100 per cento. Arriverà?
«Il discorso lì è un po’ diverso perché se è vero che gli eventi si tengono all’aperto lo è anche che coinvolgono migliaia di persone. E in tutta onestà, dato anche che alcune società hanno frainteso l’indicazione del riempimento al 50 per cento chiudendo una porzione dello stadio e concentrando i tifosi in curva piuttosto che spalmarli su tutti gli spalti, non penso si arrivi al 100 per cento».


Il compromesso sarebbero i due terzi o i tre quarti della capacità di riempimento allora.
«Con Green pass, mascherine e controlli adeguati potrebbe essere la chiave». 

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Le discoteche invece?
«Specie in inverno sono ambienti chiusi stipati di persone e con criticità dei sistemi di aerazione. Ambienti in cui è impensabile che si tenga la mascherina o che si mantenga il distanziamento. Parliamo di un’attività che è intrinsecamente connaturata da un maggiore rischio. Mi rendo conto che la situazione è difficile dopo un anno di chiusura, ma noi siamo tecnici lasciamo alla politica le decisioni legate a questo tipo di considerazioni».


I concerti? Anche i cantanti chiedono di tornare al 100 per cento.
«Le considerazioni da fare sono più o meno le stesse delle discoteche. Immaginiamo un concerto dei Maneskin con tutti gli spettatori seduti e composti, con tanto di mascherina? Bisogna fare i conti con la realtà: contesti diversi hanno rischi intrinseci diversi. Inutile imporre un distanziamento di 3 o 4 metri quando già sappiamo che sarà impossibile da far rispettare».

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Si sta anche discutendo di ridefinire il protocollo per le quarantena degli studenti limitandole ai soli compagni di banco, e ad una durata più breve dell’isolamento (da 7 a 5 giorni per i vaccinati). Sono ipotesi percorribili?
«Ho perplessità su entrambe le questioni. Per quanto riguarda la riduzione dai 7 ai 5 giorni delle quarantene dei soli studenti vaccinati, il problema potrebbe essere rappresentato dal non associare la misura ad una effettuazione sistematica dei test. Il concetto è che noi non dobbiamo rincorrere i focolai ma evitarne la gestione clandestina. Per cui se si fa un approccio omogeneo tra tutti i dipartimenti di prevenzione delle Asl e gli istituti scolastici per seguire lo stesso protocollo magari ci si può ragionare». 


L’ipotesi di isolare solo il compagno di banco invece? Un po’ come si fa negli aerei.
«Avrebbe senso se fossero tutti immunizzati o controllati ogni giorno, ma non è così. Oggi gli studenti sotto i 12 anni non possono essere vaccinati e quindi vanno escluse scuole materne, elementari e medie. Restano i soli licei dove però non è richiesto il Green pass agli studenti. Quindi, per applicare la misura, anche se personalmente non sono favorevole al certificato a scuola, bisognerebbe imporlo. E non dimentichiamo che una classe non è un aereo. I ragazzi si spostano, non sono seduti sempre al banco». 

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Infine, dottor Ciciliano, lei è un poliziotto oltre che medico. Sta facendo discutere il caso della partecipazione di una vice-questore ad un convegno no vax.
«Preferisco non rispondere a questa domanda, ma certo è particolarmente degradante che funzionari pubblici avversino le evidenze scientifiche che sono alla base dei provvedimenti di tutela collettiva e del ritorno verso la libertà in sicurezza. Questi soggetti evidentemente non hanno ben compreso il fenomeno della pandemia e non hanno vissuto sulla loro pelle le disgrazie dei morti e la devastazione delle sofferenze di parenti o amici che si sono ammalati di Covid».

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