Governo, per il Lavoro rispunta Boeri: Delrio alla Commissione Ue

Governo, per il Lavoro rispunta Boeri: Delrio alla Commissione Ue
di Mauro Evangelisti
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Lunedì 2 Settembre 2019, 09:02 - Ultimo aggiornamento: 17:13

Giuseppe Conte chiede al Pd e al Movimento 5 Stelle di indicare una rosa di candidati per ogni ministero, non singoli nomi. Un modo per dire, in fondo: il governo lo modello io. Spuntano intanto, ad esempio per il Lavoro, ipotesi inedite, come quella dell'ex presidente dell'Inps, Tito Boeri. Ma la mossa di ieri del Pd per uscire dal labirinto costruito da Luigi Di Maio che chiedeva con insistenza per sé il posto da vicepremier, rimescola le carte della distribuzione dei ministeri di un futuro governo Conte Bis con maggioranza rosso-gialla.

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Se i vicepresidenti non saranno né uno né due perché non saranno nominati, appare all'orizzonte la possibilità che lo snodo importante del sottosegretario della presidenza del Consiglio vada ai Dem, in particolare a Dario Franceschini, con delega all'editoria. Questo schema mette in crisi uno dei progetti di Conte: assegnare quel posto di stretta collaborazione con il premier al 5Stelle Vincenzo Spadafora, che a questo punto potrebbe rientrare invece nella lista dei possibili ministri. Altri ministeri in ballo: il Movimento 5 Stelle sta chiedendo con insistenza l'Istruzione (Nicola Morra, Lorenzo Fioramonti e Salvatore Giuliano i nomi in pista).

Se la richiesta sarà accolta allora la Cultura potrebbe andare al Pd, in particolare alla renziana Anna Ascani. La componente di Matteo Renzi dovrebbe esprimere due ministri e l'altro potrebbe essere Lorenzo Guerini. Altro dicastero su cui si rischia lo scontro: la Giustizia. Non è un mistero che sia reclamato dal Movimento 5 Stelle e che Luigi Di Maio punti con insistenza alla conferma del fedelissimo, Alfonso Bonafede. Ma su questo il Pd è molto perplesso. Nicola Zingaretti potrebbe giocare la carta di un governo di forte rinnovamento: tra i Dem sarebbero esclusi coloro che hanno già alle spalle un'esperienza di ministro (con qualche eccezione). In sintesi: se il Pd manda avanti gli esordienti, lo stesso sforzo potrebbe essere chiesto anche al Movimento 5 Stelle.



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SVILUPPO
Questo ovviamente non può significare che Luigi Di Maio resti fuori del tutto: se accetterà la formula di un esecutivo senza vicepremier (ma ancora si sta ballando un frenetico merengue su questo tema), alla fine potrebbe convincersi che la soluzione migliore per lui è mantenere il ministero dello Sviluppo economico. Sulla richiesta della Difesa o, addirittura, dell'Interno, sono già emersi dei problemi non secondari. Dall'altra parte anche il M5S sta ponendo condizioni, visto che sta chiedendo che i futuri ministri non siano indagati né che in passato siano stati condannati. Su questo ieri il presidente incaricato Giuseppe Conte ha osservato: «Essere incensurato non è qualità per aspirare a governare il Paese, diciamo che è una premessa indispensabile». Conte ha anche confermato che ai partiti chiederà non dei nomi, ma una rosa - lui ha scelto la definizione di «indicazioni aperte» - in modo poi da «poter scegliere la migliore squadra, che deve avere determinate caratteristiche».

In questa fase c'è grande attenzione su due ministeri, in cui dovrebbero andare due tecnici espressi dal Partito democratico. Per il Viminale, vale a dire per il successore di Matteo Salvini, continuano a circolare nomi di personalità con esperienza sul tema della sicurezza, uno per tutti Franco Gabrielli capo della polizia (ma in passato anche capo della protezione civile e prefetto di Roma). Per il Mef le opzioni sono sempre quelle di economisti come Salvatore Rossi, Lucrezia Reichlin, Daniele Franco e Dario Scannapieco. Per il Lavoro una ipotesi è Tito Boeri. E poi c'è la partita del nome italiano per la commissione europea: l'idea di Zingaretti di ridurre al massimo la presenza di ex ministri nel governo sta rilanciando le quotazioni di Gentiloni (che però preferirebbe la Farnesina) e Delrio. Ma c'è anche l'ipotesi di un nome autorevole come quello di Paola Severino.

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