Governo, Grillo sente Draghi, si sblocca il voto web. La rivolta nei 5Stelle

Governo, Grillo sente Draghi, si sblocca il voto web. La rivolta nei 5Stelle
di Emilio Pucci
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Giovedì 11 Febbraio 2021, 01:05 - Ultimo aggiornamento: 10:20

«Sei d’accordo che il Movimento sostenga un governo tecnico-politico: che preveda un super-ministero della Transizione Ecologica e che difenda i principali risultati raggiunti dal Movimento, con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato Mario Draghi?». Gli attivisti M5S dovranno pronunciarsi sulla base di questo quesito.

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Si voterà oggi sulla piattaforma Rousseau, tra la rabbia dei pentastellati che intendono mettersi di traverso alla nascita di un esecutivo guidato dall’ex numero uno della Bce. 


La svolta è arrivata dopo un giro di contatti tra Beppe Grillo e Draghi e tra il fondatore M5S e i big del Movimento, a partire da Di Maio.

L’ala pro Draghi si è mossa per sterilizzare il dissenso, per evitare che la spaccatura interna crei un vero e proprio terremoto. Gli irriducibili, dopo il V-day di martedì, si sono riuniti anche ieri. I nomi della fronda sono quelli: Lannutti, Granato, Lezzi, Angrisani, Abate, Cabras, Forciniti, Vallascas, Costanzo, Raduzzi, Volpi, Giuliodori, Maniero, Colletti. E ieri sera 13 parlamentari M5S hanno sottoscritto una nota in cui definiscono il quesito sulla piattaforma Rousseau «manipolatorio, tendenzioso e palesemente volto a inibire il voto contrario».


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Ma c’è ancora una larga fetta del Movimento da convincere, con i contiani che puntano sul presidente del Consiglio uscente nel governo come figura di garanzia. Intendono promuovere una raccolta firme, riferiscono che il giurista pugliese, amareggiato per essere stato messo in panchina, farebbe un passo avanti qualora tutto il Movimento promuovesse il suo nome.

«Se fossi iscritto a Rousseau voterei sì perché ci sono tali urgenze che comunque è bene che ci sia un governo», ha detto Conte. Presidente M5S? «Io non ambisco a incarichi personali e formali, l’importante è avere una traiettoria politica da offrire agli elettori», ha aggiunto. «Ma dopo la scena del ‘predellino’ nessuno lo vuole, tantomeno Draghi», taglia corto un big pentastellato. Ora è caccia ai nomi. I pentastellati mirano al ministero della Transizione Ecologica che vorrebbero inglobasse il dicastero dell’Ambiente con quello dello Sviluppo (l’alternativa è affidare all’Ambiente delle deleghe ad hoc) anche per dare continuità al progetto di Grillo.

 
Grillo da giorni parla di un «partito green», il prossimo passaggio sarà l’ingresso del Movimento nella famiglia dei Verdi europei. Ma tra i nomi in ballo, oltre a quelli di Patuanelli e Conte, c’è anche quello di un tecnico, Giovannini. Una prospettiva che lascia perplessi i gruppi parlamentari, già in subbuglio per la scelta indicata dal fondatore M5S che ha alzato l’asticella, posticipando il voto, ma ai fedelissimi ha tessuto solo elogi per il premier incaricato. «Ci ha capito al volo. È veloce. Questa è un’occasione da non perdere», ha ribadito. Entusiasta Di Maio: «Il ministero della Transizione ecologica è un’ottima notizia». «Un grande riconoscimento», afferma Crimi. «Un faro per la ripartenza», osserva Buffagni. 


Monta sempre di più però la rabbia degli anti-Draghi. «Avevano deciso – osserva un senatore – tutto fin dal primo minuto. Non hanno neanche combattuto, dovevamo andare all’opposizione. È la fine del grillismo». Ora si giocherà la partita interna sia per quanto riguarda la guida del Movimento (ieri c’è stato il via libera su Rousseau da parte degli iscritti M5S alla nuova governance composta da 5 membri che archivia la stagione del capo politico) che per il controllo della base. Di Battista affila le armi. Ma il fronte che vuole Draghi al governo è pronto a spingere fuori i dissidenti.

«Se Lezzi, Toninelli e gli altri vogliono uscire lo facciano. Faranno rifondazione grillina…», osserva un deputato. «Non hanno capito – il refrain – che con i miliardi in arrivo dall’Ue non possiamo stare fuori. Siamo noi a contare, non loro». Nel frattempo dal quesito è sparito ogni riferimento alla Lega e non c’è neanche il timore che il prossimo governo possa puntare sul Mes o modificare i provvedimenti sulla giustizia targati Bonafede. «Abbiamo avuto – osserva un altro big M5S – la rassicurazione del Pd che troveremo un’intesa su tutto». Nelle prossime ore potrà arrivare un nuovo video di Grillo per perorare la causa del sì al governo. Il fondatore ha promesso a Draghi che M5S perderà solo alcuni pezzi. Ora bisognerà vedere in Parlamento quanti.
 

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