Governo, tornano le grandi opere: ok a Gronda e Terzo valico. Concessioni, salta la revoca

Governo, tornano le grandi opere: ok a Gronda e Terzo valico. Concessioni, salta la revoca
di Umberto Mancini
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Venerdì 6 Settembre 2019, 07:42 - Ultimo aggiornamento: 16:58

La missione è quella di cancellare l'era Toninelli. E di farlo in fretta. Dando subito il via libera, dopo il prolungato stop dei 5Stelle, sia alla Gronda di Genova, opera che vale 4,1 miliardi, al Terzo Valico (6,2 miliardi) e al Passante di Bologna (600 milioni). Tutte ferme sulla scrivania del grillino, tutte già finanziate e bollinate. Parallelamente verrà affrontato il dossier concessioni, con la rinegoziazione soft con tutti gli operatori. Nessuna revoca quindi per Autostrade per l'Italia, nessuno strappo, come volevano invece i 5Stelle, ma un tavolo negoziale su cui affrontare il tema delle tariffe. Paola De Micheli, neo ministra delle Infrastrutture, ha le idee chiare su come procedere. Del resto la posizione del Pd su questi temi è favorevole alle grandi opere, volano per far crescere Pil, domanda interna e occupazione.

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ATTENZIONE AI COSTI
Questo non significa però che la De Micheli non si batterà per ottenere il massimo sul fronte del taglio dei costi e dei risparmi di spesa. Di certo non avrà una linea massimalista come quella del suo predecessore, ma non manderà in soffitta le analisi costi benefici di grillina memoria. Piuttosto verranno però aggiornate e lette non in chiave ideologica, ma di sistema. Valutando il peso politico di ciascuna opera anche alla luce delle ricadute occupazionali, dell'impatto sull'economia del territorio.
Non solo grandi opere ovviamente, perché il piano in fase di elaborazione non potrà non prendere spunto da quello dell'ex ministro Pd Graziano Delrio, che prevedeva tanti interventi di settore: dalla messa in sicurezza sul fronte del dissesto idrogeologico, alla riqualificazione edilizia fino la rigenerazione urbana. Un mix per sfruttare al meglio le risorse stanziate dal precedente governo e quelle non spese da Toninelli. In pochi lo sanno, ma dal bilancio pubblicato sul sito del dicastero emerge che non sono stati spesi fondi per 6 miliardi e che, complessivamente, i cosiddetti residui rimasti in cassa ammontano invece alla cifra monstre di 13 miliardi. Si tratta di accelerare i contratti di Anas e Rfi, rimasti al palo. Di voltare pagina rapidamente.
Del resto proprio le Ferrovie guidate da Gianfranco Battisti hanno già assicurato la massima collaborazione, presentando recentemente un maxi-piano d'investimenti che punta proprio a recuperare il tempo perduto. Un capitolo a parte riguarda il via libera definitivo alla Tav. O meglio la sua gestione nei prossimi mesi. Un dossier che, vista le delicatezza, sarà condiviso con Palazzo Chigi e che resta ancora caldo, visto che i 5Stelle non si sono ancora arresi all'evidenza. Anche la scelta finale sulle concessioni (con le rimodulazioni) viaggerà sul doppio binario Mit-presidenza del Consiglio dei ministri. Il Pd non vuole fare sconti ai concessionari, ma varare un meccanismo equo sul fronte tariffario.
Come accennato, insieme al presidente Conte, la De Micheli cercherà di sfruttare al meglio anche il momento magico con l'Europa. Negoziando sul fronte della Torino-Lione nuovi finanziamenti.

L'ALTA VELOCITÀ
C'è da dire che Bruxelles, prima della traumatica crisi di governo, aveva già fatto intendere di essere disponibile a trattare pur di vedere completata un'opera considerata strategica. Nel dettaglio l'Unione europea potrebbe aumentare la sua partecipazione al finanziamento della linea ad alta velocità fino al 55% dei costi per la realizzazione del tunnel di base e la transfrontaliera. Si tratta di un risparmio di circa 1,3 miliardi rispetto ai 3,2 preventivati dal governo italiano per tutta l'opera.
La De Micheli dovrà poi completare l'architettura della legge Sblocca Cantieri a cui mancano circa 20 decreti attuativi per decollare definitivamente. Un impegno da far tremare i polsi anche in considerazione delle attese del settore. Dall'Ance ad Assoedilizia, alle organizzazioni sindacali, tutti si aspettano un rilancio immediato dopo anni di dura crisi. Perché accanto al nodo dei finanziamenti, il primo nemico da battere è proprio la burocrazia che frena la realizzazione delle opere, grandi o piccole che siano, se è vero come è vero che in Italia ci vogliono in media 15 anni per completarne una.
 

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