Giuseppe Conte, caccia ai responsabili (anche in Iv): ne servono 15, in palio posti da ministro

Governo, caccia ai responsabili (anche in Iv): ne servono 15, in palio posti da ministro
di Mario Ajello
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Giovedì 14 Gennaio 2021, 12:47 - Ultimo aggiornamento: 21:01

«I vietcong ci sono e sono pronti a passare all’azione appena serve». Parola di Clemente Mastella. Il generale sannita sta organizzando in Senato queste truppe cost-responsabili e perciò Renzi chiama governo Conte-Mastella quello che potrebbe nascere sulle ceneri del Conte 2. Ma i responsabili ci sarebbero - ne bastano 15 per una nuova maggioranza - anche nel campo in Renzi a suo tempo scissionista anti Pd che ora - come ammette lui stesso - potrebbe subire la scissione pro-Conte di alcuni dei suoi in Senato.

Occhi puntati su Riccardo Nencini il socialista che ha dato il simbolo al gruppo di Italia Viva a Palazzo Madama e che per allettarlo a mollare Matteo i dem e i contiani sarebbero pronti a farlo ministro. Barcolla la Conzatti sempre in Italia Viva e altri due o tre. «Sarebbe già un gruzzoletto», commentano i 5 Stelle fedeli a Conte. Il colpo grosso - ma lui ancora resiste, forse per alzare il prezzo - sarebbe avere tra i responsabili il centrista Cesa.

Ha il simbolo dell’Udc, ha tre preziosi senatori - De Poli, Binetti e Saccone - e così si parla di lui a Palazzo Chigi: «Forza Italia al Sud non ha più i voti per fare eleggere Cesa e infatti non è stato eletto. Se gli diamo un posto da ministro per il Mezzogiorno, per promuovere l’ottimo e fedelissimo Provenzano in un posto più importante, non ci darebbe una mano?». 

Ma davvero queste truppe di salvatori della patria contiana esistono oppure si tratta di un bluff? La senatrice Sandra Lonardo, moglie di Mastella, e il senatore Fantetti, entrambi ex di Forza Italia e ora nel Misto sono irrefrenabili nella ricerca dei sostituti dei 18 renziani che al netto dei dissenzienti di cui sopra vanno via. Da settimane, immaginando che prima o poi sarebbe arrivato lo show down, tengono in caldo il progetto che si chiama “Italia 23”, cioè un vero e proprio nuovo gruppo o componente (il simbolo sarebbe quello del Maie degli eletti all’estero ) che ha la missione di portare la legislatura fino alla fine. Al 2023.

La voce più veicolata racconta di «un gruppo di senatori di Forza Italia che si staccherebbero con il via libera di Berlusconi per dare l’appoggio, magari anche esterno, al Conte Ter». Ipotesi smentita seccamente e con fastidio dal quartier generale di Forza Italia ma degli attuali 53 senatori forzisti meno della metà - stando ai sondaggi - tornerà in Parlamento dopo il voto e quindi conviene guardarsi in giro e guadagnarsi altri due anni di stipendio da onorevoli favorendo la durata della legislatura. 

Nelle chat dei 5 Stelle, solerti nel dire in coro con Conte «mai più con Italia viva», c’è in ogni caso una voglia matta di responsabilità. Parlamentari come Vaccaro, Dessì, Puglia e tanti altri non hanno dubbi nel dire «abbiamo governato con Salvini perché non possiamo farlo con i Responsabili?».

Fioccano le ironie in Forza Italia: vogliono baciare il rospo, anzi il Caimano. Ma Conte non demorde: «Nei libri di storia deve restare traccia che questa situazione non l'ho voluta io». Dunque avanti con l’operazione vietcong. 
Conte deve galleggiare e aspettare, punterà a prendere tempo, perché i responsabili hanno bisogno di tempo. Beppe Grillo li benedice e li chiama «i nuovi costruttori». 

Racconta il senatore ex M5s e ora nel Misto, Gregorio De Falco: «Mi ha contattato la moglie di Mastella. Mi ha cercato, chiedendomi di far parte di un gruppo di responsabili per sostenere Conte». Non solo, ma sempre a detta di De Falco, i responsabili sarebbero «una dozzina, un po' dappertutto, anche in Forza Italia». Dove un senatore azzurro parla così: «Dal momento in cui si apre la crisi ci sarebbe comunque un mese per organizzare qualcosa di nuovo». Berlusconi ha ordinato di non sostenere Conte ma Berlusconi è lontano, vive ormai in Francia e «non ha più nulla da offrirci», dice un senatore che gli è stato fedelissimo in questi 20 anni. 

Al premier, per formare e presiedere un terzo governo Conte, tecnicamente basterebbero anche «solo» 11 voti. Si tratterebbe però di una quota troppo instabile, che non garantirebbe una prospettiva di governo sufficientemente solida. Ma gli emissari di Conte nella giungla Senato e anche della Camera dove è attivissimo un altro ex Dc, Tabacci, si mostrano fiduciosi: «Di responsabili a Palazzo Madama ne avremo anche più di venti». Capaci insomma di costituire un gruppo vero e proprio per dare un senso di maggiore stabilità, che è quella richiesta da Mattarella il quale è poco propenso a operazioni di questo tipo. Che però proseguono, appunto. E si è alzato in queste ultime ore il livello delle offerte: vengono già messi in palio, per chi si offre, posti da ministro.

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