Governo, Di Maio non sarà vicepremier. Conte, lancia appello ai 5S: «Basta dubbi». Domani Rousseau

Governo, Di Maio non sarà vicepremier. Conte, lancia appello ai 5S: «Basta dubbi». Domani Rousseau
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Lunedì 2 Settembre 2019, 21:15 - Ultimo aggiornamento: 3 Settembre, 07:24

Giuseppe Conte si rivolge direttamente ai militanti del Movimento cinquestelle e al Pd: alla vigilia del voto sulla piattaforma Rousseau a cui sono appese le sorti del nuovo governo, il premier incaricato lancia un appello dal suo studio a Palazzo Chigi e rivendica la volontà di un Esecutivo «forte» di cui sarà «il primo responsabile: basta perplessità, non teniamo le idee nel cassetto. È una grande opportunità». Una manciata di minuti dopo, in un altro video è Luigi Di Maio a spazzare via l'ipoteca a che da giorni tiene impiccata la trattativa con i Dem dichiarando chiusa la partita dei vicepremier senza però schierarsi apertamente sul voto della consultazione online del Movimento. Parla per terzo Nicola Zingaretti e pur senza far venire meno l'usuale cautela dice di registrare «passi avanti» e si definisce «fiducioso e ottimista».

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Il verdetto degli elettori 5S arriverà nel tardo pomeriggio (le urne si chiuderanno alle 18) e il timore di quanti tifano a favore di un'intesa con i Dem è che siano i No a prevalere. Se dalla base arrivasse uno stop alla trattativa, portata avanti faticosamente in queste ore fra i 5S e il Pd, le elezioni anticipate tornerebbero a materializzarsi. Far saltare il negoziato sarebbe un errore, torna però a ripetere Beppe Grillo che interviene dalle pagine del Fatto dove parla di una «testa rivolta a Luigi (Di Maio, ndr) incazzata e stupefatta per l'incapacità di cogliere il bello intrinseco nel voler cambiare le cose». E cambiare passo, dall'economia ai rapporti con l'Europa, è il progetto che descrive Conte nel suo videoappello. Il leader politico dei pentastellati deve confrontarsi da giorni con due visioni interne al Movimento, una pronta all'intesa con il Nazareno e un'altra assai più scettica.

 



Riunisce i suoi di buon mattino e poi in serata scandisce quelli che reputa i successi finora incassati, dall'indicazione di Conte a premier a quella dello stop ai vicepremier, scaricando sui futuri alleati i rallentamenti nella trattativa. Se tutto filerà liscio e dalla rete arriverà l'atteso via libera a un nuovo governo, il presidente del Consiglio incaricato potrebbe sciogliere la riserva già domani sera o più probabilmente mercoledì domattina presentando la lista dei ministri al Capo dello Stato. Il giuramento quindi potrebbe consumarsi nella stessa giornata mentre il dibattito alle Camere per la fiducia dovrebbe tenersi fra la fine di questa settimana e i primi giorni di quella successiva. E c'è già chi fa i conti dei numeri a favore dell'ipotetica maggioranza: come sempre, a preoccupare è il pallottoliere del Senato dove occorrono sulla carta 161 voti favorevoli.

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«Mi hanno contattato nove senatori del M5S dicendomi che loro e altri senatori e deputati M5S non vogliono votare la fiducia a questo governo Conte e sono pronti a dire No se gli garantiamo un seggio», è la provocazione del vicesegretario della Lega Andrea Crippa. Scenario smentito dal Movimento che definisce affermazioni simili come «infondate» ma che fanno prendere le distanze, ufficialmente, anche al capogruppo leghista a Palazzo Madama Massimiliano Romeo. Anche perché proprio contro il gioco delle «poltrone» si scaglia ancora una volta Matteo Salvini: «è uno spettacolo disgustoso da vecchio regime. Sono orgoglioso che la Lega non faccia parte di questo teatrino», dice il Capitano. Riempire le caselle del nuovo Esecutivo giallo rosso è comunque un lavoro, come sempre, che richiede tempo e sforzi incessanti per trovare le 'giustè alchimie fra le forze politiche. A questo sta lavorando il premier a Palazzo Chigi, insieme alla messa a punto del programma invocato da tutti i protagonisti come centrale rispetto agli incarichi. E di cui sono stati chiamati a discutere direttamente da Conte i capigruppo 5S e Pd (e poi in serata quelli di LeU). Le parole d'ordine sono quelle già evocate nei giorni scorsi e tracciano lo scheletro della prossima manovra economica: stop all'Iva, salario minimo orario, taglio del cuneo fiscale e sostegno alle famiglie. Tutto rinegoziando l'austerity imposta dall'Europa in questi anni. Per chiudere però sarà comunque necessario un altro incontro.

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