Governo, il programma light di M5s e Pd: no aumento Iva, rinvio sulla giustizia

Governo, il programma light di M5s e Pd: no aumento Iva, rinvio sulla giustizia
di Diodato Pirone
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Mercoledì 28 Agosto 2019, 08:58 - Ultimo aggiornamento: 10:20

Ieri, finalmente, Pd e 5Stelle hanno cominciato a parlare del programma del nuovo governo. Le delegazioni dei due partiti si sono incontrate alla Camera nel tardo pomeriggio lasciandosi dopo novanta minuti di un confronto interlocutorio condito però, alla fine, da molte frasi di reciproco apprezzamento. Da parte Dem c'erano i due capigruppo della Camera e del Senato, Graziano Delrio e Andrea Marcucci, il coordinatore della segreteria, Andrea Martella e la vicesegretaria Paola De Micheli. Da parte M5S i capigruppo Massimo Patuanelli (Senato) e Francesco D'Uva (Camera) accompagnati dai vice Gianluca Perilli e Francesco Silvestri.

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Clima positivo, dunque, ma poco arrosto. I Dem si sono presentati con una bozza di documento, piuttosto generica, che però i 5Stelle hanno preferito lasciar cadere in attesa di una messa a fuoco più precisa dei temi sul tappeto. Non è stato fissato un nuovo appuntamento in attesa delle decisioni del Quirinale sull'incarico.
Quali punti sono stati affrontati? Il più delicato è stato quello della manovra e di come evitare l'aumento dell'Iva. Sul tavolo non sono stati esaminati dettagli ma entrambi i partiti si sono detti favorevoli a mettere il nuovo esecutivo in scia rispetto alle soluzioni che il Tesoro sta già esaminando: sforbiciata di fondi ai ministeri; revisione di qualche agevolazione fiscale; ricalcolo delle maggiori entrate dalla fatturazione elettronica; riduzione della spesa per interessi. Nulla di rivoluzionario, insomma.

LA RIFORMA COSTITUZIONALE
Generico anche l'esame di uno dei punti che sta più a cuore ai pentastellati: il taglio dei parlamentari. I 5Stelle hanno ribadito la necessità di fissare un cronoprogramma preciso con il varo entro settembre del taglio da 945 a 600 parlamentari. I Dem non si sono impegnati sui tempi e hanno chiesto ai grillini - che avrebbero accettato in linea di massima - di lavorare ad una nuova legge elettorale, a nuovi regolamenti parlamentari e alla formulazione di una nuova riforma costituzionale come l'introduzione della sfiducia costruttiva, ovvero, di copiare quanto previsto dalla costituzione tedesca che consente la caduta di un governo solo in presenza di una nuova maggioranza.
In sostanza i piddini prefigurano una nuova agenda di riforme costituzionali sulla quale i 5Stelle hanno preso tempo.
 


I pentastellati hanno chiesto garanzie su alcuni temi ambientali come lo stop a nuovi inceneritori e a nuove trivellazioni in mare. E hanno sostenuto con forza che nel programma del governo ci sia il dimezzamento dei tempi dei processi nell'ambito della riforma della giustizia. I Dem non si sarebbero impegnati. Forti le pressioni pentastellate anche sul conflitto d'interesse («Avete avuto oltre vent'anni di tempo per farlo», hanno ribadito gli esponenti dei 5Stelle a quelli del Pd) e sulla riforma bancaria.
L'incontro è stato interlocutorio anche su altri temi come quello delle infrastrutture sulle quali comunque i due partiti condividono una politica espansiva.

Al di là del confronto tecnico i protagonisti del vertice anche ieri hanno sofferto della falsa partenza della trattativa tutta concentrata finora sulle persone e non sulle cose da fare. I dem hanno iniziato a lavorare domenica sul programma e hanno formato apposite commissioni. I grillini sono fermi ai titoli dei 10 punti presentati da Di Maio al termine del primo giro di consultazioni. Finora la trattativa è sembrata una partita a carte con giocatori che stanno passando le giornate a piazzare e poi spostare i tasselli di un puzzle con l'unico obiettivo di non sembrare perdenti nei confronti dell'interlocutore-avversario. Ma probabilmente il Quirinale fin da oggi suonerà la campanella della fine della ricreazione.
 

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