Crisi di governo, la caccia ai responsabili: poi il premier Conte apre al ter

Crisi di governo, la caccia ai responsabili poi il premier Conte apre al ter
di Marco Conti
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Mercoledì 13 Gennaio 2021, 00:54 - Ultimo aggiornamento: 00:55

I tamburi di guerra sono risuonati sino a ieri pomeriggio. Il più fragoroso quello di palazzo Chigi che era facile leggere come tentativo di isolare ancor più Italia Viva escludendola, in caso di dimissioni delle ministre, da altre maggioranze e future coalizioni. Una mossa che ha fatto storcere il naso anche al Nazareno per l’evidente voglia di Giuseppe Conte di scontro in Aula e di caccia al voto anticipato, qualora non si fosse palesato un gruppo parlamentare pronto a sostituire Iv.

La riunione d’urgenza convocata da Nicola Zingaretti con i big del partito (Franceschini, Orlando, Delrio e Marcucci) ha segnato ieri pomeriggio per la prima volta - e dopo tanti inviti ad assumere un’iniziativa - una presa di distanza del Pd da Palazzo Chigi. Una divaricazione che scopre Conte non solo sul fronte Pd, ma anche dal lato del Quirinale dove da giorni si è condiviso un percorso di crisi-lampo, unico possibile per il Colle nel pieno della pandemia Covid-19.

Tocca a Dario Franceschini salire a Palazzo Chigi e spiegare al presidente del Consiglio che le dimissioni, e poi il reincarico, è l’unica strada per ricomporre la frattura e arrivare ad un Conte-ter con nuovi ministri e un programma che permetta di arrivare in fondo alla legislatura. Si fermano quindi tutte le ipotesi alternative tra le quali aveva preso il sopravvento quella che prevedeva l’interim a Conte delle due ministre di Iv e un eventuale passaggio in Aula per il voto di fiducia dopo un paio di settimane. Il tempo, ovvero, di far spaccare Iv e aumentare il numero di senatori in grado di formare un gruppo autonomo che avrebbe avuto anche le deleghe mollate da Bellanova e Bonetti in cambio del sostegno all’esecutivo. 

La trattativa quindi si riapre sull’orlo del burrone mentre un nervosissimo Matteo Renzi dal Senato dà appuntamento ad oggi pomeriggio per certificare il passaggio all’opposizione. Franceschini spiega a Conte ciò che i dem poi mettono nero su bianco in una nota dove si comprende che per il Pd il recinto della maggioranza non cambia. Quindi niente “responsabili”, la cui caccia affidata al senatore Dessì non ha dato sinora frutti, e «mai dire mai» - come poi spiega in tv Andrea Orlando - al mai più con Renzi vergato poche ore prima. 
D’altra parte anche al Nazareno hanno avanzato da tempo più di una critica per la lentezza dell’azione di governo e per una linea spesso troppo schiacciata sulle ali più intransigenti del populismo grillino. E’ per questo che all’inizio i dem hanno di fatto avallato gli affondi renziani nei confronti del governo, salvo poi faticare a contenere il senatore di Rignano e lo stesso Conte che, con la nota di ieri mattina filtrata da Palazzo Chigi, ha fatto crescere nel Pd i sospetti su quali fossero veramente gli obiettivi del premier. E così molti dei temi Pd usati in questi giorni nel tentativo di raffreddare i bollori di Iv, come la minaccia della conta in aula e del voto anticipato, sino alla promessa di un’alleanza organica con il M5S sono divenuti, nelle mani del premier, boomerang in grado di schiantare il partito già da tempo alle prese con l’insofferenza dei due gruppi parlamentari.

Crisi di governo, la crisi pilotata

Nelle serata di ieri si è tornati quindi allo schema della crisi pilotata che dovrebbe portare in breve tempo da un nuovo governo Conte con tanto di dimissioni e passaggio alle Camere. Il percorso è stretto e deve fare i conti con l’appuntamento dato da Iv per l’uscita dal governo delle ministre, ma soprattutto con la composizione della squadra di governo. Italia Viva preme per l’ingresso di Ettore Rosato e Maria Elena Boschi, oltre alle uscenti Teresa Bellanova e Elena Bonetti. II Pd intende mettere le mani sulla funzionalità di Palazzo Chigi, luogo dove ormai da mesi si insabbiano dossier e problemi sotto il peso di enormi cartelline. 

Visto che Pd e Iv considerano Conte in quota M5S, i dem reclamano un ruolo da vicepremier per Andrea Orlando e spingono per l’ingresso nel governo di Goffredo Bettini nel ruolo di sottosegretario al posto di Fraccaro. Tutto ciò agita i 5S anche se ieri Luigi Di Maio ha cercato di spargere acqua sul fuoco della possobile crisi invitando i contendenti a fare «un passo indietro per amore del Paese». I grillino soni ormai divisi in tre essendo ormai emerso il gruppo dei filo-Conte, oltre alle componenti che guardano al ministro degli Esteri e ad Alessandro Di Battista.

Il tentativo di costruire un percorso che non permetta a nessuno dei due contendenti di esultare è però complicato e deve fare i conti anche con la complessità del M5S che continua ad essere gestito da un reggente ed in perenne congresso.
 

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